No, non un gioiello: "cosa o persona ritenuta bella e perfetta e quindi preziosa". Proprio un pezzo di bigiotteria: "assortimento di gioielli fatti di materiale non pregiato". Il gioiello e' cosa rara, un lavoro di artigianato. Il bijou e' fatto in serie, e in casi davvero gravi, esposto come se fosse un pezzo di valore.
Il bijou in questione e' un blog che parla di Israele, anzi sono due:
variante colta e
variante intimista. L'autrice ha passato un anno a Gerusalemme ed esibisce le sue opinioni ed impressioni come se fossero un gioiello prezioso. Eleva la sua personale esperienza a misura del mondo. Accetta ben poco di discuterne (come ho constatato in una breve corrispondenza con lei) perche' sostiene siano basate solo sulla sua personale esperienza. Esperienza che guarda caso conferma gli stessi pregiudizi -di matrice cattolica o comunista- esibiti da centinaia di italiani (post)cattolici, o di sinistra, quando visitano il Paese degli ebrei. Pregiudizi spesso basati sugli episodi piu' o meno identici a quelli che la autrice racconta di aver vissuto. Roba fatta in serie, bigiotteria.
E' impressionante la presunzione di chi crede di passare esperienze sensazionali e se ne torna a casa (dopo un anno!) convinto di aver avuto ragione fin dal momento dell'imbarco- che vien da chiedersi chi glielo ha fatto fare di spostarsi, se sapeva gia' tutto. Forse questa presunzione di sapere gia' tutto e' una malattia professionale. Caratteristica di tutti gli studenti di materie umanistiche, che guardano al (magro) mercato del lavoro cercando una soddisfazione nella presunzione di avere comunque ragione.
Quello che e' piu' sconfortante e' il profilo, diciamo, intellettuale dell'autrice. E' assolutamente convinta di non avere pregiudizi. E per fortuna che ha letto Edward Said, che se insegna qualcosa di buono e' che lo sguardo su un'altra cultura non e' mai innocente (non lo insegna solo lui, eh. E' piu' o meno l'ABC di qualsiasi persona colta, diciamo da Freud in poi). Sconfortante, dicevo, non perche' sia originale - ma proprio perche' in Israele, dall'Italia, arrivano ogni anno studenti e turisti, presuntuosi e pieni di pregiudizi. Non necessariamente per lavorare per una delle molte NGO (anche se lei e' finita a fare pure questo) che sono generosamente sussidiate dall'Europa per spiegare a noi israeliani come comportarsi bene, diciamo da ospiti in una terra non nostra. Magari sono solo affascinati da qualche lettura da adolescenti, che ha confermato quel che hanno imparicchiato attorno al presepio guardando le statuette dei Re Magi, o partecipando a qualche assemblea con la presenza dell'immancabile palestinese professionista (e nessun israeliano a rispondere).
Insomma, quel che scrive questa tizia e' deprimente anche e perche' non e' originale. E' talmente tipico e stereotipato che ho deciso di dedicarci una serie di post. Spero che la lettura dei miei rimuginamenti faccia cadere qualche benda dagli occhi, se per caso vi imbattete in qualche altro blog (o articolo, o post, o serie di opinioni), di simile basso e scontato tenore. In rete, purtroppo, non ne mancano, e sono tutti in italiano.
Buona lettura.