giovedì 16 giugno 2011

4 - Crimini e disfatte

Stando a quel che scrive Benedetta, all’origine dello Stato di Israele ci sarebbe un crimine, che lei paragona con molta fantasia alla Shoah. Un crimine che viene tuttora perpetrato, per via della barriera di separazione che viene costruita (e che ha fatto cadere il numero degli attentati – ma lei non lo scrive). Questa supposta pulizia etnica dei palestinesi e' probabilmente la pulizia etnica piu' sgangherata della storia, visto il modo in cui la popolazione palestinese e' cresciuta dal 1948 ad oggi.

Ma ovviamente, inutile aspettarsi una sola parola sulla collaborazione della leadership palestinese con i nazisti, nessuna sui pogrom in Libia o Algeria. Probabilmente la sua compagna di scuola francese ha questo nella sua storia familiare. Ma lei non ne parla. La sua opinione, la  storia di una ebrea francese, nemmeno le interessa. Le basta il solito pregiudizio di marca comunista secondo cui la vita degli ebrei nei Paesi arabi era tutta rose e fiori, mentre quella degli  arabi nel Paese degli ebrei e’ una valle di lacrime. In Israele, quando suona la sirena per Yom haShoah i lavoratori arabi si fanno un punto di continuare a lavorare. Ma Benedetta non se ne e' accorta. Il pregiudizio sugli ebrei che sono i nuovi nazisti ed i palestinesi che ne sarebbero le vittime le impedisce di vedere questo aspetto della realta’. 

Per Benedetta  i poeti palestinesi e Primo Levi pari sono. Perche' Shoah e Nakba pari sono, con la differenza che, come abbiamo visto sopra, l'antisemitismo non e' piu' un problema, mentre i palestinesi sono tuttora perseguitati. E lo Stato di Israele, insomma e' nato in seguito ad una atroce ingiustizia, e che l’unico modo per raddrizzare questo terribile torto sia trasformare l’unico Paese ebraico al mondo in uno Stato ebraico-arabo, anzi arabo e basta, lo dice Gilad Atzmon e lo ribadisce Burg, due tra i (pochi) israeliani che lei cita con simpatia. 

Le piacciono, quei due e, guarda caso, nel loro essere ebrei c’e’ un sacco di colpa. Come da pregiudizio di marca cattolica (e Benedetta e' cattolica): essere ebrei e’, appunto, una colpa. La colpa di avere un rapporto diretto con il Padreterno e di piantare un casino perche’ la mia osservanza dello Shabbat e’ meglio della tua. Ma Benedetta vede soltanto  un poliziotto che arresta dei goim – ma quanto sono razzisti questi ebrei, e quella etiope isterica, certo che se gli italiani fossero restati in Etiopia questo non sarebbe successo. 
 
Della religione ebraica ha una idea quantomeno da caricatura. Prosciutto e formaggio, dice lei, e’ la cosa meno kasher del mondo. Ah, che liberazione quando c’e’ un uomo [un frate cappuccino!] a liberare lei, donna, da questa costrizione esteriore.  Beh, no, viene da dire: esiste roba ancora meno kasher: la carne umana per esempio. E qui ci starebbe la battuta sull’Eucarestia, ma lasciamo perdere. Certo Benedetta non parla dell’Islam con lo stesso scherno che riserva agli ebrei.

Le donne ebree ultraortodosse sono in posizione subordinata? Certo. Tant’e’ che esistono programmi per migliorare la loro posizione economica, e lo Stato di Israele ci investe anche parecchio, per insegnare a queste signore come cavarsi il pane. Ci sono persino ultraortodosse lesbiche che hanno fatto outing. Ma non cercate queste notizie nel blog di Benedetta. Lei ci vuole dire che l’unica via per uscire dallo stato di subordinazione sia smettere di essere ebrei. Che e' un altro bell’esempio di pregiudizio: l’ebraismo come legge la cui osservanza renderebbe nevrotici ed innaturali, e soprattutto patriarcali e maschilisti. 

Pregiudizi che si trovano anche nel post su tefillin Barbie  un bel concentrato di stupidaggini sul ruolo della donna nella religione ebraica. Che tra l'altro contiene un falso, visto che la prima soferet della storia non e' quella citata, ma si chiama Avielah Barcalay. sorpresa, di donne forti ce ne e’ piu’ di una nel mondo ebraico, forse non c’e’ bisogno di un Gesu’ che venga a liberarle, ma si liberano da sole? 

Oh, e di sinagoghe Massorti, Reform e anche ortodosse dove le donne vestono tallet e tefillin ce ne sono anche in Israele. Ci sono sicuramente in America e se si deve dare retta alle statistiche, i compagni di scuola americani  di Benedetta sono cresciuti in sinagoghe dove una donna con il tallet non e’ uno spettacolo eccezionale, anzi.  Dove magari il rabbino e’ una donna (chissa' quante donne prete ha conosciuto, Benedetta...). Ma di tutto questo lei non parla. Le impedisce di vedere questa parte della realta’ il pregiudizio -di marca cattolica- sulla religione dei Padri e della Legge, che perseguita le povere donne fedeli della Legge dell’Amore. E il pregiudizio comunista sugli americani che sarebbero solo una mandria di bovari.

1 commento:

itto ogami ha detto...

personaggio eclatante.