Questo post e' indirizzato a quel sociologo che un giorno sara' interessato a una cattedra in neuropsichiatria, e si dedichera' allo studio di forum, newsgroups et similia [1].
Il mio amico David, che blogga su Treppenwitz, ha oggi
pubblicato questa bella storia.
"I was recently examining an 8 year old boy. He looked like a regular kid wearing a T-shirt and shorts. I was in the middle of doing a retinoscopy when in the distance I heard the siren of an ambulance, as happens in any city from time to time.
The 8 yr old boy asked me if I could stop the exam.
I thought that he wanted to go to the bathroom. But what he did instead was to recite Psalm 121 by heart in Hebrew to pray for the well-being of whoever it was in that ambulance.
When he'd finished, he let me carry on."
Non so voi, ma io ho trovato molto commovente questa storia, per tanti motivi.
Gerusalemme e' una citta' complicata, diciamo in cui corrono passioni molto accese, e questo e' un bambino di otto anni, che prega per la salute di uno sconosciuto che potrebbe benissimo appartenere a una delle molte tribu' estranee o addirittura rivali (rivali della sua, qualunqua essa sia) che percorrono quella citta'. La persona che sta nella ambulanza potrebbe essere ebreo, arabo, gay, ultraortodosso, musulmano, cristiano, hiloni e via specificando. La convivenza tra queste tribu' non e' facile, e ci sono certo bambini che dai propri genitori non imparano esattamente che ogni essere umano e' una immagine di Dio. E, anche se magari vi hanno raccontato il contrario, da noi non esiste l'apartheid, nemmeno per quanto riguarda le cure mediche.
Tra l'altro, ognuna delle popolazioni delle enclavi di questa citta' ha anche un proprio codice di abbigliamento, e questo ragazzino non porta nemmeno le insegne di alcun gruppo specifico. Voglio dire che non e' particolarmente datih, religioso. Probabilmente i tre servizi quotidiani dell'Ebraismo, e cinque di Sabato, non fanno tutti parte della routine. di casa sua. Che abbia una propria sensibilita', religiosa o meno, e che la mantenga in questa citta', e' secondo me una cosa bellissima.
Bene, oggi
ho postato, come si dice, questa storia. Ci ho dato un titolo polemico, facendo eco ad un tale che, come in questo
post qui, prova un particolare piacere a ricordare ai lettori che il tale criminale e' ebreo. Fa un po' parte della sua teologia, diciamo. Lui e' convinto che esista qualcosa come la natura umana, che essa sia fondamentalmente cattiva, che la pratica del cattolicesimo la possa migliorare, che quella dell'ebraismo finisca comunque per peggiorarla, e che la cittadinanza israeliana copra le peggiori malefatte. La mia e' stata
una provocazione tutto sommato riuscita, visto che il tizio si e' levato dalle scatole, probabilmente cercando qualche storia ugualmente edificante, ma appartenente alla religione giusta (quella di Pio XII, per intenderci).
Le risposte che ho ricavato al mio post sono invece piu' interessanti. La prima e'
questa. Per una specie di automatismo, quando questo tizio legge che ci sono ebrei a Gerusalemme si sente obbligato a ricordare che ci sono anche "quelli che espropriano palestinesi". Che i figli di questi palestinesi tirano pietre. E che questi tiratori di pietre vengono ammazzati. Notate il plurale.
Che poi uno vorrebbe chiedere, a codesto sapientone, tutto questo cosa c'entra con un ragazzino che dice delle preghiere per la salute fisica di qualcun altro. Il quale qualcun altro potrebbe benissimo essere uno di quei ragazzi lanciatori di pietre -se proprio sei convinto che gli scambi sassi contro proiettile siano una faccenda quotidiana; non lo sono, ma mi guardo bene dall'importunare i tuoi sogni con la realta'... No, dai, davvero. Qualcuno ce la fa a spiegarmi cosa dovrebbe fare questo bambino, secondo il sapientone dai riflessi automatici. In quale modo puo' espiare il peccato mortale di vivere a Gerusalemme, come milioni di altri ebrei del passato, del presente e sperabilmente anche del futuro?
Vabbe', poi c'e' quella riga sulla strumentalizzazione. Che io son qui che mi scervello e non vedo dove cavolo sia, la strumentalizzazione. Il post, per come lo vedo io, contiene una scemenza tratta dai media e ampiamente generalizzata (il plurale dello scambio di pietre contro pallottole). A cui il sapientone aggiunge una stronzata -"Bisognerebbe pensarci..."; in effetti se te lo scrivo qua vuol dire che ci ho pensato, no? "prima di" [segue riferimento a roba che non ho fatto ne' io ne' i lettori, e nemmeno quel bambino].
Uno qui potrebbe osservare che non tutti gli espropriati del mondo tirano sassi - per dire, gran parte degli ebrei cacciati da Gaza, che ancora adesso vivono in camper e caravan, non hanno tirato sassi contro nessuno. Ma il nostro sapientone evidentemente considera connaturato alla natura degli arabi di Gerusalemme, questa propensione alla lapidazione. E vedete un po' voi chi e' razzista.
Allora, siamo arrivati alla seguente somma: scemenza, stronzata, fregnaccia razzista. La persona normale si accontenterebbe, voglio dire se fossimo nel corso di una conversazione tra avventori dello stesso bar, uno che ci e' andato giu' pesante in quel modo si aspetterebbe magari una risposta. Se il suo modello di comunicazione non fosse il monologo, voglio dire. Invece no, il nostro sapientone si sente in bisogno di aggiungere una carognata, ovvero di sparare a casaccio una meta-cazzata, una delle accuse piu' odiose. Quali siano le basi, come ripeto, nessuno lo sa.
Perche' si tratta di una meta-cazzata? Perche' e' fondata su una cazzata, quella genealogia del lancio di pietre che il sapientone da' per realta'. Gli levi l'effetto di realta', gentilmente provvisto dai media, e cade anche la accusa di strumentalizzazione. Fa figo, buttare li' una accusa di questo tipo, indirizzata tra le righe alla intera popolazione ebraica della citta' di Gerusalemme (salvo quelli che manifestano nelle manifestazioni che piacciono a lui) deve dare l'illusione che stai alzando la voce, un po' come faceva Vittorio Sgarbi quando lo invitavano ai talk show per fare la macchietta collerica.
Passa poco tempo e compare
una seconda risposta. Questo qua evidentemente ci trova qualcosa di male in un ragazzino che sa a memoria una preghiera ebraica. Che non e' proprio una cosa difficile, in un Paese la cui lingua ufficiale e', appunto, l'ebraico. Si tratta, ricordo, di un bambino che se ne sta buono buonino su una sedia, mentre il medico gli fa un esame di retinoscopia. Mentre fuori corre una ambulanza, e credetemi le ambulanze a Gerusalemme vanno
davvero veloci.
Ora, io potrei capire la stizza del commentatore se avessimo a che fare con qualche superstizione secondo la quale recitare il Salmo 121 in ebraico sostituisce le cure mediche. Ma le cose non stanno affatto cosi', l'ebraismo incoraggia la ricerca scientifica e Israele ha il sistema sanitario che ha.
Quindi che altro doveva fare, povero bambino? Scapicollarsi piu' dalle scale a vedere se poteva essere di aiuto in maniera piu' razionale, positivista, scientifica ed illuminista? E siccome questo non e' scientificamente possibile, avrebbe dovuto starsene dove stava, ed evitare al lettore italiano lo sgradevole pensiero di quel che fanno i preti? Magari, chesso', avrebbe potuto dire ma chi cazzo se ne frega, sara' un arabo dimmerda, ridatemi la mia playstation cazzo, devo ammazzare qualche altra dozzina di negri che poi passo al livello superiore, cazzo. Sai che bello, davvero un bambino libero da condizionamenti ed appartenenze tribali.
Che poi, questo commentatore, ci tiene a far sapere che lui
si lamenta dei preti. Ora, anche io, e' noto, mi lamento perche' i miei soldi vanno in tasca a quei membri del clero che stazionano negli ospedali. A mio modesto avviso non c'e' nulla di male se un membro del clero se ne sta in un ospedale, e probabilmente fa parte dei diritti della collettivita' quello di poter accedere a servizi religiosi e non si vive di sola religione, e insomma qualche ragione per mettere qualche soldo in tasca a quei signori probabilmente c'e' anche [boh, forse no, forse si', ci devo pensare]. Mi fanno invece sicuramente inc...quietare molto quei signori che stazionano negli ospedali
per rendere impossibile la vita alle donne che sono costrette a ricorrere alla interruzione di gravidanza. Ma in questa storia non vedo nessuna imposizione, nessuna coercizione, ricordatevi che il bambino
non porta l'uniforme di alcuna delle tribu' di Gerusalemme.
Anzi, con un po' di fantasia si puo' persino immaginare che quel bambino, essendo appunto un bambino molto sensibile, abbia sviluppato una propria spontanea dimensione spirituale, prendendo un po' qui un po' li' dalle varie forme di ebraismo che si incrociano da millenni in questa bellissima e complicata citta'. Che sia anche lui, un po' come tutti gli altri ebrei del mondo, in quella specie di viaggio che si chiama ebraismo ed in cui si ripete cosi' tante volte: veshinantam levanekha, e lo insegnerai ai tuoi figli.
Non so come si chiami quel bambino molto sensibile, so solo che veste in maniera del tutto normale. E che ha qualche problema agli occhi (e si', io prego che non sia niente). Magari, chissa', ci passero' pure accanto, quando sono nella mia citta'. Potrebbe essere chiunque, c'e' una leggenda ebraica che dice che ogni sconosciuto potrebbe essere il profeta Elia, e questa e' una ragione per sorridere agli sconosciuti.
Ecco, io trovo commovente il pensiero che bambini come questo saranno adulti che faranno qualcosa di positivo per la citta' in cui vivono e magari per il mondo. Il mondo tiene sempre gli occhi sulla nostra citta', in effetti. E questo pensiero mi aiuta a ridimensionare l'impressione piuttosto squallida che mi lasciano i due sapientoni di cui sopra, che in una storia cosi' bella trovano solo ragione per ripetere al mondo quanto sono stupidi ed ottusi.
Che poi, se vogliono spiegare ai lettori che ho capito male i loro post, hanno tutto lo spazio nei commenti.
[1] scherzo, in realta' questo e' un post per
restodelmondo, che
qui ha fatto una domanda interessante.