martedì 31 agosto 2010

Barak Obama e' ebreo?

In Iran ne sono convinti. Perche', come tutti sanno, chiunque vuole cambiare il mondo e' al soldo del demonio, e il demonio e' ebreo. Eccetera. Qui.

le due domandone

1 - C'e' antisemitismo in Inghilterra?
Certo che c'e'. Questo e' un Paese che ha mandato le portaerei per difendere la propria sovranita' su due scogli popolati prevalentemente da pecore, e i cui politici parlano, senza timore del ridicolo, di sproporzionate reazioni israeliane. Se questo non e' doppio standard...
2 - E come ci vivi?
Bene. Perche' oltre agli antisemiti qui c'e' una comunita' ebraica che ha persino una presenza pubblica. Nei talk shows pre elettorali si e' visto un ragazzo di diciotto anni, Joel Weiner, che portava la kippah e rompeva le scatole ai candidati con puntuali domande sullo stato dell'istruzione in questo Paese. Non difendeva gli ebrei dall'antisemitismo, ne' Israele dalle calunnie. E no, non perche' questo ultimo e' un lavoro sovrumano (certo che lo e', vedi sopra); ma prche' erano trasmissioni dedicate alle elezioni inglesi e si parlava delle condizioni degli studenti inglesi. Sicuramente ci saranno antisemiti che mettono in dubbio la lealta' verso l'Inghilterra da parte di Chaim. E ci sono anche i fan del multiculturalismo in versione locale che poco gradiscono la presenza pubblica di un ragazzo ebreo [multiculturalismo in questo Paese e' la gara a chi ha sofferto di piu' per colpa degli uomini bianchi occidentali, ed e' una gara cui gli ebrei inglesi hanno deciso di non partecipare]. Ma siccome c'e' anche una comunita' ebraica, che e' anche decentemente pluralista (1), possono passare mesi senza che si incroci un antisemita. 
Si',  l'antisemitismo non e' una cosa simpatica. Quando la Tube si lascia alle spalle la zona nord di Londra -dove vive gran parte della popolazione ebraica-  ti trovi a contare i passeggeri e dedurre che ce ne e' un buon terzo che non farebbe grandi drammi qualora il tuo Paese venisse colpito da una atomica iraniana. I piu' intelligenti e intellettuali e liberal e colti tra di loro ritengono addirittura che quel Paese sia nato per un errore degli inglesi stessi, e sono pronti ad espiare.  E no, questa roba non mi piace. Pero' a Londra aprono piu' ristoranti kasher che a New York, si vede che tanto male non ci si sta. E poi c'e' Limmud, che e' decisamente l'evento culturale ebraico piu' importante d'Europa: una settimana di convegni conferenze concerti cinema. Dove sessioni di studio su argomenti e testi ebraici posono essere condotte letteralmente da chiunque: e questa e' la ragione per cui in Italia non si vede nulla di questo tipo, levare al clero il monopolio della interpretazione testo e' una roba impensabile in un Paese cattolico.
1 - C'e' antisemitismo in Italia?
Certo che c'e'. E' un Paese segnato profondamente dal cattolicesimo, in cui le leggi razziali hanno fatto piazza pulita della presenza di ebrei nelle istituzioni e nella vita culturale - cancellando persino i nomi di autori ebrei dalle bibliografie. Anche chi sta a sinistra e si proclama ateo, continua a sognare una alleanza tra gli oppressi della Terra che faccia fuori l'ipocrita e falso [protestante] Satana capitalista statunitense e restauri la purezza originaria dei popoli indigeni. E ovviamente non perdona agli ebrei il fatto di essersi schierati con Satana. Pura Controriforma, si'. 
Ma in Italia anche per gli ebrei e' ancora Controriforma. Nel Seicento, chiusi nei ghetti, studiavano la Kabbalah pensando di scoprire i segreti della creazione; si dedicavano a pratiche religiose piu' stringenti della media (tipo notturne sedute di preghiera) convinti di correggere il corso della storia. Attorno al Duemila gli ebrei italiani di sinistra si illudono di poter influire sulla storia mondiale, recitando il mantra dello scontro di civilta' che non esiste e che se Israele si comportasse in maniera piu' ebraica allora il mondo sarebbe un bel posto e i musulmani di tutto il mondo ci darebbero una mano per trasformare l'Italia in un Paese multiculturale alla faccia del papa.
2 - E come ci vivono?  
Bella domanda.

(1) Joel Weiner, il ragazzo con la kippah, e' il figlio di un rabbino non ortodosso ed in Italia avrebbe problemi a venir contato a minyan. 

martedì 24 agosto 2010

Spiritual shpiritual...

...e radical shradical. Messaggio agli ebreofili ed interessati a cose ebraiche. Non fatevi fregare dai radical. Che non c’entrano nulla con i radicali italiani. Per radical, nell’inglese di oggi, si intendono quelli che stanno all’estrema sinistra e si/vi imbottiscono la testa con il prefisso post- appiccicato piu’ o meno a tutto. Post colonialismo, post femminismo, post modernismo, post marxismo. Che tradotto significa che tutta quella roba e’ passata, perche’ lo dicono loro, e loro vengono dopo e hanno ragione. Perche’? Perche’ vengono dopo, mica per nulla sono post coloniali, post femministi, post moderni, ecc. ecc.
Gli ebrei radical, idem. Sono post moderni, postcoloniali e spesso post sionisti. Con una di costoro ci ho avuto a che fare una sola volta, in Italia. Era convinta di poter mettere a tacere tutti per due ragioni:
1) si dichiarava, appunto, post- tutto. E parte di un network di spiritual-progressivi di diverse religioni, tutti interessati all'avanzamento dell'umanita' in senso post-qualcosa.
2) aveva il fidanzato a Boston, mica come noi provinciali sciovinisti italiani pre-moderni. E questo mitologico findanzato la teneva in contatto con il mondo vero, quello degli ebrei emancipati ed avanzati, ormai usciti dal ghetto e proiettati nella post-identita’. Guarda che fighi che sono in America, mica come noi in questo buco d’Europa che si chiama Italia e che ancora seguiamo l’idolatria nazionalista dello Stato di Israele.
Provai a chiederle se era veramente convinta che con lo smantellamento dello Stato di Israele sarebbe terminato l’antisemitismo nel mondo. Che era una fesseria scritta in un libro che lei faceva circolare con molta supponenza tra le sue amiche. Lei mi spiego’ tutta seria che questo era un insegnamento dello storia – quindi ecco, diciamo che dalla storia si puo’ imparare. Ah, ma non eri post-storicista? Si’, ma in un altro post-senso. No, perche’ nel mondo di noi pre- questa tua roba sembra proprio una po’ stupidata. Dire che l’antisemitismo e’ una reazione alle politiche dello Stato di Israele e’ come incolpare gli ebrei per l’antisemitismo stesso, i neri per il razzismo, i terroni per la Lega. Avrei voluto aggiungere le minigonne per gli stupri, ma ho evitato, la signora non era propriamente una bellezza e va a sapere se la post esibizione di post gambe post femminili poteva post essere post offensiva, e magari per lei una buona ragione per il burka. Postcoloniale, si intende.
Diciamo che ti da’ fastidio, o post-fastidio, l’ementare concetto della autodeterminazione del popolo ebraico. Perche’ siamo nell’epoca della post-identita’. Ah, siamo, cioe’, siete; in quanti? Milioni, soprattutto in America, me lo ha detto il mio fidanzato. Pero’ non abbiamo accesso ai media perche’ i cattivi neocon li hanno occupati tutti e parlano in nome del popolo ebraico, e nel contempo mettono a zittire noi.
Dimenticavo di aggiungere che questa demenziale discussione veniva dopo una funzione di Shabbat, che la signora aveva condotto, con la immancabile (per lei) preghiera sui poveri palestinesi. E una specie di serie di mantra che sostituiva le tradizionali melodie. La signora diceva che voleva fare la rabbina – studiava, davvero, in una specie di scuola rabbinica per corrispondenza. Nel frattempo si occupava, o post-occupava, di organizzazione aziendale, cioe’ faceva un sacco di grafici per scoprire chi era utile e chi inutile allo sviluppo delle aziende.
Indovina un po’, voleva trasferire questa sua scienza all’interno della sinagoga – e quello che era inutile ero io. La accontentai. Quella sera me ne andai a casa, accesi le candele e celebrai lo Shabbat che tanto mi era mancato in quella specie di sessione di canto corale con chitarra piu’ fervorino. Che la signora si era trovata a dirigere gettando lo sconforto in nove decimi delle persone presenti. Cui pero’ vanno aggiunte numero due persone che avevano letto lo stesso identico libro senza ridere. E un paio che la consideravano gia’ rabbina. Quel paio pero’ non era presente – e anche qui ci sarebbe da dire: ti considerano loro rabbina gente che in sinagoga non ci viene, miracoli delle scuole per corrispondenza. Il piano di mega-ristrutturazione naufrago’ miseramente e la signora divenne rapidamente post-occupata.
Io la ri-incontrerei volentieri, lei, come il suo piccolo gruppo di fan. Magari vorrebbero spiegare qualcosa su quei grafici. Di solito passo per l’Italia prima di Kippur e provo a cercarli, che sarebbe interessante fare quattro chiacchere, vista l’occasione. Niente, mi sbattono il telefono in faccia, quando e se rispondono. Chissa’ come vanno il network spiritualista e la scuola per corrispondenza.
Negli anni successivi, di gente che si autodefinisce “radical” ne ho incontrata diversa, anche se nessuno, va detto, con quel livello di cialtroneria. Ho incontrato anche “radical Jew” che ripetono gli stessi argomenti, secondo cui esisterebbe una specie di congiura mediatica anti-palestinese ed anti-islamica, ma soprattutto anti-loro, guidata dai neocon, o dal dipartimento Fede e Certezza dell’ambasciata di Israele. Bizzarri individui evidentemente a disagio per l’esistenza di uno Stato ebraico. Questo Stato obbliga a fare i conti con la realta’, che e’ anche fatta di responsabilita’, questi che vorrebbero volentieri ricacciare l’ebraismo nelle nuvole, sono incazzati terribilmente con la realta’ stessa, che li distoglie dal loro mondo di post-upidate.
Riconoscerete il radical Jew cialtrone essenzialmente per due caratteristiche:
1) Ritiene di parlare a nome di una maggioranza assoluta di ebrei zittiti dalla congiura mediatica sionista internazionale. Ne parla, di questa congiura, in editoriali di media di amplissima diffusione, tipicamente il Guardian. E lamenta che lo fanno tacere. E viene pubblicato. Ogni volta che si fa un sondaggio sulle opinioni degli ebrei a proposito di Israele, il radical Jew, forte della sua colonna fissa sul Guardian, urla al complotto volto a farlo tacere.
2) Si rivolge al mondo non ebraico, di solito alla sinistra, ma a volte anche agli islamisti, chiedendo soccorso. Lui e’ l’unica voce ragionevole in un mare di ebrei lobotomizzati da oscure organizzazioni ebraiche che hanno poteri di condizionamento, e vengono spaventati da qualche perfido con il naso adunco che li spinge verso l’estremismo. E ricordate che lui e’ l’unico ragionevole e il resto degli ebrei si divide in una maggioranza di truffati ed una minoranza di truffatori, che sono cattivi e infatti mettono a zittire lui. Lo scrive, nero su bianco, in un quotidiano che tira milioni di copie.
Davvero, se siete interessati al mondo ebraico, e non avete una gran consuetudine con le nostre fisim... con la raffinata politica intra-comunitaria, non state a perdere tempo leggendo quello che scrivono i radical Jews cialtroni. Perche’, in realta’, manco noi ebrei li leggiamo, per solito. Io si’, una volta ho perso tempo ad ascoltare una di costoro, il cui principale argomento consisteva nel fatto che lei aveva il fidanzato a Boston, e che studiava per fare la rabbina.
Poi mi sono trovato a lavorare per la mia internship estiva in una grande sinagoga nel New England. Di rabbini ordinati per corrispondenza non ne ho trovati. Ho incontrato un sacco di ebrei, molti dei quali studenti e professori universitari. Ma nemmeno uno che asserisse la inutilita’ dello Stato di Israele, come secondo lei asseriva il suo (anonimo) post-fidanzato.
Che volete, sara’ un complotto.

domenica 15 agosto 2010

invecchiare con grazia

Questo post ha l'unico scopo di aggiornare il blog, di modo che Yossarian non mi tolga dal blogroll.

John Lydon ha preso ufficialmente posizione a proposito del boicottaggio di Israele. Lo fa con lo stile, la grazia, la moderazione e l'eleganza che lo contraddistinguono dai tempi della guerra del Kippur. Ha recentemente rilasciato questa ponderata dichiarazione:

"If Elvis-f***ing-Costello wants to pull out of a gig in Israel because he's suddenly got this compassion for Palestinians, then good on him.
But I have absolutely one rule, right?
Until I see an Arab country, a Muslim country, with a democracy, I won't understand how anyone can have a problem with how they're treated."

kippah tip a Ysrael Medad

E questa, adesso, ci sta tutta.

mercoledì 11 agosto 2010

1 Il meme della memoria

Uriel ha pubblicato un post in cui tratta delle scorie delle ideologie novecentesche che ancora si aggirano per l'Italia, e che a quanto pare condizioneranno le elezioni prossime venture. Vorrei provare a raccontare il versante ebraico di questa vicenda. Siccome e' una storia lunga la ho divisa in cinque parti, e le posto in ordine inverso, in modo che possiate leggere facendo scorrere dall'alto in basso.
Dunque, in un certo momento degli anni Novanta, e' nata la parola d'ordine della Memoria. C'era il governo Prodi, che ha pure fatto delle cose molto positive per il mondo ebraico italiano - vedi per esempio il restauro di sinagoghe monumentali. E c'era soprattutto lo shock, e la paura, di vedere i missini al governo.
Anche io ero shockato, anche io avevo paura. E anche a me l'Ulivo sembrava la alternativa migliore - se proprio dobbiamo essere bipolari... Pero' a molti sfuggiva che:
a) Per trasformarsi in AN, il MSI aveva cacciato a calci i personaggi piu' scopertamente antisemiti ed impresentabili. E trovarono rifugio nella Lega, che cercava di darsi una rispettabilita' intellettuale - o almeno di dire qualcosa per aiutare la base ad orientarsi in una collezione di nemici, cui, dall'oggi al domani, marocchini ed albanesi si erano aggiunti ai primordiali terun o Roma ladrona. Questo esodo di menti (vabbe', menti...) dall'estrema destra porto' la Lega a (stra)parlare di mondialismo e di radici cattoliche; i cattolici tradizionalisti trovarono sponsor tra i leghisti; e la Lega stesssa assunse posizioni perlomeno ambigue, ma in sintonia con l'estrema destra europea, durante il conflitto nei Balcani. Piu' che AN o il MSI, si sarebbe dovuto tenere d'occhio la Lega.
b) In nome della comune alleanza contro Israele, nascevano osceni connubi tra estrema destra ed estrema sinistra, occasionalmente benedetti da qualche imam. Vediamo di essere chiari: e' pur vero che questa impensata coalizione non e' esclusiva dell'Italia. Ma e' anche vero che in Italia, prima che altrove, si e' parlato di nazi-maoismo, gia' negli anni Settanta, con scoperti tentativi di infiltrazione da destra, non solo ideologica. Ci fu un cantauatore neonazi che riusci'  a far pubblicare da Il Manifesto una inserzione pubblicitaria per un suo disco dedicato alla Palestina. E l'Italia aveva inoltre una robusta tradizione terzomondista, che tradotto vuol dire un gruppo numeroso di persone dalle velleita' intellettuali pronte a far proprie le ragioni dell'Islam, di qualunque Islam, contro l'Occidente, qualunque Occidente [Israele incluso].
In caso lo abbiate dimenticato, l'unico omicidio antisemita avvenuto in Italia nel dopoguerra, e' stato compiuto non da fascisti, ma da terroristi palestinesi - che avevano perlomeno via libera quanto al circolare nella Penisola. E l'omicidio e' stato annunciato non da una dimostrazione di destra, ma da una bara deposta -nel corso di una manifestazione sindacale - sui gradini della sinagoga di Roma. L'identita' del compagno autore del gesto non e' mai stata resa nota, tu guarda un po' che strano servizio d'ordine del sindacato, sempre pronto a prendere a legnate gli autonomi e a sbattere gli estremisti fuori dai cortei, prima ancora che si identificassero come tali.
Queste pero' sono sfumature. Il punto e' che Memoria [della Shoah, evidentemente] era diventata la parola d'ordine della presenza ebraica nello spazio pubblico. In nome della Memoria occorreva opporsi alla presenza dei fascisti al governo. A Bologna ci fu una manifestazione in ricordo della strage, cui erano presenti anche dirigenti della comunita' ebraica (e non esponenti di altre confessioni religiose), sempre in nome della Memoria. E assieme alla memoria sono arrivate le scuse. Gia', perche' AN mica stava a guardare: Fini preparava il suo viaggio in Israele e tutta la classe dirigente del suo partito si profondeva in scuse.  L'esempio lo aveva dato il papa, nientemeno.
E cosi' tutti gli ebrei italiani si trovarono nella posizioni di una guardia doganiera, cui gli ex fascisti bussavano alla porta, nella speranza di venire, appunto, sdoganati. A chi non fa piacere trovarsi di colpo sullo scranno del giudice che ha il potere di assolvere o condannare? Erano anche gli anni dei trionfi di Di Pietro.  Per come era stata messa la cosa, era chiaro che il perdono era solo questione di tempo, mica puoi occupare lo spazio pubblico facendo la figura dell'arcigno e cattivo.

[seconda parte qui

2 Tutta un'altra storia

Ci sono parecchi problemi in questa rappresentazione mediatica degli ebrei naturali alleati della sinistra;  qualcuno scriveva "noi ebrei abbiano i cromosomi di sinistra"- contro la apocalisse dei fascisti al governo.  Il primo e' che l'ebraismo non e' la religione della memoria della Shoah. Ed il secondo problema, piu' grave, e' la storia.
La storia delle persecuzioni, innanzitutto. Non ci sono stati solo i fascisti, a denunciare e far deportare i loro concittadini ebrei. C'era anche gente che dopo la guerra si riciclo' con cattolici, liberali, e comunisti. Anzi, che fece dire di se' che era sempre stato cattolico popolare, liberale, comunista [e quindi antifascista] anche quando firmava manifesti della razza, denunciava il collega ebreo, o piu' spesso si avvaleva delle predette leggi contro il concorrente ebreo. E subito dopo la guerra non mancavano altissimi dirigenti del PCI irritati dall'eccesso di favori dei confronti di ebrei che cercavano semplicemente di ritornare in possesso di quel che era stato loro sequestrato.
Ma anche dal punto di vista ebraico, la favola della alleanza naturale con la sinistra non tiene. La dirigenza dell'ebraismo italiano fu devotamente fascista - poteva essere diversamente, in un Regime totalitario? Un regime, che per di piu', aveva messo a punto una architettura istituzionale come la attuale Unione delle Comunita' Ebraiche Italiane, che venne fondata attorno al 1930, e supportata dal Regime nella sua opera di centralizzazione. Dotata persino del potere di imporre tributi a tutti gli iscritti, tranne a quelli che vi si cancellano, e per cancellarsi devono compilare un atto notarile.
Quando gli Alleati si trovarono di fronte a questo pasticcio, in cui si e' ebrei riconosciuti dallo Stato cercarono prima di tutto di metterci un po' di ordine, visto che proprio questa architettura istituzionale aveva consentito le persecuzioni (ogni Comunita' Israelitica aveva un dossier relativo agli iscritti, con indicati recapiti e beni - e quando quei dossier finirono nella mani dei tedeschi, ci fu la tragedia). Poi lasciarono perdere, e la storia fece il suo corso, portando nella dirigenza delle Comunita' i personaggi meno legati al Fascismo. E che erano sionisti.
Per alcune ottime ragioni. Prima di tutto c'era in giro un gran fermento e un gran desiderio di spostarsi in Israele, o perlomeno di aiutare la emigrazione in Israele dei sopravvissuti alla Shoah -che passava per l'Italia, i profughi si imbarcavano a Brindisi o La Spezia. L'Italia uscita dalla guerra coopero' con questa immigrazione - i funzionari ministeriali, cresciuti sotto il Fascismo, erano davvero convinti che ci fosse una lobby ebraica mondiale che era meglio tenersi buona. Il sionismo era quindi popolare tra gli ebrei d'Italia.
Ma soprattutto, il Fascismo era stato antisionista prima che antisemita. Mussolini si era baloccato con l'idea di appoggiare il sionismo in funzione anti inglese, come pure con l'idea di offrire agli ebrei una patria in Etiopia - tirandoli dalla propria parte contro la Societa' delle Nazioni [ancora il mito della Lobby, come si vede]. Ma rapidamente Mussolini cambio' idea, il fascismo divenne antisemita e antisionista, e sugli ebrei italiani calo' da allora il sospetto della doppia lealta'. Che non se ne e' ancora andato.
L'idea quindi che gli ebrei di Italia potessero essere, negli anni Novanta, i naturali alleati della sinistra, in nome di una comune lotta contro il fascismo, era quindi una idea da farlocchi. Anche e soprattutto tenendo conto che la politica estera dell'ex PCI, poi PDS poi ecc. ecc. era stata quantomeno simpatetica verso il mondo arabo e quell'allegro schieramento di regimi che era ufficialmente in guerra con Israele. Peggio: quelli, tra quei regimi, che avevano abbandonato il fronte del rifiuto contro Israele, si trovavano ad essere dipinti dalla stampa di sinistra con toni feroci. Improvvisamente ci si ricordava che in Egitto i comunisti non se la passavano proprio benissimo; ma si taceva sull'analoga persecuzione dei comunisti in Siria o in Irak.
A partire dagli anni Settanta, il mondo ebraico si e' impegnato a fondo per i diritti degli ebrei che vivevano in quella che all'epoca era l'URSS. Il loro diritto di praticare l'ebraismo come quello di emigrare in Israele. C'erano dimostrazioni davanti alle ambasciate sovietiche e anche ai teatri che ospitavano compagnie russe di balletto. C'erano decine di missioni finto-turistiche, il cui reale scopo era portare libri di preghiera o solo notizie dalla vita ebraica al di qua della Cortina. Ognuna di quelle missioni era accompagnata da cittadini americani (puoi mettere in galera uno sgarzolino belga, ma un cittadino americano rischiano di essere cacchi).  La polizia sovietica all'aereoporto sequestrava meta' del materiale, immancabilmente - ma la altra meta' te la lasciava indosso. E per il resto la si poteva corrompere con le mitiche calze da donna o penne biro.  Dopo la Guerra dei Sei Giorni, il supporto ai refusenicks e' stato il movimento che ha unificato ebrei di America come d'Europa come di Israele.
Potete scorrere le annate dell'Unita' e scoprirete in che modo la base del PCI veniva informata a proposito di quel che accadeva di la' - dove i compagni del KGB spegnevano sigarette sui testicoli di chi veniva sorpreso a parlare yddish. Ma vabbe', qualche mente eccelsa ha pensato di mettere tra parentesi un paio di generazioni (almeno) e di tirare fuori la parola magica della Memoria.
Era difatti il periodo in cui si faceva un grande abuso della Resistenza, e quanto volte ho sentito dire "Se vince di nuovo Berlusconi io vado in montagna"; non a sciare, ovviamente - anche se poi non pochi di costoro ci andavano a sciare, appunto. O anche, variante pre Resistenziale: "se vince Berlusconi, io espatrio", chissa', sulle orme di Leo Valiani. Che non era certo uno stalinista, ma questo piccolo particolare era dimenticato dalla folla bramosa di cantare Bella Ciao. Di quello si e' trattato, purtroppo: un antifascismo da canzonetta. In cui la Memoria ci stava come Auschwitz dentro un concerto di Guccini, o dei Nomadi. In funzione celebrativa, appunto. Prepara il climax che porta alla Rivoluzione, anzi no: all'eroica storia del ferroviere suicida.

[terza parte qui]

3 La fede del farlocco

Ora, se c'e' qualcosa che ai farlocchi piace, ma piace proprio tanto, sono i martiri. Il culto dei martiri e' la religione dei farlocchi. Prima di tutto perche' ti permette di rispondere all'atroce domanda: "Se ho ragione io, e se quelli come me hanno tutti ragione, come mai non riusciamo a combinare un cazzo?" La risposta te la fornisce la biografia del martire - perche' in questo mondo malvagio i buoni vengono uccisi dai cattivi. La biografia, nota, non il pensiero o gli scritti, che mettersi a leggerli e' una cosa troppo complicata per chi ha fame di simboli e gesti. E quindi via in processione, anzi a portare omaggio al caduto, che e' poco rischioso, non richiede nessuna proposta costruttiva (che e', volete parlare di politica ad un funerale?). E il martire ti benedice con la sua presenza, se stai nella sua ombra acquisisci l'aura di quello che non puo' essere criticato, perche' la nobilta' degli ideali del martire si trasmette automaticamente ai suoi devoti fedeli. Nel 1995 viene ucciso Itzak Rabin. Ecco il martire.
Rabin, e anche questo tocca ricordarlo, era un duro. Durante la Guerra di Indipendenza gli inglesi lo tennero prigioniero per cinque mesi, tanto lo temevano. Ha diretto la conquista di due citta' arabe della costa. Nel 1968 e' stato uno dei primi a entrare a Gerusalemme, citta' che per tutta la sua vita non ha mai considerato divisibile. Durante la prima intifada e' stato Ministro degli Interni e tutto il mondo dei farlocchi gli attribuiva l'ordine di far spezzare le ossa ai bambini palestinesi. Ha pure ricevuto onorificenze da Reagan. Ma siccome nel 1995, nel corso di trattative di pace, e' stato ucciso in circostanze grottesche (che ricordano le peggiori mene dei servizi segreti italiani) eccolo trasformato in martire.
Siccome e' stato martirizzato lui, e' fallita anche la trattativa di pace che stava conducendo. E via con la contemplazione del destino cinico e baro, e con lo autocompiacimento cosi' caratteristico del farlocco, che ha sempre ragione e non vince mai. Tutto da dimostrare, peraltro, che il processo di pace in cui Rabin era impegnato, i famosi accordi di Oslo, stesse portando da qualche parte. Ma questo e' un altro discorso. Il fatto e' che l'asssassinio di Rabin e' entrato in quella tragicomica epopea che e' la farlocchizzazione del medio oriente.
Nella visione farlocca di Israele ci sono i buoni, che sono ovviamente di sinistra, e che vogliono la pace con i palestinesi, che sono i buonissimi. Quelli che si oppongono ai buoni sono i cattivi e sono ovviamente di destra e sono al soldo dei cattivissimi, che sono gli americani evangelici. Il farlocco che ha studiato sa che il capitalismo ha una origine protestante e che quindi i cattolici sono contadini poveri espropriati dagli usurai. Poi poco conta che proprio dalle schiere della sinistra israeliana viene il grosso degli ufficiali: il farlocco non ha tempo per questi dettagli, per lui la realta' e' il campo in cui il suo radar dispiega la propria potenza analitica e traccia la linee tra buoni e cattivi. Cuore tempo fa  regalo' ai lettori un curs de lumbard per terun, che consisteva in una cassetta registrata, con la voce di Bossi che ripeteva Pivetti ... bella; Bindi ... bruta; centralismo .... male; federalismo ... bene. Il farlocco ragiona allo stesso modo sinistra ... pace ... bene; destra .... guerra ... male; Arafat .... povero e debole .... pace; Israele .... ebrei .... guerra... male.
La religione della Memoria si e' venuta cosi' a saldare al culto del martire Rabin. Ma nel frattempo, tanto per cambiare, la sinistra ha perso le elezioni, poi le ha quasi vinte, al ministero degli esteri si e' piazzato un certo D'Alema, uno che non vede l'ora di dividere il mondo ebraico italiano in fedeli a lui e nemici della pace. E dopo un po' pure D'Alema e' scomparso, inghiottito dalla ulteriore sconfitta della sinistra italiana.
Nota bene, e per essere chiari. Alla religione della Memoria ho creduto anche io. Probabilmente rifarei le stesse scelte ancora adesso, votando per chi ho votato e facendo politica come la ho fatto. Mi stavano a cuore i diritti dei Rom e per sostenerli mi sono pure sopportato il consigliere di AN, ex MSI, che cercava di cambiare discorso e mi ha clamorosamente chiesto scusa in quanto italiano. Come era comodo parlare degli ebrei ed evitare l'argomento zingari. E siccome chi si batteva per i diritti dei Rom stava a sinistra, e pure io stavo a sinistra, capitava di parlare di medio oriente e io mettevo in chiaro che credevo al progetto Due popoli due Stati. Ora che te lo ho chiarito, possiamo tornare a parlare di quella stronza della maestra che non vuole la piccola Rom in classe? No che non torniamo. Continuiamo a parlare di medio oriente. Di attentati suicidi. Di bambini palestinesi. Mi dava, piu' o meno, fastidio, ma non riuscivo a trovare un posto migliore in cui stare, dove ci fosse gente che voleva fare le cose che volevo fare io.
Quanto ai Rom stessi, questo e' un altro capitolo - per farla breve, loro votavano, quando votavano, Polo della Liberta', o addirittura Lega, tutto dipende dal politico che veniva, come la vecchia DC, a chiedere il loro voto, promettendo questo o quel favore, e spesso mantenendo la promessa. Roba da Prima Repubblica. La promessa non riguardava quasi mai le scuole per i bambini, che peraltro non erano proprio una priorita' per i Rom negli anni Novanta, dopo la brutta esperienza delle scuole Latcho Drom ovvero classi differenziate. Peraltro: visto come venivano trattati i bambini, dentro le scuole dei gage [=non Rom], mica c'era da dar loro torto se cercavano di tenerceli lontani.

[quarta parte qui]

4 Memorie di un ciber-rivoluzionario

Quindi, questo sono io, diciamo dalla prima meta' degli anni Novanta e fino a quando ho fatto alya. Un periodo ripieno di quelle scorie novecentesche con cui ancora sto facendo i conti. Stavo a sinistra, protetto dalla religione della Memoria - di mestiere ero pure uno storico, guarda  la coincidenza. E' stato anche il mio primo decennio di cyberspazio, ovvero di amicizie e di scontri nati e continuati dentro la Rete (come molti, mi sono preso minacce di denuncia, che va da se' non sono arrivate da nessuna parte). E certo, in nome della Memoria, di battaglie nella rete, contro fascisti e negazionisti della Shoa se ne sono combattute tante, e io stesso ne ho combattute.
Per esempio: una rivista italiana di editoria aveva pubblicato una inserzione pubblicitaria di una casa editrice cattolica integralista.  Pubblicizzavano un osceno libro antisemita, spacciandolo per una storia del giudaismo, e l'inserzione appariva neutrale, a chi non conoscesse il libro. La redazione della rivista si trovo' a fronteggiare E mail, fax e persino telefonate che spiegavano con pazienza che la tale casa editrice era una schifezza e quel libro era roba da Legge Mancino. E la casa editrice si trovo' cosi' ad essere scaricata dalla concessionaria di pubblicita'. Ora e' fallita. Una battaglia di successo, che mi tenne impegnato da un giovedi', quando comprai copia della rivista, fino al primo pomeriggio del lunedi' successivo, momento di una deliziosa telefonata con l'editore: chiamava lui, a sue spese. Obbiettivo raggiunto, e senza molto rischio. Si', certo, c'e' un tale di Firenze che da allora me la ha giurata  (ciao Luca!) ma insomma, e' poca roba. E' anche terrorizzato dall'esistenza di una lobby ebraica che ce la ha con lui e gli impedisce di arrivare al meritato successo. Scribacchia roba di musica;  e' bene lasciarlo macerare nei suoi fantasmi e nelle sue ossessioni. Non che ci sia modo di levargliele, peraltro.
In rete tutti hanno diritto di parola. E cosi' sbucavano pure quelli con cui non ero d'accordo. Con cui non eravamo d'accordo. Parliamo infatti alla prima persona plurale. Prima di andare avanti facciamo una fotografia di gruppo. Siamo al Gay Pride 2000, quello di Roma - ci siamo andati davvero, a proposito.  Il gruppo e' un gruppo di coetanei, intorno ai trenta anni, tutti di sinistra;  chi non e' laureato e' laureando e siamo tutti  alle prese con quella delizia che si chiama flessibilita' del mercato del lavoro, tutti di famiglia borghese, chi piccola, chi media, chi grande. Nessuno sposato, qualche divorziato, pochissimi con prole. Se gira una canna, tirano tutti. Quello che vedete bassettino con il pizzetto e gli occhiali, quello sono io. Come ci sono arrivato, dentro questo gruppo? Beh, perche' credo alla liberta' di parola, che il Vaticano vorrebbe togliere a questa gente.  E poi, sapete, prima sono venuti per i gay e io non ho detto niente perche' sono etero, e poi sono venuti per gli extracomunitari, e io non ho detto niente perche' ... e poi verrano per gli ebrei, questa e' Memoria - con la M maiuscola. 
Il momento successivo e' il famoso 11 settembre. In cui, non so se ricordate, per un po' persino la rete si fermo'. O almeno questa e' la memoria che si ha di quel giorno. Quasi immediatamente, tra una leggenda metropolitana e l'altra, nel mondo della rete si fece strada una spiegazione surreale. Alcuni terroristi sauditi si sono schiantati con aerei contro le torri gemelle perche' in Palestina gli ebrei stanno massacrando i bambini arabi. E cosi' io ho tristemente scoperto che, anche nel gruppo di gente pronta a mobilitarsi per i diritti dei gay, o contro gli integralisti cattolici, ci stava gente pronta a bersi le frottole degli integralisti islamici. Uno pensa sempre che il razzista non sia laureato, e invece scopre che puo' persino fare il ricercatore. E che discetta sui tratti somatici comuni degli ebrei, e sulla minaccia che gli ebrei rappresenterebbero per il mondo. Tu ti sei abbarbicato alla Memoria, ci hai costruito intorno addirittura della politica ed ecco che ti vengono a spiegare che sei dalla parte dei carnefici, che le vittime sono altre e sarebbe il tempo di riconoscerlo, di lasciare tutto il potere che avete nei media, che stanno [state] criminalizzando il povero Islam.
Lo avete riconosciuto? E' il vecchio capro espiatorio, motore della diffusione di ogni antisemitismo possibile, nei momenti di crisi. Come dice il proverbio yddish: i goim fanno la guerra ed incolpano l'ebreo. 
Lo avete riconosciuto? E' il suo compagno, viaggiano sempre assieme quei due. Il vecchio, fascistissimo spettro della doppia lealta'. Se sei con noi di sinistra devi condannare Israele. Se provi a dire che le cose sono piu' sfumate e complesse, questo significa che sei [ancora] fedele ad Israele, alla tua superstizione rozza e tribale. Sei da rieducare. Viviamo un momento apocalittico di scontro con le forze del Male, quelle che vogliono la guerra, e voi ebrei avete gia' abusato della vostra autorita' morale, sdoganando i fascisti. La autorita' morale, la Memoria, sia chiaro, ce la abbiamo noi, che siamo antifascisti e oggi le vere vittime sono gli arabi, i palestinesi. Anzi, lo sono sempre stati. 
E' una caricatura, questa? No. Piu' ci si sposta(va) a sinistra (preoccupanti certe punte dei Comunisti Italiani); e piu' ci si avvicina(va) alla mitica base, quella che una volta prendeva le ferie per lavorare alla Festa dell'Unita', piu' sentivi questo osceno concentrato di paternalismo e di risentimento.
Tutta questa roba la si e' vissuta malissimo, all'interno del nostro ghetto di devoti della Memoria, di ebrei di sinistra, disposti persino a concedere che il culto del martire Rabin avesse una base di realta'. Il leader no global era preso a monetine quando si faceva vedere nelle strade del ghetto di Roma (con fotografo al seguito, guarda che caso). E qua e la' ti sbucava l'amico che non vedevi da troppo tempo, e ti diceva: tocca votare Berlusconi, o AN. Loro almeno non sono contro Israele. E poi questa argomentazione la vedevi rimbalzare in mailing list, siti, forum, gruppi Usenet. Detta e ripetuta da persone impegnate nella vita comunitaria, come anche da assoluti esterni, e c'era quasi sempre il fascista, quasi sempre ex, che faceva da supporto. E ti chiedeva, di nuovo, scusa; invitandoti poi a vedere la realta' di oggi e non quella di ieri, che lui non era ancora nato. Intanto quegli ebrei che non erano intellettuali, ma (poniamo) commercianti erano gia'  passati armi e bagagli nel campo di chi offriva sicurezza e lotta agli ambulanti abusivi. Non diversi, in questo, dai loro concittadini non ebrei. Che bell'esempio di integrazione.
Ah, questa favola della vicinanza di Berlusconi al mondo ebraico io non la bevo. Silvio Berlusconi e' l'unico media tycoon che non ha collaboratori ebrei - vi dice niente, questo? Vi e' piaciuto, il Berlusconi delle pacche sulle spalle a Gheddafi? Chi e' scappato dalla Libia con addosso solo i vestiti, cosa esattamente ha ottenuto da questo Berlusconi-vicino-al-mondo-ebraico?

[quinta e ultima parte qui

5 La leggenda della compensazione

Questa di cui ho parlato e' una situazione conflittuale. Da un lato la sinistra ti chiede di schierarti con loro, contro Israele. Dall'altro gli ebrei di destra ti dicono che la sinistra e' antisemita. Sarebbe il momento ideale per volare alto, raccontare che la situazione e' piu' articolata e complessa, esercitare il talento ebraico della distinzione, di lodare le virtu' del grigio in un momento in cui si scontrano visioni del mondo in bianco e nero. E qualcuno probabilmente ci avra' anche provato - questa storia del grigio e del bianco e nero credo di averla letta da qualche parte. Il fatto e' che non ti ascolta nessuno. L'Italia e' cambiata e gli intellettuali, con il loro approccio complesso alla complessita', non se li fila piu' nessuno. Per non parlare della drammatica caduta di qualita' della produzione accademica italiana; nel senso comune gli insegnanti, dalla scuola materna alla Universita', sono dei parassiti che combattono arcaiche battaglie volte solo a tenersi il loro reddito. E non che il senso comune sia poi cosi' sbagliato, quanto alla Universita', Facolta' umanistiche, Scienze della Storia - schiere di storici contemporanei offrono i loro servigi alla parte politica che li paga meglio, e si prestano disinvoltamente alla richiesta semplificazione.
Ecco quindi la scelta piu' cretina possibile - per poter mantenere, dentro la sinistra, il ruolo di custodi della Memoria, si e' passati a criminalizzare gli altri ebrei, quelli che non sono d'accordo con noi. Criminalizzare la (vincente) destra, esattamente come faceva il resto della (perdente) sinistra. D'altronde era uno scontro tra opposte visioni del mondo, mica tra posizioni diverse. E questa criminalizzazione si e' condotta accusando l'avversario di non essere abbastanza ebreo.
Nulla di originale, eh. Da destra, nelle elezioni comunitarie, come sui media, si accusavano gli ebrei di sinistra di tradire il popolo ebraico, perche' stavano dalla parte politica avversa ad Israele. Posizione cretina, del tutto in tono con la corrente atmosfera di scontro tra visioni del mondo. Da sinistra, risposta -se possibile- ancora piu' cretina. Se siete cosi' sionisti, cosi' nazionalisti, cosi' determinati allo scontro di civilta', e' perche' siete insicuri del vostro ebraismo. Alzate la voce per compensare il vostro vuoto interiore. Et voila', ecco la leggenda della compensazione.
Questa, beninteso, e' la situazione presente - per come la vedo io, che ne sono fuori da qualche anno. Ma il fatto e' che, emigrando in Israele, ho in qualche modo tradito il gruppo di cui facevo parte, e il farlocchismo e' emerso in tutto il suo squallore. Vediamo in dettaglio cosa ho combinato, e come.
Prima di tutto, il gruppo di farlocchi di cui facevo ero parte, con la mia dose di ebraica farloccheria, lamentava con toni apocalittici l'avvento di una dittatura mediatica in Italia, Paese dove tutto fa schifo e insomma non resta che andare in montagna o andarsene del tutto. Nel mio caso, detto - fatto, me ne sono andato. In Israele, si'. E qui i problemi si complicano. Nella visione farlocca del mondo, c'e' una sola parte che ha ragione, ed e' quella che secondo lui e' la sinistra - solitamente riconoscibile per via iconografica. Ed in Israele c'e' una unica sinistra possibile, che e' quella dei kibbutz; che per il farlocco di sinistra sono una specie di comunismo realizzato. Il farlocco medio ovviamente non solo non sa che dalla sinistra dei kibbutz vengono i militari piu' capaci (vedi sopra) ma e' anche ignaro della evoluzione in senso capitalista dei kibbutz. Il farlocco guarda Israele da lontano, dalla sua comoda posizione in Italia- Paese di cui pero' lamenta la tragica involuzione- e si guarda bene dal metterci piede.
Io non sono andato a vivere in un kibbutz. Io sono un residente di Gerusalemme. Per centomila ragioni, perche' mi piace la citta', perche' mi piace studiare quello che vi si studia, perche' l'aria ha un colore unico e perche' tremila anni di storia passeggiano accanto a te, perche' sono sefardita ed amo il kitsch, perche' il mercato di Mahane Yehuda e' il mercato piu' bello del mondo, perche' l'alba di Rosh ha Shana a Gerusalemme e' come l'alba del mondo. A Gerusalemme e' nato mio figlio. 
Con parole attentamente calcolate, pensate per fare tutto il male possibile, dal gruppo di (ex) amici sono arrivati i seguenti messaggi. Che ero un fascista, sionista, nazionalista, che vuole tenersi Gerusalemme tutta per se', e solo per questo sfizio mette a rischio la pace. Il farlocco ebreo di sinistra vuole la divisione di Gerusalemme. Vuole liberarsi di quel pezzo di storia e poi ha imparato che se si divide Gerusalemme tutto ad un tratto scoppiera' la pace nel mondo intero. E' un altro caposaldo della religione farlocca, assieme al culto dei martiri.
Mi e' stato detto, da persone che credevo amiche, che io mettevo a rischio l'equilibrio demografico di quella citta'. Esiste una espressione piu' atroce, piu' imbecille? Ci sta tutta una visione del mondo, in questa cazzata. Il farlocco medio, che a Gerusalemme ci mette piede se va bene in gita turistica, ha imparato che c'e' una specie di trend demografico stabilito dal Padreterno, secondo cui gli arabi si riproducono piu' velocemente degli ebrei (e' falso, ma non e' questo il punto) e quindi per salvare il carattere ebraico di Israele bisogna dividere lo Stato molto, molto in fretta, preferibilmente subito. Indovinate cosa va abbandonato per primo. Ecco, se un ebreo si stabilisce in Israele, se addirittura mette su famiglia, questa e' una offesa alla concezione farlocca della storia dei rapporti tra ebrei e resto del mondo.
Il farlocco ebreo di sinistra ha imparato dalla sinistra piu' generale come relazionarsi con l'avversario. Io ancora non ho capito bene quando mi sono trovato nel ruolo di avversario, fatto sta che mi ci sono trovato. L'avversario va rieducato.  Quindi, e non sto scherzando, dall'Italia arrivavano, a me che in Israele ci vivevo, lezioni di storia di Israele e istruzioni su come comportarsi con questo o quel partito di Israele. E se facevo timidamente notare che magari ci potevo capire da solo, trovandomi sai come e' a vivere in loco, che magari non avevo a che fare con partiti, ma con persone, ciascuna con le proprie infinite ottime ragioni per trovarsi dove si trovava (politicamente e geograficamente) mi trovavo di fronte ad un orrido muro di gomma. La lezione veniva reiterata. Fino al clou, la diagnosi psicologica. Tu hai problemi di identita', ecco perche' sei cosi' nazionalista. 
Il farlocco e' per definizione convinto di essere l'ultima persona seria rimasta sulla faccia della Terra. Lui e i suoi amici, beninteso - cioe' quelli identici a lui per cultura, classe sociale, background, eta', e situazione sentimentale. Tutto cio' che e' diverso e' per definizione sbagliato. Malato, o magari falso. Il farlocco ebreo ha la stessa cultura del farlocco generale, che ripete a pappagallo pipponi sugli evangelici americani che vengono in Israele per pochi giorni all'anno, e cosi' facendo provocano gli arabi e affrettano lo scontro finale, l'Armageddon. 
Il farlocco ha parlato con zero evangelici in vita sua, e si guarda bene dal farlo. Lo facesse, si renderebbe conto che lo scontro finale sognato dagli evangelici sta in una specie di futuro indeterminato, tipo il sogno dei tifosi della Pro Vercelli di vincere lo scudetto della serie A (sulla base del fatto che la Pro Vercelli lo ha vinto nel 1908). E che sono le sue, del farlocco, vere fantasie malate di Armageddon, quando da' per scontato il confronto finale tra la maggioranza araba e la minoranza ebraica, che deve rimanere minoranza perche' cosi' voleva Rabin. 
Il farlocco ha una idea precisa del nemico - deve essere cattivo e avere un rapporto solo turistico con Gerusalemme, perche' se fosse buono sarebbe ancora dei nostri e non ci avrebbe traditi andandosene cosi' lontano. E siccome io mi sono trovato ad essere nemico, mi e' stata dipinta addosso questa immagine del cattivo turista. Ad opera di gente che loro si' in Israele ci vanno per pochi giorni. O non ci vanno del tutto. Certi sogni vanno guardati da lontano.
Di tutte le accuse che mi vengono spedite, la piu' significativa e' quella basata sulla leggenda della compensazione. Se ci pensate bene, il solo fatto di dire a uno che ha dei problemi di identita' ti fa sentire molto piu' forte nella tua, di identita'. E  se la compensazione fosse un vostro problema, farlocchi? Se fosse che vi sentite non poco ebrei perche' state a sinistra, ma inautenticamente di sinistra proprio perche' siete ebrei? Se fosse che questo Stato, lo Stato ebraico, vi mette in imbarazzo non per quello che fa, ma per il fatto che esiste e che non e' quello dei kibbutz della vostra fantasia?

domenica 8 agosto 2010

s'ha da fare o non s'ha da fare?

Due opinioni a proposito del centro Cordoba, che verra' costruito a New York, a pochi passi da Ground Zero.

La prima sta sul blog di Dov Baer, una delle voci piu' intelligenti della giudeo-bloggofera. Ed e' un rabbino israeliano.

La seconda e' di una signora musulmana, ed e' un articolo pubblicato dal Washington Post.

Quale e' a favore? Quale e' contrario? Lo lascio leggere a voi. Se poi il mio amico Yossarian volesse aprire il dibattito...

martedì 3 agosto 2010

Eurabici?

A me piace poco l'espressione Eurabia, e mi piace ancor meno chi la usa costantemente.

Ma leggendo di questa storia non ho potuto non pensarci. Dunque, per festeggiare una ricorrenza ebraica viene assunto un cantante ed intrattenitore. Che fa un eccellente lavoro e, quando l'atmosfera e' gioiosa e danzante, si lancia in Viva viva Netanyahu.





Il cantante ed intrattenitore si chiama Mohsen Sharif ed e' musulmano. Il che la dice lunga su quali sono i sentimenti della gran maggioranza degli arabi nei confronti di Israele e del suo governo e del legame tra ebrei ed Israele.

In sintesi si possono riassumere con: Avete come noi un governo che ogni tanto la imbrocca. Hyppee!

E che non sono poi cosi’ diversi da quelli di Nanni Moretti che festeggiava la vittoria dell’Ulivo, tanto tempo fa.

E invece no. Vai su facebook e trovi il solito gruppo del pisello che paragona il povero Sharif a un maiale e poi ci sono quelli che chiedono che venga bruciata la sua immagine. O forse peggio.

Ora mi chiedo - quale e' l'altro posto al mondo in cui gridare "Viva Netanyahu" e' considerato un crimine contro l'umanita'? Roba per la quale venire bruciati e paragonati a maiali?

A parte il manicomio, voglio dire.

In quale altro cavolo di posto si impone la artificiale e umiliante distinzione tra Israeliani ed ebrei?

Sta in Europa. E crede di essere intelligentsia.