mercoledì 27 ottobre 2010

semiologia della deriva psichiatrica

In questa faccenda ero gia' inciampato. Voglio dire: lo stile dei quattro gatti quattro, che ritengono di rappresentare la parte migliore della parte migliore della parte migliore del popolo ebraico. E che raccontano di rappresentare l'ebraismo intero. In nome del quale, e ti pareva, lanciano strali contro la politica di Israele, indicando alternative -quando le indicano- di solito irrealizzabili o suicide, ma tanto moralmente ammirabili. Per i loro lettori non ebrei, di solito: sapete, quelli che associano ebrei a Shoah o a colpe.

Lo stile, dicevo. Ti danno del pazzo. Deve essere un retaggio di quando il regime sovietico rinchiudeva negli ospedali psichiatrici i "cosmopoliti sionisti". Che e' una bella espressione demente, perche' se il sionista e' un nazionalista (ebreo), come cavolo fa ad essere cosmopolita? Ma certo, accusare il mondo ebraico ,che a loro non da' retta, di essere preda di una forma di schizofrenia, li fa sentire dalla parte del giusto. E permette di evitare di prendere in considerazione quel che viene detto all'interno del mondo ebraico, per rivolgersi all'esterno, nella solita richiesta di aiuto indirizzata agli Opliti del Bene. 

Ma, sia chiaro, anche all'interno del mondo ebraico in molti, anzi quasi tutti, sono d'accordo con loro. E come potrebbe essere diversamente, dal momento che loro possiedono la autentica identita' ebraica mentre tu, con il tuo dubbio albero genealogico, stai solo sposando posizioni nazionaliste per compensare un tuo vuoto interiore. La maggioranza, i veri ebrei, chiedono di smetterla con le atrocita' dell'occupazione e hanno piu' di un dubbio sulla legittimita' dell'esistenza di Israele. Pero' non parlano, sono intimoriti dai raid della psicopolizia sionista che ha occupato le istituzioni e la stampa, in combutta con una combriccola di capitalisti russi mafiosi, di neocon assatanati di sangue arabo e di cristiani evangelici che vogliono fermare il dialogo ecumenico. 

Quindi abbiamo questa gente di buone intenzioni, che utilizza le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo per dare voce alla maggioranza degli ebrei of goodwill che sono perseguitati ed emarginati. E se la vedi diversamente sei un pazzo. O ti hanno lavato il cervello. La ricetta per ottenere la pace in medio oriente e in tutto il mondo e' il ritiro di Israele all'interno di confini indifendibili, quelli del 1967. Come mai la guerra c'era anche prima del 1967 e' una domanda da non sollevare, e chi la pone e' non-goodwill, ovvero e' cattivo, ha dei problemi gravi di identita', e' pagato dai neocon e sbroc sbroc.

Ma provate a osservare che Israele si e' ritirata da Libano e Gaza e col cavolo che c'e' stata la pace in tutto il mondo, anzi nemmeno da quelle parti la si e' avuta. Ti rispondono (e sul serio, pretendono che tu prenda questa roba come una risposta) che in USA e in Israele ci sono gia' voci critiche verso la politica di Israele. A cui, se veramente vuoi essere trendy, dovresti unirti al piu' presto, che altrimenti sei fuori moda. Queste voci critiche israeliane, poi, risultano essere Haaretz, quotidiano di proprieta' (soprattutto) tedesca, letto da pochi israeliani, che ospita sovente editoriali anche di giornalisti di destra. Che non vengono tradotti da Internazionale, gia'; ma ci sono.

Apprendiamo quindi che il pubblico israeliano insomma sarebbe diviso in due, proprio come le comunita' della Diaspora. C'e' una parte, illuminata, che vuole la pace esattamente e che e' d'accordo al 100% con quello che viene pubblicato, nei giorni dispari, da Haaretz, per solito a firma di Gideon Levy. E poi c'e' la maggioranza, composta dai cittadini che sono vittima delle politiche genocide suicide sbroc sbroc del loro governo. Che pero' hanno votato - perche' Israele e' una democrazia, anche se gli Opliti del Bene tendono a dimenticarselo. Democrazia vuol dire che si tengono regolari elezioni, e chi le vince governa. 

Invece, per questi sostenitori della pace e del controllo psichiatrico dei loro avversari, Israele e' una specie di ragazzaccio che deve essere posto sotto tutela, perche' i suoi comportamenti sono moralmente  e politicamente dannosi. E chi puo' tutelare la moralita', se non loro, i depositari della millenaria sapienza politica della Diaspora? Dico, politicamente quella della Diaspora ebraica e' una storia di completo successo, di accurata scelta di alleanze, sempre le migliori e sempre quelle vincenti. Ogni supporto, anche solo "implicito" (non dimenticatevi, questi sanno leggere nel vostro pensiero) alle politiche del governo Netanyahu (e non il governo eletto dagli israeliani) e' deleterio per la moralita' dell'Ebraismo e il futuro dello Stato di Israele. E del Medio Oriente. E del mondo intero. E sbroc sbroc.

Come dicevo, sono gia' inciampato in questo sbroc sbroc. Che di solito si fa forte di manifesti firmati e pubblicati altrove. Uno di questi manifesti e' stato magistralmente analizzato, e smontato, da Georges-Elia Sarfati, un semiologo francese. Se avete tempo, leggete il suo saggio. E' un po' complicato, ma vale la pena. Se si vuole arrivare a posizioni razionali e ponderate, evitando il richiamo di chi preferisce lo slogan urlato e -gia'- il richiamo della appartenenza alle elette schiere degli Opliti della Pace e del Bene. 

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