domenica 31 ottobre 2010

pillole e pseudocoscienze

Per il suo compleanno Uriel ci ha regalato un suo post dei migliori. Ho letto e riletto questo post e credo ci sia molto di cui parlare. Siccome lo conosco ormai da dieci anni, posso dire di essere cresciuto anche assieme a Uriel. E alcune lezioni che ho imparato sono simili a quelle che ha imparato lui. Provo a parlarne qui.

Prima di tutto una riflessione sul nazionalismo, che Uriel nomina solo per inciso, in una nota. Io non capisco cosa ci sia di male nel nazionalismo. Posto che tutti gli internazionalismi che ho conosciuto, vale a dire i tentativi di superare il nazionalismo, altro non erano che la imposizione del nazionalismo sovietico o statunitense, o britannico, o francese, al di fuori dei confini di URSS, USA, UK o Francia. Certo in Italia abbonda gente che si dichiara indifferente al nazionalismo. Probabilmente anche i pesci, se potessero parlare, spiegherebbero che sono indifferenti alla formula chimica dell'acqua

Non e' che l'Italia non sia uno Stato-nazione. E' solo che i meccanismi, piuttosto brutali ed anonimi, della affermazione dello Stato unitario, sono ben nascosti da una patina di cattolicesimo. In teoria il cattolicesimo e' una religione universalista, secondo cui tutti gli uomini sono uguali e peccatori e la madre - Chiesa fa da mediazione con il divino, comprende, assolve e perdona tutti. In pratica i papi sono stati italiani per gran parte della storia, ogni viaggio all'estero di Ministri italiani era accompagnato da monsignori, la politica estera italiana negli anni della DC era modellata su quella del Vaticano, e questo automatismo e' saltato solo da poco.

La Chiesa e' stata la principale oppositrice della unificazione d'Italia, cioe’ della sua affermazione come Stato. Lo attesta la cultura anticlericale delle menti piu' brillanti del Risorgimento; e le elite italiane hanno dovuto conquistarsi il consenso della Chiesa. Che e' venuto a caro prezzo, e si chiama Concordato

L'italiano serenamente anti-nazionalista ha quasi sempre una cultura universitaria umanistica. Vale a dire che il cibo che si e' messo in pancia per poter essere cosi' serenamente estraneo alle appartenenze nazionali viene dallo Stato - nazione che lui tanto disprezza. L'unita' di lingua e' una delle caratteristiche dello Stato nazione e non germoglia naturalmente dal sacro suolo. Viene insegnata, e per poterla insegnare servono insegnanti, da cui le Universita' umaniste con quel che ne consegue - inclusa p. es. la storia. O l'antropologia, se il Paese in questione ha un impero coloniale in cui deve mandare dei funzionari. 

Nei miei anni di Universita' ho incontrato un sacco di gente che voleva emigrare, per solito in Francia, perche' da quelle parti era piu' facile ottenere un dottorato in materie umanistiche, visto che c'erano piu' posti oppure la Francia investiva di piu' nelle Universita', vulgo c'erano soldi non solo per i raccomandati ma anche per i bravi. Vero. E' infatti per la stessa ragione che in Francia le emittenti radio erano (forse sono ancora) obbligate a trasmettere un certo tot di musica francese e non americana, perche' questo crea posti di lavoro per i francesi e perche' la lingua e la cultura francese andavano tutelate. 

Quindi il tizio, che deve la sua cultura e il suo stipendio (quando va bene) alla affermazione dello Stato nazionale (avete notato quanti anticlericali ci sono nelle facolta’ umanistiche?) si dichiara indifferente agli interessi della propria nazione e dichiara la sua solidarieta’ internazionalista con i contadini brasiliani espropriati dai latifondisti. E la’ tra i contadini c’e’, ma guarda un po’ che strano, un missionario cattolico; originario della Bassa Bergamasca. E nei seminari italiani c’e’ la dovuta percentuale di studenti brasiliani, soprattutto ora che non ci sono piu’ italiani che aspirano al sacerdozio cattolico. 

Quindi io non trovo nulla di male nel nazionalismo. Anzi in questo periodo sto traducendo le poesie di uno dei piu’ grandi poeti del nazionalismo ebraico e spero che vengano pubblicate in Italia, dove le librerie sono piene di Celine e Evola, e nessuno ci trova nulla di male, e di Ebraismo defunto e para-internazionalista (in realta’ sovietico e pre-staliniano) ce ne e’ francamente troppo. 

Quanto sopra, in qualche modo, ci azzecca con il post di Uriel a proposito di pseudocoscienza. Perche’ la pseudocoscienza e’ sempre universalista. Uriel parla di un episodio che esemplifica molto bene il modo in cui funzionano la pseudocoscienza, e lo pseudomoralismo. L’episodio vede coinvolta una ragazza cattolica, diciamo piuttosto promiscua. Il senso di colpa le e’ insorto feroce e la ha obbligata a una sequela pirotecnica di frottole, tese a nascondere il fatto che si era divertita, ed a immiserirne la vita sessuale. 

Io qui ho un paio di osservazioni. La prima e’ che in realta’ la ragazza si conformava allo stereotipo della ragazza cattolica, che nei Paesi protestanti e’ di solito vista come un po’ piu’ facile di quella protestante. La seconda e’ che lo scopo della educazione cattolica in un remoto paesino della Calabria di una generazione fa era esattamente quello. Non: privare le giovani di una loro vita sessuale, ma: fare in modo che la loro vita sessuale futura fosse accompagnata da feroci, devastanti e mai finiti sensi di colpa.

Ad ogni orgasmo deve corrispondere un fioretto: idealmente, il piacere femminile deve essere seguito dal sacrificio femminile del tirare su un figlio. Monica, se questo era il suo nome, cercava una giustificazione post-facto perche’ il centro della sua educazione (cattolica), il principale valore che le era stato insegnato era: 

SE TUTTI FANNO COME TE, 
CHE SUCCEDE?

Che e’ la quintessenza dell’universalismo. Tu ti sei divertita, chiusa in un armadio con due uomini. Ma non puo’ diventare la regola di tutte, senno’ salta la famiglia. In realta’, nei decenni successivi, complice (ah ah) magari l’Erasmus, il comportamento disinibito e promiscuo degli studenti universitari e’ diventato regola anche in Italia e miracolo! la famiglia e’ ancora in piedi. 

Con il che torno al laureato in materie umanistiche, che di solito una famiglia non la ha, e che e’ appunto sovranamente indifferente alle appartenenze nazionali. Per qualche strana ragione, costui crede di parlare con la voce del giudice interiore menzionata da Uriel. Ha sempre gli ideali piu’ elevati (liberta’-giustizia-pace-emancipazione dell’umanita’ intera), ha costantemente una empatia per i popoli che lui ha deciso essere i piu’ deboli e diseredati, e disprezza i nazionalismi, particolarmente di quei popoli che a lui sembrano piu’ ricchi e potenti.

Sta parlando cioe’ con la voce della pseudocoscienza e quindi tu, con il tuo nazionalismo, gli fai comunque schifo. Ma di te ha bisogno. Se non ci fosse un sionista nazionalista da condannare, le sue virtu’ morali non risalterebbero in alcun modo, perche’ i suoi ideali universalisti e pacifisti non si sono mai concretamente realizzati in alcun modo e da alcuna parte, e servono solo da metro di paragone per secernere condanne sdegnate. 

Contrariamente ad Uriel, io amo molto la auto-analisi. Non credo sia il corrispondente del girare in tondo per non uscirne mai. So che lui non sara’ d’accordo, ma un giudice interiore ce lo abbiamo tutti. Lo acquisiamo nel corso della nostra maturazione. Credo di dare il mio contributo a questo processo, quella mattina alla settimana in cui insegno in una Sunday school ebraica.

Se qualcuno dei miei allievi bofonchia quando si parla della catastrofe ad Haiti, io mi sento in dovere di riprenderlo e spiegargli che se i suoi compagni di classe (musulmani) nella scuola che lui frequenta durante la settimana, dicono che quella catastrofe e’ volonta’ di Allah e quella roba se la meritano perche’ sono negri (si’, questo e’ quello che dicono, in certe moschee) lui non ha alcuna ragione per associare il suo cervello a quello di quegli imbecilli. Spero in questo modo di rafforzare il giudice interiore del piccolo Simon, che a me sta molto, molto simpatico. 

Quello che trovo dannoso, anzi fondamentalmente inutile, e’ appaltare la gestione di questo giudice interiore a una pseudomorale universalista, che poi altro non e’ che il retaggio clerico fascista e piagnone, secondo cui i poveri vanno aiutati a rimanere poveri sicche’ i nostri nobili sentimenti possano essere sbandierati in faccia al mondo intero, e a noi sia fornita l’occasione di compiere l’ennesimo fioretto. Io e Uriel ci siamo trovati a fare i conti con quella pseudomorale, ogni volta che abbiamo incontrato gente di sinistra, che riteneva loro dovere battersi per i diritti di ogni posisbile minoranza (ebrei, neri, gay, zingari etc etc) a patto che accettassero di venire rappresentati da loro. 

Se stavano fuori dalle elette schiere degli internazionalisti, allora erano reprobi, particolaristi, sciovinisti, razzisti e chi piu’ ne ha piu’ ne mettisti. Comunque da condannare. C’era spazio per il dialogo anche con l’estremista di destra, persino con il leghista; in rete di spazi per questo dialogo se ne creavano. Perche’ con gli avversari si puo’ parlare. Ma i traditori vanno invece soppressi. Non sia mai che passi il messaggio che non rappresentiamo affatto il proletariato accompagnato dagli sfigati della Terra in marcia verso la radiosa redenzione ed il sol dell’avvenire, ma solo le nostre fisime post-laurea, di trentenni universaleggianti. 

Guardate con quale furore gli auto-proclamati rappresentati della sinistra e della tradizione del movimento operaio reagivano (via web, gia’. Che i cortei sono sono un ricordo) ogni volta che si parlava di antisemitismo di sinistra. Si sentono delegittimati dell’incarico di rappresentare, di fronte al Tribunale della Storia Universale, i diritti degli ebrei. Diritti che per loro, pero’, non comprendono uno Stato. O lo comprendono solo se quello Stato si comporta meglio di tutti gli altri. O se riconosce alle popolazioni circostanti il diritto di demolirlo.

Guarda caso quello Stato e’ scandalosamente importante per la maggioranza assoluta degli ebrei di tutto il mondo: e’ il motore della rinascita della lingua ebraica ed e’ l’unico posto al mondo il cui calendario ufficiale e’ ebraico (tu, compagno, a Natale fai i regali, vero? Pure se sei ateo, vero?). Certo che per te questa e’ roba da poco. Ti basta la lingua italiana ed il calendario segnato da santi. Vai fuori di melone ogni volta che trovi qualcosa scritto in ebraico, perche' non lo capisci. Ma perche' non c'e' la traduzione. 

Tu non sei ebreo e per te l’ebraismo e’ una ideologia a carattere religioso e puo’ stare al mondo solo , appunto, tradotta in un linguaggio accettabile secondo la tua concezione di universalismo. Si deve levare quello che per te e’ l’inutile orpello nazionalistico: ma insomma, le altre religioni mica chiedono uno Stato, perche' voi lo dovreste avere. Guarda caso i cattolici trattano l’Ebraismo allo stesso identico modo: mantenere la religione, di cui si proclamano eredi - e togliere il popolo.

 Proprio come i comunisti che ti sbandierano l'origine ebraica di Marx e Lenin e Trotsky.  Il che non fa ne' caldo ne' freddo, perche' anche Torquemada era di orgine ebraica e quei tre, proprio come Torquemada, sognavano un mondo in cui di ebrei e di ebraismo ci fosse solo traccia in qualche museo gestito da loro. Sono finiti nella tomba senza che il loro sogno si realizzasse. Invece per me e’ diverso. Che senza quella lingua e quel calendario non hai ebraismo, ma solo uno studio distaccato, sterilizzato, ed accademico. Roba, di nuovo,  da museo . Ah, quanti musei ebraici hanno aperto le amministrazioni di sinistra!

Vedeste come si incazzano, questi portavoce del tuo giudice interiore ed universalista, ogni volta che gli suggerisci un uso adeguato della bacchetta con cui dividono tra ebrei buoni (perdenti) e cattivi (e vivi). “Ma come, sei un compagno, ma non capisci. Perche’ su questo argomento non vuoi sentire ragioni ? Ti parlo con la voce della tua coscienza, non farla tacere con il nazionalismo”. 

Uriel ha compiuto quaranta enni ed e’ entrato nello stesso club, di cui io faccio parte da un paio di anni. In questi ultimi anni, quelli in cui siamo cresciuti, abbiamo visto l’Italia farsi meno cattolica. La Chiesa sta allentando la presa sulla societa’ italiana: diventare prete non significa piu’ acquisire quel potere che si acquisiva una o due generazioni fa.  E per esempio i sensi di colpa che perseguitavano la sessualita’ delle nostre coetanee sono sempre meno pesanti. Il che vuol dire che forse si sta spezzando anche quel loop basato su pseudocoscienza ed universalismo, che credo di aver individuato e da cui, con qualche fatica, mi sono liberato pure io. Un viaggio che mi piace immaginare simile a quello compiuto dal mio amico Uriel, in questi anni.

Buon compleanno, Uriel. Non lo ho detto molte volte, ma ho imparato molto da te.

venerdì 29 ottobre 2010

Il Guardian e la fame delle giornaliste

La frottola del libro e' arrivata sul Guardian. Qualcuno si e' premurato di informare la giornalista che, appunto, si trattava di frottola.

Lei la ha presa maluccio. Le e' venuta improvvisamente fame.

E infine la redazione ha provveduto a correggere.  Con le buone maniere...

Trovate tutta la storia qui.  [In caso interessi, yossistern sono io. Volevo firmarmi nahum, ma pare che il nick sia gia' in uso]

giovedì 28 ottobre 2010

aha

Arab-Israeli activist admits to spying for Hezbollah

A leading Arab-Israeli political activist admitted to spying for Hezbollah in an Israeli court.
Amir Makhoul, director general of Ittijah-the Union of Arab Community-Based Associations, an umbrella group for Arab nongovernmental organizations in Israel, admitted to charges of espionage, contact with a foreign agent and conspiring to assist an enemy in a plea bargain reached on Wednesday in Haifa District Court.

notizia completa qui.

Googolate il nome della spia, per scoprire se e come i media italici riportano la notizia.

mercoledì 27 ottobre 2010

svago

Siccome non si puo' essere sempre seri, vi comunico che mi sono divertito. Qui.

semiologia della deriva psichiatrica

In questa faccenda ero gia' inciampato. Voglio dire: lo stile dei quattro gatti quattro, che ritengono di rappresentare la parte migliore della parte migliore della parte migliore del popolo ebraico. E che raccontano di rappresentare l'ebraismo intero. In nome del quale, e ti pareva, lanciano strali contro la politica di Israele, indicando alternative -quando le indicano- di solito irrealizzabili o suicide, ma tanto moralmente ammirabili. Per i loro lettori non ebrei, di solito: sapete, quelli che associano ebrei a Shoah o a colpe.

Lo stile, dicevo. Ti danno del pazzo. Deve essere un retaggio di quando il regime sovietico rinchiudeva negli ospedali psichiatrici i "cosmopoliti sionisti". Che e' una bella espressione demente, perche' se il sionista e' un nazionalista (ebreo), come cavolo fa ad essere cosmopolita? Ma certo, accusare il mondo ebraico ,che a loro non da' retta, di essere preda di una forma di schizofrenia, li fa sentire dalla parte del giusto. E permette di evitare di prendere in considerazione quel che viene detto all'interno del mondo ebraico, per rivolgersi all'esterno, nella solita richiesta di aiuto indirizzata agli Opliti del Bene. 

Ma, sia chiaro, anche all'interno del mondo ebraico in molti, anzi quasi tutti, sono d'accordo con loro. E come potrebbe essere diversamente, dal momento che loro possiedono la autentica identita' ebraica mentre tu, con il tuo dubbio albero genealogico, stai solo sposando posizioni nazionaliste per compensare un tuo vuoto interiore. La maggioranza, i veri ebrei, chiedono di smetterla con le atrocita' dell'occupazione e hanno piu' di un dubbio sulla legittimita' dell'esistenza di Israele. Pero' non parlano, sono intimoriti dai raid della psicopolizia sionista che ha occupato le istituzioni e la stampa, in combutta con una combriccola di capitalisti russi mafiosi, di neocon assatanati di sangue arabo e di cristiani evangelici che vogliono fermare il dialogo ecumenico. 

Quindi abbiamo questa gente di buone intenzioni, che utilizza le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo per dare voce alla maggioranza degli ebrei of goodwill che sono perseguitati ed emarginati. E se la vedi diversamente sei un pazzo. O ti hanno lavato il cervello. La ricetta per ottenere la pace in medio oriente e in tutto il mondo e' il ritiro di Israele all'interno di confini indifendibili, quelli del 1967. Come mai la guerra c'era anche prima del 1967 e' una domanda da non sollevare, e chi la pone e' non-goodwill, ovvero e' cattivo, ha dei problemi gravi di identita', e' pagato dai neocon e sbroc sbroc.

Ma provate a osservare che Israele si e' ritirata da Libano e Gaza e col cavolo che c'e' stata la pace in tutto il mondo, anzi nemmeno da quelle parti la si e' avuta. Ti rispondono (e sul serio, pretendono che tu prenda questa roba come una risposta) che in USA e in Israele ci sono gia' voci critiche verso la politica di Israele. A cui, se veramente vuoi essere trendy, dovresti unirti al piu' presto, che altrimenti sei fuori moda. Queste voci critiche israeliane, poi, risultano essere Haaretz, quotidiano di proprieta' (soprattutto) tedesca, letto da pochi israeliani, che ospita sovente editoriali anche di giornalisti di destra. Che non vengono tradotti da Internazionale, gia'; ma ci sono.

Apprendiamo quindi che il pubblico israeliano insomma sarebbe diviso in due, proprio come le comunita' della Diaspora. C'e' una parte, illuminata, che vuole la pace esattamente e che e' d'accordo al 100% con quello che viene pubblicato, nei giorni dispari, da Haaretz, per solito a firma di Gideon Levy. E poi c'e' la maggioranza, composta dai cittadini che sono vittima delle politiche genocide suicide sbroc sbroc del loro governo. Che pero' hanno votato - perche' Israele e' una democrazia, anche se gli Opliti del Bene tendono a dimenticarselo. Democrazia vuol dire che si tengono regolari elezioni, e chi le vince governa. 

Invece, per questi sostenitori della pace e del controllo psichiatrico dei loro avversari, Israele e' una specie di ragazzaccio che deve essere posto sotto tutela, perche' i suoi comportamenti sono moralmente  e politicamente dannosi. E chi puo' tutelare la moralita', se non loro, i depositari della millenaria sapienza politica della Diaspora? Dico, politicamente quella della Diaspora ebraica e' una storia di completo successo, di accurata scelta di alleanze, sempre le migliori e sempre quelle vincenti. Ogni supporto, anche solo "implicito" (non dimenticatevi, questi sanno leggere nel vostro pensiero) alle politiche del governo Netanyahu (e non il governo eletto dagli israeliani) e' deleterio per la moralita' dell'Ebraismo e il futuro dello Stato di Israele. E del Medio Oriente. E del mondo intero. E sbroc sbroc.

Come dicevo, sono gia' inciampato in questo sbroc sbroc. Che di solito si fa forte di manifesti firmati e pubblicati altrove. Uno di questi manifesti e' stato magistralmente analizzato, e smontato, da Georges-Elia Sarfati, un semiologo francese. Se avete tempo, leggete il suo saggio. E' un po' complicato, ma vale la pena. Se si vuole arrivare a posizioni razionali e ponderate, evitando il richiamo di chi preferisce lo slogan urlato e -gia'- il richiamo della appartenenza alle elette schiere degli Opliti della Pace e del Bene. 

in prospettiva storica

Chi si rivede. Il supersessionismo: una dottrina cristiana alquanto equivoca, basata sull'idea (mi dicono, teologicamente infondata) che Gesu' abbia cancellato il patto divino con gli ebrei, o la Legge, o chiamatelo insomma come volete. Una specie di nulla osta teologico alla cancellazione degli ebrei.

Questa dottrina era un tempo patrimonio di una minoranza di protestanti fondamentalisti. Ma sono ormai decenni che anche i loro pastori la hanno cacciata in soffitta. Invece adesso il supersessiocoso ha fatto il suo ritorno alla grande, stavolta in area cattolica, e abbiamo vescovi che aspirano addirittura a farne la linea guida della politica estera del Vaticano. 

Il vescovo in questione si chiama Cyrille Salim Bustros ed e' l'arcivescovo della Chiesa melkita cattolica. Io non so quanti melikiti cattolici siano rimasti in Medio Oriente, sospetto piuttosto pochi dal momento che Cirillo Salomone o come si chiama vive a Newton, Massachussettes, dove immagino sara' la sua diocesi. Le informazioni a disposizione, e lo dicono pure i signori vescovi, parlano di costante esodo dal Medio Oriente. Tranne che da Israele, unico Paese del Medio Oriente dove la presenza cristiana cresce. 

Invece la popolazione ebraica israeliana continua a crescere. In poche generazioni, temo, i cattolici melkiti saranno un ricordo da quelle parti, e i maneggi di questi vescovi innamorati di una eresia, saranno consegnati alla storia dei tentativi falliti di levare agli ebrei il diritto alla sovranita' -riconosciuto dall'ONU-, alla autodifesa (che non pochi cristiani riconoscono) ed alla vita. Che, per quel che mi ricordavo dovrebbe riconoscere anche la Chiesa cattolica. Ma forse mi sbagliavo.

lunedì 25 ottobre 2010

video e consigli di lettura

Siccome vado di fretta, vi posto qui un video tanto feroce quanto divertente.



E torno a leggere un libro spettacolare: le memorie di Yehuda Avner, un tizio nato a Manchester, immigrato nell'allora Mandato, e diventato poi lo speech writer e il consigliere di ben cinque ministri israeliani. Qui la recensione.

Se non vi viene voglia di leggere quel libro, non capisco perche' leggete questo blog.

sabato 23 ottobre 2010

Gideone inventa cane

Conoscete anche voi l'adagio. Un cane che morde un uomo non e' una notizia, un uomo che morde un cane e' una notizia.

Qui invece abbiamo Gideon Levy che si inventa una notizia a proposito di un cane. Il 24 settembre, nel corso dell'ennesima tirata su come sono cattivi ed insensibili gli ebrei (tranne lui) Levy ha raccontato questa storia:

During Operation Cast Lead, the Israel bombing of blockaded Gaza in 2008-9, “a dog – an Israeli dog – was killed by a Qassam rocket and it on the front page of the most popular newspaper in Israel. On the very same day, there were tens of Palestinians killed, they were on page 16, in two lines.”

Struggente storia, vero? Ci sta proprio tutto. Le vittime inermi palestinesi, la crudelta' dell'esercito ebraico, l'egocentrismo degli israeliani, cosi' incuranti del sangue arabo e cosi' preoccupati per il destino di un cane (che sara' certo di razza). Ci sta pure un accenno a quanto poco sono pericolosi, in realta', questi Qassam a proposito dei quali gli israeliani fanno tanta cagnara - sempre le solite vittime, questi ebrei.

Un giornalista israeliano, Ben Dror Yamini, incuriosito, e' andato a verificare. Purtroppo il suo articolo e' in ebraico, e occorre ricorrere alla traduzione con Google translate. Ma si riesce comunque a leggere che ne' il most popular Israeli newspaper [Yediot Aharonot], ne' il secondo most popular [Maariv] hanno mai dedicato la prima pagina all'atroce canicidio, durante i giorni dell'operazione Cast Lead. Niente, proprio niente.

Gideon Levy, lui, la prende male. Dalle amichevoli colonne di un blog che si chiama Israel Occupation, sferra un controattacco colpo su colpo contro Yemini. E, per inciso, nota che

The dog: Oops. I misstated the date of publication of the page-one pictures.

Insomma ammette di essersi sbagliato, e correda l'articolo con la scannerizzazione di un paio di prime pagine, in cui si', si parla della morte di un cane. E che sono di tre anni precedenti l'Operazione Cast Lead.

Non e' divertente, il vecchio Gideon?

[kippah tip a Yourish]

domenica 17 ottobre 2010

sciopero! sciopero!

Non troverete la notizia sul sito della UNRWA, l'United Nations Relief and Works Agency l'agenzia ONU che si occupa dei profughi palestinesi [1]. Il direttore della UNRWA e' l'italiano Filippo Grandi. E questa notizia non la trovate nemmeno nei media italici.  La notizia la trovate invece su Ma'an: i lavoratori della UNRWA sono in sciopero, come succede piu' o meno ogni anno in questo periodo. E che cosa vogliono? Chiedono un aumento di stipendio. Sicche' qualche pezzo grosso della UNRWA si incontrera' con i Paesi donatori e vedra' di incassare somme di denaro che profughi in altre parti del mondo, vittime di guerre piu' recenti, si possono soltanto sognare.

Varrebbe la pena di chiedersi che ci sta a fare la UNRWA. Nel 1950 sosteneva che il problema dei profughi palestinese si sarebbe risolto "in a matter of months", mentre il numero dei sedicenti profughi non ha fatto che crescere esponenzialmente. Tranne che in Israele, Paese che nel 1950, ha concesso la cittadinanza a tutti i palestinesi che vivevano nel suo territorio, e, tramite procedure di riunificazione familiare, ai loro parenti, negli anni successivi. Per inciso, se siete interessati a scoprire in che modo si diventa "profugo palestinese" e pertanto titolati a ricevere aiuti economici, lo scoprite in questo documento della UNRWA. In cui si puo' leggere che sono considerati profughi tutti coloro che hanno vissuto nella attuale Israele tra 1 giugno 1946 e 15 maggio 1948.  Meno di due anni, si'; come era la barzelletta del secolare legame con la terra?  E pure tutti i loro discendenti: insomma, contrariiamente a tutte le altre vittime di conflitti sul pianeta Terra, la condizione di profugo palestinese si tramette per via ereditaria.  E non si smette di essere considerati profughi, nemmeno se trovi casa o un lavoro.

Ma torniamo alla domanda di cui sopra. Che ci sta a fare la UNRWA? Beh, lo spiega il governo giordano. In settembre la direzione della UNRWA ha ricevuto una lettera "carefully worded"  in cui i funzionari giordani esprimevano preoccupazione per il rischio che qualcosa di quel denaro non finisca anche nelle loro tasche Molti palestinesi sono anche cittadini giordani, seppure discriminati - ecco un'altra notizia che non troverete nei media italiani. Ed in questa lettera, il governo giordano spiegava che: "these UNRWA camps are meant to keep the issue of Palestinian refugees alive."

Il sospetto dovrebbe venire considerando che anche i campi profughi che sono all'interno della famosa area A nella West Bank, in territorio sotto completa sovranita' palestinese, sono ancora li'. La Autorita' Palestinese non ha speso una lira per smantellarli, e nemmeno ha richiesto fondi per offrire alla popolazione dei campi delle abitazioni piu' decenti. Ed i Paesi donatori si sono ben guardati dal chiedere che fosse fornito qualcosa di altro, chesso' un piano di smantellamento, oltre all'elenco delle spese.

Siete ancora convinti che il problema siano gli insediamenti? Voglio dire, quei villaggi costruiti sulle cima di colline disabitate, territori in cui nessun arabo ha mai vissuto? 

kippah tip a Elder of Zyon

[1] L'ONU ha due agenzie che si occupano di profughi. Una per i soli palestinesi, ed un'altra,  l'UNHCR, United Nations High Commissioner for Refugees per tutti gli altri. Insomma, secondo l'ONU tutti i rifugiati sono uguali, ma i palestinesi sono piu' uguali degli altri.

sabato 16 ottobre 2010

una bugia in meno

Con mille distinguo, una invocazione di terzieta', e dopo avermi gratificato di "filo-israeliano" [togli il filo, per favore, io sono israeliano e basta], il Felafel Cafe' ha ammesso di aver preso un granchio. Certo, ci sono volute le maniere gentili, per convincere il tenutario del sito a effettuare un paio di telefonate di verifica.

Il famoso libro di testo, scritto per insegnare le buone intenzioni ai fanciulli, non e' mai stato addottato nelle scuole palestinesi. Il contrario era stato sostenuto, e lo e' ancora, da una allegra combriccola di  equidistanti ed equivicini, antisemiti, critici delle politiche di Israele, antisionisti, allergici alla autodeterminazione del popolo ebraico, innamorate di arabi invisibili, cani, gatti, porci, giraffe, ippopotami, elefanti e l'immancabile Ha ha haretz. Il quale naturalmente, e ti pareva, citava il solito anonimo israeliano che si lamenta di come i palestinesi conoscano meglio la democrazia di quanto gli ebrei la mettano in pratica.
 
Che di per se' sarebbe una ragione per non fidarsi e fare magari un paio di telefonate di verifica, prima di pubblicare notizie. Ma esiste un  filone di giornalisti che per dare addosso allo Stato ebraico, saltano agevolmente questo passaggio. Giornalisti che si inventano l'anonimato dove non c'e' e invece non vogliono vedere l'anonimato che c'e'. Quello che riporta fonti che piacciono a loro.

E' interessante comunque la risposta palestinese citata. La notizia della adozione del "testo sionista" [ma non era bipartisan?] sarebbero "un goffo tentativo di danneggiare le istituzioni della Autorita' Nazionale Palestinese". Orpolina. Un libro di testo che danneggia, nientepopodimenoche, delle istituzioni.

giovedì 14 ottobre 2010

bugie, bugie, bugie...

Anche il sito del felafel cafe racconta la stessa bugia del sito degli arabi invisibili. Ho provato ad avvisarli che Maan dice esattamente il contrario, e l'autore ha preso atto dell'articolo, e aggiornato il suo post. Anzi, ha pure pubblicato il link alla agenzia di stampa palestinese.

Ma senza leggerlo, dal momento che sostiene che il funzionario che ha "rebuffed a report in Israeli daily Haaretz that the textbook had been approved and said the committee neither knew of the book nor read it "[Maan, agenzia di stampa palestinese] sarebbe anonimo. Anche se l'articolo di Maan ci informa che si chiama Thwarwat Zaid. Sta giusto nel secondo paragrafo.

Ma certo, il felafel ha una forma rotonda, come le palle. Che si sa, rotolano, rotolano, sicche' l'autore del pezzo, nei commenti, si pregia di segnalare che "uno può pensarla come vuole"  [wow, stamattina abbiamo voglia di filosofare. Chissa' se ha notato anche lui che non ci sono piu' le mezze stagioni]. A me resta un dubbio [guarda, io ne ho uno atroce, a proposito, ti dicevo, delle mezze stagioni....]: com’è che il funzionario del ministero palestinese dell’Educazione non abbia dato le sue credenziali?"

Ma perche' evidentemente Maan non e' una agenzia di stampa palestinese ma una creazione del Mossad, messa in piedi con la collaborazione della lobby neocon e della agenzia di viaggi sionista "Zyklon B", e ha l'unico scopo di discreditare i palestinesi, che siccome loro sono buoni pacifici e disarmati prendono sempre un sacco di botte da parte dei cattivi. Non fatemi ripetere l'ovvio, che altrimenti non riusciamo a metterci dal punto di vista dell'altro!

Ah, a proposito di anonimi funzionari. L'articolo di Haaretz segnalato dal sito del rotondo caffe', non segnala il nome del funzionario israeliano da cui proviene la accorata e sdegnata denuncia. Dice, l'anonimo, che i palestinesi mostrerebbero di essere piu' avanti degli israeliani, e questo ovviamente e' preoccupante per lo Stato ebraico, che ci farebbe una magra figura.

Questa dello "stiamo facendo una cattiva figura all'estero" e' un po' una fissazione per Haaretz, quotidiano il cui 25% appartiene a un gruppo straniero. Ma Haaretz ha 65.000 abbonati, non e' esattamente un quotidiano di ampia circolazione, e fa quel che puo' per aumentare le vendite. Per esempio, in Aprile, si era inventato una imminente ondata di deportazioni di palestinesi, mai avvenuta.  In Marzo dava per scontato che un gruppo di fanatici stesse per avviare la ricostruzione del Terzo Tempio [il che non e' mai successo] sulla base di [inesistenti] previsioni del Gaon di Vilna.

In ogni caso l'anominato del funzionario israeliano, di cui parla Haaretz, non insospettisce il rotondo caffe'. Eggia', perche' per lui Haaretz e' ben quotato. Quindi lui si preoccupa dell'anonimato palestinese. Che non c'e'. E quindi gli resta un dubbio.

A me invece ne resta un altro, di dubbio, a proposito della informazione dal Medio Oriente. Non sarebbe meglio lasciarla fare a qualcuno che -almeno- legga i giornali? Qualcuno che non voglia riciclare la propaganda secondo cui i palestinesi sono tutti buoni, e gli israeliani tutti cattivi, pensano solo alla sofferenza loro e per di piu' praticano la censura su quella degli altri?
[qui, un simpatico precedente a proposito del comportamento dei giornalisti italiani in Medio Oriente. Son gente che, come vedete, "rispetta le procedure" e ci tiene anche a farlo sapere]

Di questa storia parla anche Barbara, qui.

mercoledì 13 ottobre 2010

frottoline rebuffed

Qui c'e' una bugia. La tizia degli arabi invisibili racconta che ci sarebbe questo libro, frutto di uno sforzo comune tra ebrei e palestinesi, un encomiabile sforzo di vedere le cosa dal punto di vista dell'altro.

E poi ci sono gli ebrei, cattivi ed esclusivisti, che ci tengono a raccontare agli arabi le loro sventure, cioe' ad indottrinarli con la storia della Shoah, che diciamola pure e' una storia conclusa e un po' vecchia. E che vogliono impedire ai palestinesi, che sono i buoni, di raccontare ai giovani israeliani la loro tragedia, che e' continua e di cui come tutti sanno non parla mai nessuno.

La signora ci dice che questo libro sarebbe "anche nel programma scolastico dell’Autorità Nazionale Palestinese, che è al governo a Ramallah, e sarà in due scuole superiori di Gerico".

Qualcuno pero' dovrebbe informare del fatto Thwarwat Zaid, funzionario della Autorita' palestinese, che si occupa di curricula scolastici. Zaid ha infatti ha rebuffed la notizia and said the committee neither knew of the book nor read it. [Fonte: Maan, agenzia di stampa palestinese].

Curiosamente, ho provato a segnalare la cosa alla distinta autrice del blog.  Il mio commento consisteva unicamente in una citazione dallla agenzia di stampa, senza aggiungere altro. La signora sta tenendo invisibile la mia correzione. Sono un ebreo invisibile nel blog dedicato agli arabi invisibili.

Il Circolo "Franco Fortini" ...

Il Circolo "Franco Fortini" si riunisce ogni due settimane, di mercoledi' sera, in una vecchia sede dell'ARCI. La loro attivita' principale consiste nel prendere le distanze, in quanto ebrei, dalle politiche genocide dello Stato di Israele. Sono tra i principali promotori del boicottaggio di Israele e si impegnano a promuovere una soluzione giusta umanitaria del conflitto. E' in questo loro impegno, in nome della pace, della giustizia internazionale, che trovano realizzazione i piu' alti e nobili valori della tradizione ebraica.
Giorgio Coen, il presidente del Circolo, ha alle spalle una lunga ed ininterrotta militanza a sinistra. Rai Tre gli ha dedicato uno speciale, e tutta la sua famiglia e' stata intervistata. "Sono sempre stato orgoglioso di essere ebreo" dice Coen "ma quando leggo delle atrocita' che l'esercito di Israele compie nei Territori Occupati l'ebraismo diventa per me motivo di vergogna". La moglie, una devota cattolica, annuisce.

Questa qui sopra e' la mia improvvisata versione italiana di The Finkler Question, il nuovo libro di Howard Jacobson. Che e' il signore che vedete qui a fianco. The Finkler Question e' una satira feroce degli ebrei antisionisti, e se volete saperne qualcosa di piu', potete leggere qui

C'e' pure un intellettuale non ebreo che condanna Israele in nome dei valori di un ebraismo che conosce solo dall'esterno. Uno di quegli innamorati delusi ed inaciditi che imperversano ogni volta che si parla di Medio Oriente.  

The Finkler Question ha appena vinto il Booker Prize. Howard Jacobson entra quindi in una lista prestigiosa, che comprende William Golding, Salman Rushdie, John M. Coetzee, IanMc Ewan e si', ebrei antisionisti critici di Israele, come Nadine Gordimer.

The Finkler Question avra' probabilmente il meritato successo. Magari anche una traduzione in italiano. Per quel che ne so, in Italia Jacobson e' noto finora solo per Kalooki Nights, un romanzo di formazione ebraico-inglese, che ha fatto parlare di lui come del Philip Roth europeo. Per parte mia son curioso di conoscere le reazioni, alla notizia del Premio, di quegli ebrei che cosi' spesso vengono intervistati dai media, disgustati da Israele, ma fieri del proprio ebraismo. Tanto fieri da non volerlo condividere con moglie e figli, che sono rigorosamente non ebrei.

Di questi personaggi bislacchi ce ne e' qualcuno anche in Italia, sapete? Per non parlare di quegli innamorati delusi... Ne conoscete qualcuno anche voi, scommetto.

martedì 12 ottobre 2010

proclamazioni

Quando un tale rimane al governo anche quando sono scaduti i termini, e invece dovrebbe convocare nuove elezioni, questo si chiama golpe, giusto? Ecco, allora il golpista Abu Mazen, il cui termine e' scaduto nel gennaio 2009 [1] sta parlando da mesi della necessita' di proclamare immediatamente uno Stato palestinese.

Che se e' una cosa che aiuta la pace, io sono favorevole, favorevolissimo. Non mi piace molto l'idea che uno Stato confinante con il mio sia governato da una dittatura, ma cosa volete che contino i miei gusti e le mie opinioni, io sono cresciuto nella Padania democristiana, e il nostro vicino era la Svizzera, con i suoi continui referendum.

Quindi auguri ai palestinesi, se riusciranno a realizzare questa recentissima aspirazione. Eh si', perche', per esempio nel 1920, nessun palestinese sognava uno Stato indipendente.  Si battevano per una Grande Siria. Con pessimi risultati, quando si dice la sfortuna.

[1] a differenza dei golpisti di Hamas, il cui termine e' scaduto nel gennaio 2007, e pochi mesi dopo hanno dichiarato illegali gli altri partiti palestinesi, guardandosi bene dal convocare le elezioni.

domenica 10 ottobre 2010

fantasie

Tra le molte cose interessanti, Elder of Zyon riporta la sbroccata di un certo Francis Boyle, un buontempone convinto che gli USA stiano occupando illegalmente le Hawai, e che e' riuscito a farsi cacciare perfino dal direttivo di Amnesty International.
Boyle si dice convinto che Israele collassera' entro una generazione.

the Palestinians must allow history and demography a little bit more time in order to produce the collapse of Israel and Zionism in Palestine. Twenty years is but the blink of an eye in the millennia-long history of the Palestinian People, who are the original indigenous inhabitants of Palestine.

e questo perche'

Recently it was reported that the United States’ own Central Intelligence Agency predicted the collapse of Israel within twenty years. 

che, invece e' una frottola. Questo famoso report catastrofico della CIA, infinitamente ripreso da dozzine di siti web sbroccotronici non esiste. Se lo e' inventato la televisione di Stato iraniana, e visto il grado di liberta' di stampa che gira da quelle parti, nessuno ha potuto scrivere che era un frottola. Israele esiste da piu' di sessanta anni, che e' al di sopra dell'eta' media degli altri Stati presenti sul Pianeta Terra. E le fantasie di distruzione e smantellamento, non sono poi nemmeno tanto nuove. 

Elder of Zyon conclude il suo articolo mostrando  un ritaglio stampa del 1952 in cui i leader arabi dicevano piu' o meno le stesse frottole che riempiono oggi le fantasie dei fan di Ahmnadinedjaad.

chi si somiglia si piglia

Apprendo, via Late Think, che
 
L'esigenza di "una stretta cooperazione" tra la Repubblica islamica dell'Iran e il Vaticano in difesa delle religioni monoteistiche contro il secolarismo che si diffonde nel mondo è stata sottolineata in un messaggio del presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, al Papa. 

Ora, l'Iran esporta petrolio e reni umani   (in Iran la compravendita di reni e' legale). Se producesse ed esportasse solo i secondi, e' probabile che l'ANSA non avrebbe dato tutto questo risalto alle proposte di "stretta cooperazione" di quel tizio che vuole vedere tutte le donne vestite da suora.

Eppero', sara' la mia inveterata malafede, credo di sapere cosa intendano per "secolarismo" quei due, Mahmoud e Joseph. Una specie di piovra dalle molte teste, una delle quali e' sicuramente l'aspirazione ebraica alla autodeterminazione. Magari e' il cervello, chissa'. 

Che si sa, quanto siamo pericolosi, noi ebrei, quando non accettiamo piu' di venire "protetti" dal despota di turno.



venerdì 8 ottobre 2010

in difesa di Berlusconi



ROTFL. Scusate, io quegli ammenicoli come questo non li metto mai, ma questa volta non riesco a trattenermi. Sto, letteralmente Rolling On The Floor Laughing. Ho letto questa missiva degli  Ebrei contro l'occupazione.

Tanto per chiarire, questi signori sembrano convinti di due scempiaggini grosse come una casa:
a) che essere ebrei conferisca chissa' quale autorita' morale;
b) piu' gli ebrei si distaccano da Israele, piu' esso diventera' simile a come loro lo desiderano.
E sono convinti di combinare qualcosa di buono nella vita se convincono tanti ebrei a dire che Israele. e' brutta e cattiva. Trovare ebrei incazzati con lo Stato di Israele non e' difficile, in Israele ce ne sono molti, particolarmente quando arriva il periodo di pagare le tasse. Ma questi signori Ebrei contro l'Occupazione sono piu' interessati a cercare di suscitare l'indignazione verso Israele, da parte degli ebrei della Diaspora. perche'? Per un caso clinico di ragionamento circolare. E cioe' ritengono che per essere ragionevole Israele deve cessare di essere ebraico, ed in questo modo avra' una autorita' morale.

Tralascio qualsiasi speculazione su quale tipo di Israele questa gente vorrebbe. Quando glielo si va a chiedere parlano di due popoli due Stati piu' ritorno dei discendenti dei profughi arabi  dentro i confini di Israele (e cioe' vogliono due Stati, nessuno dei due ebraico). Oppure delirano sullo Stato binazionale, e spiegano quanto sara' bello vedere gli ebrei ridotti a minoranza e protetti da Hamas. A volte raccontano pseudostorie su come ebrei e arabi sono sempre andati d'accordo, a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi posto, che viene da chiedersi come mai non si siano sposati.

A proposito: le volte che ho incontrato qualcuno di questi ebrei contro l'occupazione, sorpresa sorpresa, ho scoperto che avevano sposato persone non ebree e che i loro figli non ricevevano una educazione ebraica.  L'ebraismo, per loro, e' come minimo una imbarazzante faccenda, da non trasmettere ai propri figli. La mia impressione e' che non sappiano nemmeno loro chi sono e cosa vogliono, da' solo loro molto fastidio che gli ebrei siano un popolo come altri, che quando sono feriti sanguinano e si incazzano.

La scemenza della autorita' morale ebraica e' talmente popolare che, in giro per il mondo c'e' gente disposta a farsi passare per ebreo senza esserlo, pur di dare contro ad Israele. Vedi questo caso qui, per esempio. Una signora tedesca di sessanta anni, cresciuta quando la Germania stava facendo i conti con il suo passato, e che si sara' trovata come molti coetanei a chiedere a genitori e nonni "Ma voi dove eravate?"  Ogni generazione ha la sua percentuale di sciroccati, e nella testa di questa signora saranno nate idee bacate sulla autorita' morale. 

Non tanto diverso il ragionamento, chiamiamolo cosi', dei baldi autori, baldamente ebrei, e baldamente contro l'occupazione, della balda lettera al manifesto, quotidiano che regala balde risate ogni volta che lo si apre. Dunque, esiste un "establishment occidentale" su cui, va da se', hanno molta influenza le "lobbies filoisraeliane." Che pero', siccome sono gente istruita ed educata, si sono improvvisamente disamorati del guitto Berlusconi, e cercano pertanto uno piu' presentabile e docile. Questa e' la ragione della polemica di "potenti lobbies Obamiane" contro la corruzione di Berlusconi. Questa e' anche la ragione, tenetevi forte, dell'atteggiamento di condanna della Chiesa cattolica verso l'immoralita' di Berlusconi.

Cioe', ad un certo punto il direttore di Famiglia Cristiana ha ricevuto una telefonata da parte di un tizio dell'entourage di Netanyahu, che gli ha detto: "Senti un po', tu', clero, devi sapere che i miei amici la' in alto sono  stufi di Berlusconi, fa il guitto e ci fa fare cattiva figura nel salotto buono,  che poi comunque eanche il salotto e' nostro ma non stiamo a sottilizzare. Diciamo tra qualche giorno partira' un attacco, voi che fate?" Quel poveruomo del direttore di Famiglia Cristiana non ha potuto che adeguarsi alla campagna, ed assieme a lui tutta la stampa cattolica ed ovviamente tutte le gerarchie ed i vescovi. Tutti contro Berlusconi, che e' cattivo e dice le parolacce. Bestemmia anche, vero, ma dovete capire che il vero problema, per le lobbies potenti e filoisraeliane, sono le figuracce che questo guitto fa loro rimediare.

Non e' finita. Perche' e' ovvio che anche gli industriali italiani, siccome stanno scaricando Berlusconi (il che e' chiarissimo, vero?) sono sotto minaccia da parte di queste lobbies, che non si riescono a nominare, e questa e' una prova che loro sono tanto potenti, perche' come vedete sanno anche cammuffarsi bene. Per questa ragione anche gli industriali si sono aggregati alla campagna contro il Presidente del Consiglio eletto dalla maggioranza degli italiani, e fanno capire che e' giunta l'ora di cambiarlo. Tutto per compiacere le lobbies, esatto, ed in spregio della volonta' popolare. 

Gia'. Il Caimano, il cav. Banana, il duce di Arcore, il nano malefico, il dittatore populista mediatico, il responsabile del rincoglionimento catodico di almeno due generazioni, il datore di lavoro dei mafiosi, il piduista, il fascista, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. e' diventato la vittima di proditori e vili attacchi da parte dei Savi di Sion, che oramai hanno occupato anche la Chiesa e la Confindustria. Ci manca solo la tirata contro i giudici comunisti  e sembra di leggere roba scritta dai piu' fedeli sostenitori di Silvio. Invece no, sono i compagni ebrei contro l'occupazione.

Mi sono trovato a ruzzolare giu' dalla sedia in preda ad un attacco di risa, letteralmente tramortito dalla portata della rivelazione. Una volta ricompostomi ho continuato a leggere e sbadabum! sono ruzzolato di nuovo per terra, stavolta ridendo in maniera ancora piu' sguaiata. Mi aspettavo di leggere un appello conclusivo a mobilitarsi in difesa di Berlusconi, presidente eletto dal popolo ed attualmente minacciato dalle lobby filoisraeliane. Invece ho trovato un demenziale appello a Furio Colombo ed Amos Luzzatto, affinche' usino "tutta la loro influenza" per fermare le politiche dello Stato di Israele.

Cioe', io me lo vedo proprio il governo di Israele, preoccupatissimo perche' in Italia un giornalista ed un intellettuale hanno deciso di "usare tutta [ma proprio tutta, eh] la loro influenza". Accidenti, mi preoccuperei davvero. Voi capite, si parla di esponenti dell'ebraismo italiano, una percentuale assai significativa della popolazione mondiale ebraica. Se quelli si mobilitano, allora sono fragole per tutti. Sapete, c'hanno tanta di quella autorita' morale da vendere...

Vorrei anche comentare anche quelle due righe due in cui,  a chiusura di una lettera di quaranta righe e di un paragrafo di una dozzina di rige. Simmetricamente i compagni ebrei contro l'occupazione affermano di volere vedere ("I have a dream") i loro compagni distaccarsi da "antisemiti e fascisti conclamati di certi gruppi e gruppetti a cui si sono associati". Di piu' non spiegano e a me questa roba sembra cripitica, ma certo con tutta la loro autorita' morale ci sara' firo di gente che li ascolta, questi compagni ebrei contro l'occupazione. Il manifesto ha pubblicato la loro lettera, aoh, mica son scherzi. Dico, vorrei commentare anche queste due righe, ma sto ancora ridendo. 

[vi anticipo la puntata successiva. Qualcuno degli ebrei contro l'occupazione si affannera' a spiegare  a fascisti ed antisemiti associati che c'e' differenza tra ebraismo e sionismo, e che loro, proprio perche' sono ebrei, sono i migliori alleati nella lotta contro l'occupazione. Ci aggiungera' un po' di kitsch sovietico anteguerra, chesso', magari la proposta di Stalin di trasferire la popolazione ebraica nel Birobidzhan, che dimostrerebbe la sua buona predisposizione verso le aspirazioni nazionali ebraiche. Mentre lo scambio di territori, senza spostamento di popolazione, che propone un ministro israeliano, e' invece un progetto razzista, colonialista, genocidiarista e sbroc sbroc]

giovedì 7 ottobre 2010

ebrei in vendita



Nel 1940 Hillel Kook, assieme ad un gruppo di altri militanti sionisti nazionalisti, si trovava negli USA, per raccogliere fondi e organizzare il supporto delle comunita' ebraiche americane verso le aspirazioni nazionali del popolo ebraico. Si faceva chiamare Peter Bergson, per evitare di imbarazzare un suo importante parente rabbino. E cosi' il gruppo degli attivisti intorno a lui divenne noto con il nomignolo di Bergson boys. Sono tra i primi a comprendere la portata dello sterminio, quando iniziano ad arrivare in America le notizie dall'Europa.  Organizzano la prima manifestazione in cui sfilano rabbini. Pubblicano inserzioni pubblicitarie, una delle quali la vedete sopra e si riferisce a una posizione del governo rumeno, che si era dichiarato disposto a spedire in USA la popolazione ebraica, a condizione che altri pagassero loro il biglietto. Il drammaturgo Ben Hecht mette in scena al Madison Square Garden uno spettacolo teatrale, colonna sonora di Kurt Weil, che si intitola We Shall Never Die e a cui assistono decine di migliaia di persone.

La leadership dell'ebraismo americano e' spaventata. Temono che tutta questa visibilita' porti acqua al mulino degli antisemiti. Cosi' cercano di isolare il gruppo. Bergson ed i suoi vengono definiti fascisti, terroristi. Le loro finanze passate al setaccio nel tentativo di espellerli dal Paese. Le organizzazioni ebraiche si affannano a dichiarare che si tratta di una isolata e folle minoranza. Ma centinaia di migliaia di americani appoggiano il gruppo, accorrono a vedere gli spettacoli, finanziano il "Comitato per la Salvezza degli Ebrei d'Europa" che Kook ed i suoi hanno fondato. La campagna permette di aumentare le quote per l'immigrazione ebraica. E motiva Roosevelt a scendere in guerra. Sua moglie era una fiera sostenitrice pubblica dei Bergson Boys.

Al termine della guerra i Bergson Boys raccolgono fondi per la Resistenza ebraica. Hillel Kook ritorna in Israele (a bordo della famosa nave Altalena) ed entrera' in Parlamento con le prime elezioni. Sognava, come il suo maestro Jabotinsky, una "Repubblica Ebraica di Palestina", con una Costituzione e la separazione tra religione e Stato. Si trova comunque male nella Israele di quegli anni, in cui si continua a parlare di socialismo anche dopo la scelta dei sovietici di supportare il nazionalismo arabo. Ritiratosi dalla politica, mantiene una presenza vivace, e nel 1969 e' il primo a parlare di "due popoli, due Stati". Muore agli inizi del 2000, ed ancora adesso gli spettacoli teatrali ispirati alla sua vita fanno il tutto esaurito, ma le istituzioni americane che commemorano la Shoa hanno qualche problema ad includere i Bergson Boys nelle loro ricostruzioni. 


mercoledì 6 ottobre 2010

chi lo avrebbe mai detto

Nel 1920 funzionari britannici incoraggiavano il Mufti' di Gerusalemme ad attaccare il quartiere ebraico di Gerusalemme. Ne seguirono quelli che sono noti come i massacri di Nebi Mussa. 

La polizia britannica si limito' ad intervenire dopo i massacri, arrestando ... avete indovinato, commercianti ebrei. Quelli rimasti vivi, voglio dire.


E son cose che si scoprono solo ora. Kippah tip ad Israel Meldad.

martedì 5 ottobre 2010

Fiamma Nirenstein, per come la vedo io...

Fiamma Nirenstein, per come la vedo io, e' un personaggio di successo. Ha una storia personale che lei reputa interessante, quella di una militante di sinistra delusa, in quanto ebrea, da una sinistra in cui credeva non ci fosse spazio per i pregiudizi. Non e' molto diversa da quella delle donne deluse dal compagno che si trasforma in marito autoritario e sciovinista.  O da quella di immigrati meridionali, militanti instancabili che non sono riusciti a fare carriera nel Partito e che in sezione si dovevano sopportare pure le battute sui terroni. Per non parlare di gay costretti a restare nascosti ai compagni di Partito. 

Quella della sinistra che delude le aspettative e' una storia in cui non si identificano solo gli ebrei. La Nirenstein  racconta della sua giovinezza idealista in kibbutz, e di come crescendo e' stata delusa da una sinistra-mamma contro la quale, adesso fa pe pernacchie ogni volta che puo'. E racconta, come ogni figlio ribelle (me incluso, so di cosa sto parlando) guardate qui quanta strada ho fatto, come mi sono affermata, senza chiedere il permesso a voi per essere quel che sono.

Adesso gli opliti del bene sembrano tante pettegole di paese che se ne stanno a ripetere "L'avevo detto che la' finiva male, ecco, l'avevo detto io, le cattive compagnie". E mi fanno ridere. In questo match tra ragazza scapestrata e pettegole di paese, la prima mi sta decisamente piu' simpatica.

Nel 1982 ci fu l'attentato alla sinagoga di Roma, annunciato nel corso di una manifestazione sindacale, e ci scappo' pure il morto. Il leggendario servizio d'ordine della CGIL, guardacaso, non riusci' mai a individuare chi aveva lasciato quella bara (voi capite, una bara si nasconde facilmente, no?); mentre riusciva senza problemi ad individuare chi portava una chiave inglese di troppo nei cortei. Gli ebrei italiani che stavano nella CGIL abbozzarono, e mandarono giu' anche quella. Per il bene del Partito, ovviamente. 

Adesso gli ebrei italiani che stanno nel PDL abbozzano, mandano giu', e accettano questa immonda porcheria pronunciata da un fascista mai pentito. Anche quella della Nirenstein, gia'. Sara' che vivo lontano dall'Italia, ma queste reazioni a me sembrano davvero sottotono e inadeguate. Perche', dicono loro, c'e' di mezzo il bene e l'immagine del loro Partito. 

Forse e' il caso di chiedersi come mai in Italia, un po' tutti passano sopra cosi' facilmente al bene comune, in nome dell'immagine del loro Partito. Mica solo gli ebrei, eh. Che pero' mi sembrano straordinariamente, come era la parola? integrati, ecco.

domenica 3 ottobre 2010

e ci risiamo

E cosi' si e' venuto a sapere che il boss di J Street, Jeremy Ben Ami, ha fatto -dice, finalmente, lui- due o tre telefonate a parlamentari USA. Li voleva incoraggiare ad incontrarsi con il giudice Richard Goldstone, autore di un discutible, e discusso, report sul conflitto a Gaza. 

Quale sorpresa, Ben Ami aveva sostenuto esattamente il contrario, non piu' tardi di due settimane fa.

Ma naturalmente, e' tutto un complotto, e figuriamoci.


sabato 2 ottobre 2010

Si', si', la ho letta anche io la indecente uscita di quel fascista di Ciarrapico. Si' certo, nelle viscere di -ahime'- una bella fetta di Italia, giudeo e' sinonimo di Giuda e generalmente tradimento. Indecente e vergognoso, come giustamente notato, tra gli altri, da Gramellini su La Stampa. Per citare il ritaglio di stampa che e' arrivato fin quassu', tramite la pagina di facebook di un giornalista algerino che lavora in una radio milanese di sinistra. A cui pero' ho fatto notare che questa manfrina degli ebrei che non sono mai completamente leali, la si e' sentita anche qui, in Inghilterra, in quel paio di occasioni di cui ho parlato qui

E cioe' gli indecenti sospetti versati addosso all'ambasciatore inglese in Israele, solo perche' ebreo. E quelli ugualmente ripugnanti che l'ex ambasciatore britannico in Libia ha messo nero su bianco in un suo articolo pubblicato dall'Indipendent. Ce l'aveva, l'ambasciatore, con il fatto che due componenti della commissione di inchiesta sulla guerra in Irak fossero ebrei. Ce ne e' pure una musulmana, ma la cosa non lo fa arrabbiare.  

Dal momento che si condanna, e giustamente, Ciarrapico quando insinua sospetti di doppia lealta', mi aspetterei uguale e sdegnata condanna per questi rigurgiti antisemiti provienienti da non diplomatica fonte.

Macche'. Il giornalista di cui sopra si indigna si offende e pretende le scuse. Nessun commento sulla faccenda. E nessuna condanna. Incazzatissimo, mi comunica che mi ha levato dalle amicizie di facebook, perche' io non ho il diritto di giudicare lui, perche' non lo conosco, non conosco la sua storia, non conosco i suoi valori e comunque lui manco le ha lette, le notizie che ho segnalato.

Pero' ha gia' deciso che stavo provocando. Ora, io non sono un conduttore radiofonico, non sono nemmeno un giornalista, e mi sa che lui , il giornalista, conosce di me molto meno di quel che io conosco di lui. Visto che per molto tempo sono stato persino tra i sostenitori economici della emittente in cui lui lavora - e dai cui microfoni rende note le sue posizioni e persino i suoi valori.

Pero' tutto ad un tratto mi sono ricordato che anni fa, quando ascoltavo la sua trasmissione dedicata alla musica rai, gli avevo anche fatto avere l'mp3 di questa canzone, che e' la traduzione in ebraico di una splendida canzone rai di Cheb Khaled. Che non e' andata in onda. Guarda te che che strana coincidenza.


venerdì 1 ottobre 2010

competizioni

 פיהוק

Qui sopra c'e' scritto sbadiglio, in ebraico. E questo e' un post per Yossarian e Rosa. In un loro scambio di opinioni mi pare di aver visto ri-balenare la querelle piu' antica, e noiosa, cui ho mai preso parte. E cioe': e' piu' antisemita la destra oppure la sinistra?

Dunque, abbiamo un quotidiano che pubblica articoli di politica internazionale secondo cui una cricca di ebrei ultraconservatori si e' infilata nei posti cruciali della Casa Bianca e da li' ha preso in ostaggio la politica mondiale. Scopo di questi fanatici e' instaurare una regime teocratico e razzista in Israele (e ci sono ormai riusciti) e rafforzare il dominio delle elite capitaliste in tutto il mondo. Intendono naturalmente sterminare i palestinesi, annettere la loro terra, su cui i nativi vivono da millenni in comunione armoniosa con l'ambiente, e per questa fase del loro satanico piano contano sull'appoggio della estrema destra cristiana protestante fondamentalista. Questi fanatici ebrei fanno buon uso della fama di perseguitati che accompagna gli ebrei, e che e' francamente un po' esagerata (perche' in guerra mica solo gli ebrei hanno sofferto, che diamine!) e che e' stata indubbiamente amplificata da un uso accorto dei media, soprattutto quelli americani, che da decenni tengono i cittadini all'oscuro delle malefatte commesse da ebrei e sionisti. All'interno del mondo ebraico, solo una piccola minoranza tiene testa a questa cricca che, abusando della parola antisemitismo, ha creato una atmosfera di paura, sospetto e terrore. Chi osa dire qualcosa a loro contrario viene inevitabilmente emarginato.

E poi c'e' un giornalista che pubblica articoli di politica internazionale secondo cui una cricca di ebrei ultraconservatori si e' infilata nei posti cruciali della Casa Bianca e da li' ha preso in ostaggio la politica mondiale. Scopo di questi fanatici e' instaurare una regime teocratico e razzista in Israele (e ci sono ormai riusciti) e rafforzare il dominio delle elite capitaliste in tutto il mondo. Intendono naturalmente sterminare i palestinesi, annettere la loro terra, su cui i nativi vivono da millenni in comunione armoniosa con l'ambiente, e per questa fase del loro satanico piano contano sull'appoggio della estrema destra cristiana protestante fondamentalista. Questi fanatici ebrei fanno buon uso della fama di perseguitati che accompagna gli ebrei, e che e' francamente un po' esagerata (perche' in guerra mica solo gli ebrei hanno sofferto, che diamine!) e che e' stata indubbiamente amplificata da un uso accorto dei media, soprattutto quelli americani, che da decenni tengono i cittadini all'oscuro delle malefatte commesse da ebrei e sionisti. All'interno del mondo ebraico, solo una piccola minoranza tiene testa a questa cricca che, abusando della parola antisemitismo, ha creato una atmosfera di paura, sospetto e terrore. Chi osa dire qualcosa a loro contrario viene inevitabilmente emarginato.

La domanda di cui sopra va riformulata in questo modo: chi e' piu' antisemita tra i due? Ed e', avete indovinato, una riformulazione dell'antico ed appassionante enigma:

La vita e' sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?