Per il suo compleanno Uriel ci ha regalato un suo post dei migliori. Ho letto e riletto questo post e credo ci sia molto di cui parlare. Siccome lo conosco ormai da dieci anni, posso dire di essere cresciuto anche assieme a Uriel. E alcune lezioni che ho imparato sono simili a quelle che ha imparato lui. Provo a parlarne qui.
Prima di tutto una riflessione sul nazionalismo, che Uriel nomina solo per inciso, in una nota. Io non capisco cosa ci sia di male nel nazionalismo. Posto che tutti gli internazionalismi che ho conosciuto, vale a dire i tentativi di superare il nazionalismo, altro non erano che la imposizione del nazionalismo sovietico o statunitense, o britannico, o francese, al di fuori dei confini di URSS, USA, UK o Francia. Certo in Italia abbonda gente che si dichiara indifferente al nazionalismo. Probabilmente anche i pesci, se potessero parlare, spiegherebbero che sono indifferenti alla formula chimica dell'acqua.
Non e' che l'Italia non sia uno Stato-nazione. E' solo che i meccanismi, piuttosto brutali ed anonimi, della affermazione dello Stato unitario, sono ben nascosti da una patina di cattolicesimo. In teoria il cattolicesimo e' una religione universalista, secondo cui tutti gli uomini sono uguali e peccatori e la madre - Chiesa fa da mediazione con il divino, comprende, assolve e perdona tutti. In pratica i papi sono stati italiani per gran parte della storia, ogni viaggio all'estero di Ministri italiani era accompagnato da monsignori, la politica estera italiana negli anni della DC era modellata su quella del Vaticano, e questo automatismo e' saltato solo da poco.
La Chiesa e' stata la principale oppositrice della unificazione d'Italia, cioe’ della sua affermazione come Stato. Lo attesta la cultura anticlericale delle menti piu' brillanti del Risorgimento; e le elite italiane hanno dovuto conquistarsi il consenso della Chiesa. Che e' venuto a caro prezzo, e si chiama Concordato.
L'italiano serenamente anti-nazionalista ha quasi sempre una cultura universitaria umanistica. Vale a dire che il cibo che si e' messo in pancia per poter essere cosi' serenamente estraneo alle appartenenze nazionali viene dallo Stato - nazione che lui tanto disprezza. L'unita' di lingua e' una delle caratteristiche dello Stato nazione e non germoglia naturalmente dal sacro suolo. Viene insegnata, e per poterla insegnare servono insegnanti, da cui le Universita' umaniste con quel che ne consegue - inclusa p. es. la storia. O l'antropologia, se il Paese in questione ha un impero coloniale in cui deve mandare dei funzionari.
Nei miei anni di Universita' ho incontrato un sacco di gente che voleva emigrare, per solito in Francia, perche' da quelle parti era piu' facile ottenere un dottorato in materie umanistiche, visto che c'erano piu' posti oppure la Francia investiva di piu' nelle Universita', vulgo c'erano soldi non solo per i raccomandati ma anche per i bravi. Vero. E' infatti per la stessa ragione che in Francia le emittenti radio erano (forse sono ancora) obbligate a trasmettere un certo tot di musica francese e non americana, perche' questo crea posti di lavoro per i francesi e perche' la lingua e la cultura francese andavano tutelate.
Quindi il tizio, che deve la sua cultura e il suo stipendio (quando va bene) alla affermazione dello Stato nazionale (avete notato quanti anticlericali ci sono nelle facolta’ umanistiche?) si dichiara indifferente agli interessi della propria nazione e dichiara la sua solidarieta’ internazionalista con i contadini brasiliani espropriati dai latifondisti. E la’ tra i contadini c’e’, ma guarda un po’ che strano, un missionario cattolico; originario della Bassa Bergamasca. E nei seminari italiani c’e’ la dovuta percentuale di studenti brasiliani, soprattutto ora che non ci sono piu’ italiani che aspirano al sacerdozio cattolico.
Quindi io non trovo nulla di male nel nazionalismo. Anzi in questo periodo sto traducendo le poesie di uno dei piu’ grandi poeti del nazionalismo ebraico e spero che vengano pubblicate in Italia, dove le librerie sono piene di Celine e Evola, e nessuno ci trova nulla di male, e di Ebraismo defunto e para-internazionalista (in realta’ sovietico e pre-staliniano) ce ne e’ francamente troppo.
Quanto sopra, in qualche modo, ci azzecca con il post di Uriel a proposito di pseudocoscienza. Perche’ la pseudocoscienza e’ sempre universalista. Uriel parla di un episodio che esemplifica molto bene il modo in cui funzionano la pseudocoscienza, e lo pseudomoralismo. L’episodio vede coinvolta una ragazza cattolica, diciamo piuttosto promiscua. Il senso di colpa le e’ insorto feroce e la ha obbligata a una sequela pirotecnica di frottole, tese a nascondere il fatto che si era divertita, ed a immiserirne la vita sessuale.
Io qui ho un paio di osservazioni. La prima e’ che in realta’ la ragazza si conformava allo stereotipo della ragazza cattolica, che nei Paesi protestanti e’ di solito vista come un po’ piu’ facile di quella protestante. La seconda e’ che lo scopo della educazione cattolica in un remoto paesino della Calabria di una generazione fa era esattamente quello. Non: privare le giovani di una loro vita sessuale, ma: fare in modo che la loro vita sessuale futura fosse accompagnata da feroci, devastanti e mai finiti sensi di colpa.
Ad ogni orgasmo deve corrispondere un fioretto: idealmente, il piacere femminile deve essere seguito dal sacrificio femminile del tirare su un figlio. Monica, se questo era il suo nome, cercava una giustificazione post-facto perche’ il centro della sua educazione (cattolica), il principale valore che le era stato insegnato era:
Ad ogni orgasmo deve corrispondere un fioretto: idealmente, il piacere femminile deve essere seguito dal sacrificio femminile del tirare su un figlio. Monica, se questo era il suo nome, cercava una giustificazione post-facto perche’ il centro della sua educazione (cattolica), il principale valore che le era stato insegnato era:
SE TUTTI FANNO COME TE,
CHE SUCCEDE?
CHE SUCCEDE?
Che e’ la quintessenza dell’universalismo. Tu ti sei divertita, chiusa in un armadio con due uomini. Ma non puo’ diventare la regola di tutte, senno’ salta la famiglia. In realta’, nei decenni successivi, complice (ah ah) magari l’Erasmus, il comportamento disinibito e promiscuo degli studenti universitari e’ diventato regola anche in Italia e miracolo! la famiglia e’ ancora in piedi.
Con il che torno al laureato in materie umanistiche, che di solito una famiglia non la ha, e che e’ appunto sovranamente indifferente alle appartenenze nazionali. Per qualche strana ragione, costui crede di parlare con la voce del giudice interiore menzionata da Uriel. Ha sempre gli ideali piu’ elevati (liberta’-giustizia-pace-emancipazione dell’umanita’ intera), ha costantemente una empatia per i popoli che lui ha deciso essere i piu’ deboli e diseredati, e disprezza i nazionalismi, particolarmente di quei popoli che a lui sembrano piu’ ricchi e potenti.
Sta parlando cioe’ con la voce della pseudocoscienza e quindi tu, con il tuo nazionalismo, gli fai comunque schifo. Ma di te ha bisogno. Se non ci fosse un sionista nazionalista da condannare, le sue virtu’ morali non risalterebbero in alcun modo, perche’ i suoi ideali universalisti e pacifisti non si sono mai concretamente realizzati in alcun modo e da alcuna parte, e servono solo da metro di paragone per secernere condanne sdegnate.
Sta parlando cioe’ con la voce della pseudocoscienza e quindi tu, con il tuo nazionalismo, gli fai comunque schifo. Ma di te ha bisogno. Se non ci fosse un sionista nazionalista da condannare, le sue virtu’ morali non risalterebbero in alcun modo, perche’ i suoi ideali universalisti e pacifisti non si sono mai concretamente realizzati in alcun modo e da alcuna parte, e servono solo da metro di paragone per secernere condanne sdegnate.
Contrariamente ad Uriel, io amo molto la auto-analisi. Non credo sia il corrispondente del girare in tondo per non uscirne mai. So che lui non sara’ d’accordo, ma un giudice interiore ce lo abbiamo tutti. Lo acquisiamo nel corso della nostra maturazione. Credo di dare il mio contributo a questo processo, quella mattina alla settimana in cui insegno in una Sunday school ebraica.
Se qualcuno dei miei allievi bofonchia quando si parla della catastrofe ad Haiti, io mi sento in dovere di riprenderlo e spiegargli che se i suoi compagni di classe (musulmani) nella scuola che lui frequenta durante la settimana, dicono che quella catastrofe e’ volonta’ di Allah e quella roba se la meritano perche’ sono negri (si’, questo e’ quello che dicono, in certe moschee) lui non ha alcuna ragione per associare il suo cervello a quello di quegli imbecilli. Spero in questo modo di rafforzare il giudice interiore del piccolo Simon, che a me sta molto, molto simpatico.
Se qualcuno dei miei allievi bofonchia quando si parla della catastrofe ad Haiti, io mi sento in dovere di riprenderlo e spiegargli che se i suoi compagni di classe (musulmani) nella scuola che lui frequenta durante la settimana, dicono che quella catastrofe e’ volonta’ di Allah e quella roba se la meritano perche’ sono negri (si’, questo e’ quello che dicono, in certe moschee) lui non ha alcuna ragione per associare il suo cervello a quello di quegli imbecilli. Spero in questo modo di rafforzare il giudice interiore del piccolo Simon, che a me sta molto, molto simpatico.
Quello che trovo dannoso, anzi fondamentalmente inutile, e’ appaltare la gestione di questo giudice interiore a una pseudomorale universalista, che poi altro non e’ che il retaggio clerico fascista e piagnone, secondo cui i poveri vanno aiutati a rimanere poveri sicche’ i nostri nobili sentimenti possano essere sbandierati in faccia al mondo intero, e a noi sia fornita l’occasione di compiere l’ennesimo fioretto. Io e Uriel ci siamo trovati a fare i conti con quella pseudomorale, ogni volta che abbiamo incontrato gente di sinistra, che riteneva loro dovere battersi per i diritti di ogni posisbile minoranza (ebrei, neri, gay, zingari etc etc) a patto che accettassero di venire rappresentati da loro.
Se stavano fuori dalle elette schiere degli internazionalisti, allora erano reprobi, particolaristi, sciovinisti, razzisti e chi piu’ ne ha piu’ ne mettisti. Comunque da condannare. C’era spazio per il dialogo anche con l’estremista di destra, persino con il leghista; in rete di spazi per questo dialogo se ne creavano. Perche’ con gli avversari si puo’ parlare. Ma i traditori vanno invece soppressi. Non sia mai che passi il messaggio che non rappresentiamo affatto il proletariato accompagnato dagli sfigati della Terra in marcia verso la radiosa redenzione ed il sol dell’avvenire, ma solo le nostre fisime post-laurea, di trentenni universaleggianti.
Guardate con quale furore gli auto-proclamati rappresentati della sinistra e della tradizione del movimento operaio reagivano (via web, gia’. Che i cortei sono sono un ricordo) ogni volta che si parlava di antisemitismo di sinistra. Si sentono delegittimati dell’incarico di rappresentare, di fronte al Tribunale della Storia Universale, i diritti degli ebrei. Diritti che per loro, pero’, non comprendono uno Stato. O lo comprendono solo se quello Stato si comporta meglio di tutti gli altri. O se riconosce alle popolazioni circostanti il diritto di demolirlo.
Guarda caso quello Stato e’ scandalosamente importante per la maggioranza assoluta degli ebrei di tutto il mondo: e’ il motore della rinascita della lingua ebraica ed e’ l’unico posto al mondo il cui calendario ufficiale e’ ebraico (tu, compagno, a Natale fai i regali, vero? Pure se sei ateo, vero?). Certo che per te questa e’ roba da poco. Ti basta la lingua italiana ed il calendario segnato da santi. Vai fuori di melone ogni volta che trovi qualcosa scritto in ebraico, perche' non lo capisci. Ma perche' non c'e' la traduzione.
Guarda caso quello Stato e’ scandalosamente importante per la maggioranza assoluta degli ebrei di tutto il mondo: e’ il motore della rinascita della lingua ebraica ed e’ l’unico posto al mondo il cui calendario ufficiale e’ ebraico (tu, compagno, a Natale fai i regali, vero? Pure se sei ateo, vero?). Certo che per te questa e’ roba da poco. Ti basta la lingua italiana ed il calendario segnato da santi. Vai fuori di melone ogni volta che trovi qualcosa scritto in ebraico, perche' non lo capisci. Ma perche' non c'e' la traduzione.
Tu non sei ebreo e per te l’ebraismo e’ una ideologia a carattere religioso e puo’ stare al mondo solo , appunto, tradotta in un linguaggio accettabile secondo la tua concezione di universalismo. Si deve levare quello che per te e’ l’inutile orpello nazionalistico: ma insomma, le altre religioni mica chiedono uno Stato, perche' voi lo dovreste avere. Guarda caso i cattolici trattano l’Ebraismo allo stesso identico modo: mantenere la religione, di cui si proclamano eredi - e togliere il popolo.
Proprio come i comunisti che ti sbandierano l'origine ebraica di Marx e Lenin e Trotsky. Il che non fa ne' caldo ne' freddo, perche' anche Torquemada era di orgine ebraica e quei tre, proprio come Torquemada, sognavano un mondo in cui di ebrei e di ebraismo ci fosse solo traccia in qualche museo gestito da loro. Sono finiti nella tomba senza che il loro sogno si realizzasse. Invece per me e’ diverso. Che senza quella lingua e quel calendario non hai ebraismo, ma solo uno studio distaccato, sterilizzato, ed accademico. Roba, di nuovo, da museo . Ah, quanti musei ebraici hanno aperto le amministrazioni di sinistra!
Proprio come i comunisti che ti sbandierano l'origine ebraica di Marx e Lenin e Trotsky. Il che non fa ne' caldo ne' freddo, perche' anche Torquemada era di orgine ebraica e quei tre, proprio come Torquemada, sognavano un mondo in cui di ebrei e di ebraismo ci fosse solo traccia in qualche museo gestito da loro. Sono finiti nella tomba senza che il loro sogno si realizzasse. Invece per me e’ diverso. Che senza quella lingua e quel calendario non hai ebraismo, ma solo uno studio distaccato, sterilizzato, ed accademico. Roba, di nuovo, da museo . Ah, quanti musei ebraici hanno aperto le amministrazioni di sinistra!
Vedeste come si incazzano, questi portavoce del tuo giudice interiore ed universalista, ogni volta che gli suggerisci un uso adeguato della bacchetta con cui dividono tra ebrei buoni (perdenti) e cattivi (e vivi). “Ma come, sei un compagno, ma non capisci. Perche’ su questo argomento non vuoi sentire ragioni ? Ti parlo con la voce della tua coscienza, non farla tacere con il nazionalismo”.
Uriel ha compiuto quaranta enni ed e’ entrato nello stesso club, di cui io faccio parte da un paio di anni. In questi ultimi anni, quelli in cui siamo cresciuti, abbiamo visto l’Italia farsi meno cattolica. La Chiesa sta allentando la presa sulla societa’ italiana: diventare prete non significa piu’ acquisire quel potere che si acquisiva una o due generazioni fa. E per esempio i sensi di colpa che perseguitavano la sessualita’ delle nostre coetanee sono sempre meno pesanti. Il che vuol dire che forse si sta spezzando anche quel loop basato su pseudocoscienza ed universalismo, che credo di aver individuato e da cui, con qualche fatica, mi sono liberato pure io. Un viaggio che mi piace immaginare simile a quello compiuto dal mio amico Uriel, in questi anni.
Buon compleanno, Uriel. Non lo ho detto molte volte, ma ho imparato molto da te.