mercoledì 15 settembre 2010

questione di religione [con un intervento di Rasputin]

Non intendo sprecare piu' di due righe per controbattere all'osceno articolo pubblicato da Time e dedicato alla Israele di questi mesi, quella su cui piovono missili (dieci in meno di una settimana), sai che novita', senza che l'articolista si degni di informare i lettori. Sai che novita', bis. 
L'articolo e' gia' stato demolito da molti, tra i quali segnalo Daniel Gordis
Letto? Bene.
Letto anche l'articolo di Time? Bene [ste fragole che lo linko, trovatevelo da voi].
Probabilmente sentirete anche voi, come la sento io, la voce di Rasputin, dal blog di Idiota Ignorante. Solo che invece di far piovere il sonoro "M'importa una sega", il mio personale Rasputin, e probabilmente anche il vostro, sta chiedendosi


Ma che 

vuole questo?

Laddove per questo si intende il testa di fragola che ha scritto il reportage per Time.
Che a lui proprio non va giu' che l'economia di Israele vada bene, con ricadute positive per chiunque in Israele ci lavori, palestinesi inclusi (e rumeni, e filippini, ecc. ecc.). No, non gli va affatto bene perche' noi israeliani dovremmo passare le giornate a piangerci addosso su come siamo stati cattivi con i palestinesi. Chissa', magari se riprendessero gli attentati suicidi allora si' che si sveglierebbe la sensibilita' degli israeliani. Come il papa ha chiesto scusa agli ebrei per i passati torti, cosi' dovremmo tutti noi alzarci in piedi, abbassare il capo, cospargerlo di cenere e chiedere perdono ai palestinesi per tutto quello che han dovuto passare.
Chissa', magari anche il massacro del Settembre Nero [opera dell'esercito giordano, 1970]. Chissa', magari anche i pogrom di Hebron [67 morti, ebrei, 1929]. Chissa', magari anche la carneficina di medici e paramedici ebrei dell'ospedale Hadassah di Gerusalemme, 1948. Ecc. ecc. 
Perche' ci si aspetta che gli israeliani, particolarmente quelli ebrei, passino il tempo ad affliggersi ed a piangere? 
Io non lo so. Ma forse lo sa Invisible Arabs. Googolate anche quello. E' in italiano ed e' uno dei blog piu' noiosi e ripetitivi che si possano leggere sul Medio Oriente. E l'autrice ha scritto tre libri, uno dei quali dedicato ad Hamas. Provate a cercare quel che dice degli ebrei. Anche se si dichiara laica, quel che scrive degli ebrei, e a Gerusalemme ne incontra non pochi (tra quelli che incontra, quasi di nessuno scrive il nome), e' robaccia riciclata dalla teologia preconciliare. A parte qualche pacifista, ovviamente isolato e perseguitato, gli ebrei che lei incontra al mercato, o mentre cerca parcheggio, sono tutti osservanti maniacali e ossessivi di una Legge patriarcale. Sono estranei al comandamento universalista dell'amore - e infatti guarda come perseguitano i palestinesi, e guarda  anche chi vita triste che conducono, ostaggi di quel Dio estraneo e vendicativo. Ste fragole, ripeto, che le link il sito. Andate a cercarvelo voi, si chiama Invisible arabs. 
Nella sua intervista ad Amos Oz, si lascia sfuggire che solo sei anni fa, per aver letto le memorie di Oz, e' riuscita a farsi una idea di come vivevano gli abitanti ebrei di Gerusalemme nell'epoca del Mandato. Ma in ogni suo articolo gli arabi di Gerusalemme piangono il bel tempo andato. Quando, ma lei non lo scrive, potevano tirare sterco sugli ebrei in preghiera, ed ogni tanto accopparne qualcuno. Questa tizia, che scrive su Sole 24 Ore e Stampa, nemmeno aveva idea, fino a sei anni fa, che Gerusalemme potesse avere una popolazione ebraica, per inciso laica. E gli insediamenti - sempre insediamenti, mai villaggi- ebraici sono per lei sempre estranei al naturale paesaggio della citta' santa. Insomma, noi ebrei li' a Gerusalemme proprio non ci dobbiamo stare.
Ora, magari chiedendo aiuto a Rasputin, proviamo ad immaginare cosa questa tizia si aspetta che facciano, gli ebrei.
piangere, affliggersi e scusarsi

uhe ueh hue [dove fragola va la hacca?]
Perche' hanno ucciso Gesu' e ne hanno rifiutato il messaggio di amore universale e perche' si tengono la loro Legge incomprensibile, estranea e cattiva. Come insegnava la teologia preconciliare, appunto. E come vorrebbe l'autore dell'articolo del Time. E magari i suoi lettori. 
Tanto pero' per non offendere i lettori cattolici, quelli che sono arrivati fin qua, voglio dire, devo fare una precisazione. E cioe' che la autrice di quel noiosissimo blog e' una che si ritiene laica. Questo e' l'aspetto piu' comico. Gli stereotipi clericali piu' retrivi sventolati come veriita' indubitabile da chi dichiara di essersi lasciato alle spalle ogni condizionamento religioso. Mentre ci sono cattolici impegnati nel dialogo con noi ebrei, che non coltivano affatto quel genere di pregiudizi e che non diffondono affatto quel genere di mitologia. Hanno fatto il gigantesco sforzo di provare a vedere le cose dal nostro punto di vista. 
Uno sforzo che qualsiasi giornalista, per non dire studioso, e' pagato per fare, ed informare di conseguenza i suoi lettori. E che la tizia degli arabi invisibili si guarda bene dal fare, visto che secondo lei un concerto rock nella parte ebraica di Gerusalemme, abitata quasi totalmente da ebrei, e' offensivo per i musulmani che vivono altrove e che stanno osservando il Ramadam. Pensate un po' che offesa ai diritti dell'uomo, questi ebrei che suonano cover dei Queen e interrompono per osservare lo Shabbat e non certo [cito] per rispetto dei musulmani. 
Nota che quando al Jerusalem Woodstock ci sono stato io, il gruppo piu' applaudito suonava non i Queen, ma i Jethro Tull. Credo che per i lettori degli arabi invisibili i Queen siano qualcosa di troppo occidentale, capitalista e perverso. Ah, e nonostante lo Shabbat, e la fesseria del giornalista di Time che ama parlare di mausolei dell'ebraismo, se di venerdi' sera vi viene voglia di farvi una birra, andare al pub, o magari mangiare aragoste [proibite dalla normativa religiosa ebraica] vi informo che nella zona di Nachalat Shiva ci sono fior di locali. Come ben sa Bibi Netanyahu che venne li' pescato dai paparazzi, per l'appunto un venerdi' sera, a mangiarsi le aragoste, e si gioco' il voto degli ultrareligiosi. Non pero' quello di venti e trentenni che frequentano quei locali. E pensare che quindici anni fa c'era solo il mitico Underground Pub.  
Ma Nahalat Shiva e' un quartiere ebraico di Gerusalemme [insediamento, quindi] costruito nel 1860. Accidenti, vuoi dire che nel 1860 c'erano gia' ebrei a Gerusalemme? Che questi ebrei israeliani non sono tutti arrivati da Brooklyn nel 1970? Notizia sensazionale, da tenere nascosta a chi va a cercare la notizia che gli arabi sono invisibili nelle pagine de La Stampa e del quotidiano della Confindustria. O nelle memorie di Amos Oz - cheppero', guarda te la sfortuna, parla di altro. 
Ora pero' ho tempo solo due domande. 
Domanda numero uno. Ma se cialtrone lamentose del genere passano per autorevoli quando invece  spacciano propaganda per informazione, che si puo' fare ? 
Questa e' una buona domanda. Se avete stomaco, provate pure a leggere quotidiani che almeno su Israele sono piu' tollerabili. Se avete tempo, secondo me vale la pena protestare con le redazioni, magari seguendo Informazione Corretta. Ma non fatevi illusioni. Non potete convincere un credente, di qualsiasi fede, che la sua religione non regge alla prova della ragione. E quello che viene riciclato su Israele e' roba religiosa, non informazione. Guardate con che lirismo metafisico si parla delle lacrime dei palestinesi. Osservate in che modo viene coltivato il dogma secondo cui se si fa pace a Gerusalemme allora poi scoppiera' la pace nel mondo intero, dal Marocco all'Afghanistan e ci sara' anche fi$@ per tutti, seppure in gran parte sepolta sotto il burka. Sono dogmi religiosi, non opinioni formate dopo aver considerato i fatti. Le opinioni cambiano, i dogmi no.  
D'altra parte, un occhio alla sociologia. Quei giornalisti che riciclano i propri pregiudizi spacciandoli per quadro della realta', rappresentano solo se' stessi e quelli come loro. Eta' media tra trenta e quaranta, titolo di studio in materie umanistiche, carriera accademica fallita, single o divorziati (senno' mica  finirebbero lontani dall'Italia). Ben difficilmente si tratta del segmento di popolazione il cui voto decide i governi, e per conseguenza la politica estera. Senza contare che la gran parte degli italiani non legge i giornali, e questo non e' necessariamente un male.  
Domanda numero due.  Davvero i giovani israeliani votano per Netanyahu? 
I giovani israeliani, scoglionati per il servizio militare di tre anni, votano quello che a loro sembra piu' affidabile cui affidare le trattative. Guarda te che strano. Ed e' storicamente provato che le trattative di maggior successo con i Paesi arabi sono state condotte dalla destra.  
Israele non e' piu' la patria del socialismo collettivistico dei kibbutz. I due principali partiti sono fondati e diretti da allievi di Jabotinsky, per il quale lo Stato ebraico avrebbe dovuto essere una democrazia di tipo anglosassone e non la versione ebraica dell'URSS. Netanyahu, nato e cresciuto nel settore piu' nazionalista di quell'ambiente, si e' fatto inoltre una fama di alfiere del libero mercato. Questo in coerenza con una corrente della sua parte ideologica, il sionismo revisionista, che pero' un tempo aveva anche accenni di collettivismo - ora non piu'. L'economia in Israele va bene, lo dice perfino Time, e proprio grazie alla politica economica di questo governo, e il governo stesso ne guadagna. 
Vi ringrazio per l'attenzione, prossimo post tra qualche giorno.

4 commenti:

none ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
none ha detto...

La Stampa di Torino...
mamma mia.
Un giornale neanche valido come carta igienica.

non a caso è il giornale di un città in cui parte dell'intellighenzia (sic!) di sinistra, si scagliò contro la partecipazione di scrittori israeliani al Solone del Libro del 2008.
Ricordiamo le parole di Gianni Vattimo, professore universitario all'UNITO:

"«Oggi — ha detto Vattimo — è diventato scandaloso manifestare la propria solidarietà ai palestinesi. Persino Napolitano ha equiparato antisionismo e antisemitismo. Allora mi dico: non ho mai creduto alla menzogna dei Protocolli degli anziani di Sion. Ora comincio a ricredermi, visto il serviismo dei media»

Pensiero debole, molto debole.

Anonimo ha detto...

Bel post, non l'ho capito tutto perchè non conosco la storia di Israele.

Ma una domanda.

Perchè tutti se la prendono con Israele?
Avrà le sue colpe, come tutti, non credo nei santi e nei cattivoni in terra, ma mi sembra che ci sia proprio malafede in chi lo attacca quotidianamente.

Può essere che sia per il fatto che gli israeliani sono ricchi e i palestinesi poveri?

Io stesso sono stato un razzista e un antisemita (mai conosciuto ebrei eppure li odiavo in quanto non europei; vedi la voce nazimaoismo sul blog di Uriel, mi dispiace di esserlo stato e mi rendevo conto già allora di non essere contento di quello che pensavo; ah in più facevo amicizia con gli immigrati; sarò stato coglione?) eppure non sono mai riuscito a dare tutte le colpe agli israeliani. Come si può dare colpe ad un popolo che dall'anarchia trasforma un deserto in uno stato moderno?
Eppure, niente qualsiasi merito possano avere gli israeliani viene dimenticato volutamente, qualsiasi torto abbiano subito viene scusato agli aggressori.

נחום ha detto...

La Stampa e' di proprieta' della famiglia Agnelli, gli Agnelli producevano auto, alle auto serve la benziona, la benzina si fa col petrolio. E il petrolio lo hanno i Paesi arabi. Lo stesso discorso si puo' fare per il Sole 24 ore.
Poi, certo, i giornali non sono solo la proprieta', sono prodotti anche da chi li scrive, e qui entra in ballo la componente ideologica. Cioe' la formazione dei giornalista e le sue fonti di in-formazione
Con qualche eccezione, il giornalista, anche se si dichiara laico e comunista, e' al massimo un terzomondista che cerca a Gerusalemme i posti in cui Franco Zeffirelli ha girato il suo film su Gesu'. Che e' stato girato in Tunisia.
La in-formazione del giornalista invece e' provveduta da tassisti ed accompagnatori, che gli forniscono le voci della ggente, quelle rare volte che il giornalista mette il naso fuori da casa.
A casa sua, o nell'albergo in cui alloggia, il corrispondente da Israele passa le giornate leggendo il New York Times o l'edizione inglese di Haaretz. E i comunicati stampa di qualcuna delle sette agenzie di stampa governative palestinesi (Israele non ne ha neanche una).
Quando esce di casa trova, appunto, l'accompagnatore, gentilmente fornito da qualcuna delle decine di NGO che operano da quelle parti. Solitamente e' un tizio formato dalle stesse NGO, che gli insegnano a raccontare gli orrori dell'occupazione. Per esempio l'abbattimento di una abitazione abusiva (ebraica, ma il gironalista non lo scrivera' mai) ad opera del Municipio di Gerusalemme.
Piu' orrori compaiono sulla stampa, piu' soldi arrivano alle NGO, che formano altri informatori, che informano altri giornalisti. E intanto il Municipio di Gerusalemme assume anche palestinesi.
Che non e' che siano poveri, come non e' vero che gli israeliani siano ricchi. In tutte e due le societa' c'e una classe media, per esempio, ma di questo parlero' un'altra volta.
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Caro Utente,
- io e Uriel facevamo assieme le battaglie contro i nazimaoisti quando in tanti (anche nel mondo ebraico) credevano fossero un fenomeno marginale. Adesso la mala pianta e' cresciuta e ha prodotto il campo antimperialista.
- io e te siamo cresciuti nella stessa citta'. Se puoi, scappa.