venerdì 24 giugno 2011

Negli ultimi giorni si e' scoperto che i prigionieri appartenenti ad Hamas rinchiusi nelle carceri israeliani godono di accesso alla E mail, hanno la pagina facebook e tengono pure festeggiamenti in carcere.

Sono seguite le usuali promesse di restrizione da parte della amministrazione carceraria.

Adesso Hamas si arrabbia perche' tali promesse violerebbero le convenzioni internazionali .

Che, detto dai carcerieri di Gilad Shalit, fa un certo quale effetto comico.

Ma Hamas e i suoi sostenitori sono gente di spirito. Guardate qui che bella pagina facebook hanno inventato: Palestinian activists have set up a Facebook campaign to "abduct a partner for Shalit". Non lo trovate divertente?
 

giovedì 16 giugno 2011

1 - Ho trovato un bijou

No, non un gioiello: "cosa o persona ritenuta bella e perfetta e quindi preziosa". Proprio un pezzo di bigiotteria: "assortimento di gioielli fatti di materiale non pregiato". Il gioiello e' cosa rara, un lavoro di artigianato. Il bijou e' fatto in serie, e in casi davvero gravi, esposto come se fosse un pezzo di valore.

Il bijou in questione e' un blog che parla di Israele, anzi sono due: variante colta e variante intimista. L'autrice ha passato un anno a Gerusalemme ed esibisce le sue opinioni ed impressioni  come se fossero un gioiello prezioso. Eleva la sua personale esperienza a misura del mondo. Accetta ben poco di discuterne (come ho constatato in una breve corrispondenza con lei) perche' sostiene siano basate solo sulla sua  personale esperienza. Esperienza che guarda caso conferma gli stessi pregiudizi -di matrice cattolica o comunista-  esibiti da centinaia di italiani (post)cattolici, o di sinistra, quando visitano il Paese degli ebrei. Pregiudizi spesso basati sugli episodi piu' o meno identici a quelli che la autrice  racconta di aver vissuto. Roba fatta in serie, bigiotteria. 

E' impressionante la presunzione di chi crede di passare esperienze sensazionali e se ne torna a casa (dopo un anno!) convinto di aver avuto ragione fin dal momento dell'imbarco- che vien da chiedersi chi glielo ha fatto fare di spostarsi, se sapeva gia' tutto. Forse questa presunzione di sapere gia' tutto  e' una malattia professionale. Caratteristica di tutti gli studenti di materie umanistiche, che guardano al (magro) mercato del lavoro cercando una soddisfazione nella presunzione di avere comunque ragione.

Quello che e' piu' sconfortante e' il profilo, diciamo, intellettuale dell'autrice. E' assolutamente convinta di non avere pregiudizi.  E per fortuna che ha letto Edward Said, che se insegna qualcosa di buono e' che lo sguardo su un'altra cultura non e' mai innocente (non lo insegna solo lui, eh. E' piu' o meno l'ABC di qualsiasi persona colta, diciamo da Freud in poi). Sconfortante, dicevo, non perche' sia originale - ma proprio perche' in Israele, dall'Italia, arrivano ogni anno studenti e turisti, presuntuosi e pieni di pregiudizi. Non necessariamente per lavorare per una delle molte NGO (anche se lei e' finita a fare pure questo) che sono generosamente sussidiate dall'Europa per spiegare a noi israeliani come comportarsi bene, diciamo da ospiti in una terra non nostra. Magari sono solo affascinati da qualche lettura da adolescenti, che ha confermato quel che hanno imparicchiato attorno al presepio guardando le statuette dei Re Magi, o partecipando a qualche assemblea con la presenza dell'immancabile palestinese professionista (e nessun israeliano a rispondere). 

Insomma, quel che scrive questa tizia e' deprimente anche e perche' non e' originale. E' talmente tipico e stereotipato che ho deciso di dedicarci una serie di post. Spero che la  lettura dei miei rimuginamenti faccia cadere qualche benda dagli occhi, se per caso vi imbattete in qualche altro blog (o articolo, o post, o serie di opinioni), di simile basso e scontato tenore. In rete, purtroppo, non ne mancano, e sono tutti in italiano. 

Buona lettura.

2 - Insofferenze

Mi fa davvero rabbrividire chi ritiene che in Europa l'antisemitismo sia scomparso. Sono semplicemente scomparsi gli ebrei. Ci sono luoghi d'Europa dove l'orrore nazista non e' arrivato, come l'Inghilterra - la cui popolazione ebraica diminuisce di numero ed invecchia. Ci sono luoghi in cui e' avvenuta una immigrazione ebraica, p. es. in Francia, dal Nordafrica, e non certo per volonta' di chi emigrava. Ma la maggior parte della popolazione ebraica europea e' sparita durante la seconda guerra mondiale, altri si sono spostati in Israele, ed altri -particolarmente in Europa dell'Est- sono stati costretti per decenni ad abbandonare ogni forma organizzata di vita ebraica. E' vero, in Est Europa adesso si assiste ad una rinascita, che e' per me una delle cose piu' commoventi che mi e' capitato di vivere. Ma manifestare insofferenza quando si parla di antisemitismo e' purtroppo un riflesso condizionato di molti europei, italiani inclusi.

Vedi per esempio cosa scrive Benedetta, qui, a "Per la mia compagna francese dire che forse l’uccisione una decina di persone sulla Freedom Flottilla non sia stata una grande idea diventa un segno di antisemitismo che porterà ad una seconda Shoah." La collega francese e’ solo una paranoica che non sa cogliere l’importante differenza tra chi odia la razza ebraica (antisemitismo) e chi vorrebbe negare al popolo ebraico il diritto alla autodeterminazione (o antisionismo).

Probabilmente questa atteggiamento irridente si deve alla sovrapposizione tra Shoah ed antisemitismo, di modo che se non ci sono forni crematori uno si sente autorizzato a dire che l'antisemitismo non c'e'. Cosi'il ghetto di Venezia, dove per secoli gli ebrei sono stati rinchiusi e costretti a portare un segno cucito sugli abiti, e trattati da cittadini di seconda classe, diventa per Benedetta solo un luogo pittoresco che nulla ha a che vedere con la Shoah (vero) ne' con l'antisemitismo (falso). Certo Benedetta non mostra alcuna empatia per per chi vive nel rischio di venire rapito, torturato per giorni, solo perche’ ebreo. Succede in Francia, eh. 

Ma anche nella stessa citta' dove Benedetta e' nata e cresciuta gli ebrei non sono esattamente benvoluti, e manco lo sono gli israeliani. Lei lo sa, lo scrive, ma considera piu' o meno dovuto che si passi sopra a uno degli episodi di razzismo piu' vergognosi della storia del basket italiano. Per la cronaca, chi ha organizzato la gazzarra non ha fatto un solo giorno di galera ed e' attualmente un rispettato libero professionista: la citta' non e' grandissima, e queste sono faccende di dominio pubblico. Ma per Benedetta in questo non c'e' nulla di grave. Dopotutto e' roba che non la riguarda.

3 - Vedere il mondo con gli occhi di Umberto Bossi

Ma esistono, gli israeliani? Chissa'. Una che vive li’ da dieci anni  non e’ israeliana, rimane russa. Ce la ha nel sangue, l’identita’? Nella razza? E qui Benedetta ci racconta gli ebrei vogliono nascondere al mondo che ci sono state conversioni all’ebraismo e ci tengono al mito della loro purezza genetica. Perche' ovviamente gli ebrei sono razzisti, certo. Sono tanto ossessionati dalla propria purezza genetica che restano fermi a Lamark senza accettare Darwin - come tutti i fondamentalisti.

Naturalmente gli israeliani che lavorano all’aereoporto sono cattivi e razzisti ed inspiegabilmente diffidenti. Pofferbacco, e pensare che e’ il luogo piu’ sicuro della terra e che lavorare li’ e’ una vera gioia, altro che Malpensa - dove noi israeliani vieniamo accolti da personale che ci definisce amichevolmente “il cargo” e pensano che nessuno comprenda l’italiano. Siamo perfino cattivi con i giovani cattolici che lavorano alla Custodia di Terra Santa. Che sarebbe il bel posto che assicura il passaporto a un bellimbusto di nome Hilarion Capucci, un prelato con la passione delle armi e convinto che levare con le armi agli ebrei il diritto alla autodeterminazione sia una opera di carita'. Cattivi, sia chiaro, soprattutto con chi porta la barba, come Gesu'.

Con la barba si possono nascondere cicatrici, che sono un segno di identificazione, e bene lo sanno anche i camorristi in soggiorno obbligato che venivano spediti dalle parti di Benedetta negli anni Settanta. Ma lei questo non lo sa, e se lo sa nemmeno ci pensa, perche’ le importa ribadire lo stereotipo dei poliziotti ebrei cattivi che perseguitano il giovane Gesu Cristo con barba. Ah, come diventano cattivi gli ebrei, ogni volta che hanno il potere.
E diciamolo: gli israeliani se ne fregano della pelle della gente! Ipocriti giudei, che tutelano piu' i diritti degli animali che quelli delle persone.

Gli israeliani si “gloriano di un suicidio di massa” e, inspiegabilmente, vanno in sollucchero davanti a tre pietre perche’ attestano la continuita’ di una presenza su una terra su cui non dovrebbero stare. E se ci devono stare, assolutamente, devono essere privi di sovranita’. Devono (dobbiamo) essere ospiti, mai cittadini. Perche’ la sovranita’ spetta agli arabi che “sono li’ da sempre”. Noi, anche con decenni di permanenza, non diventiamo mai locali: vedi quella che e’ russa e non israeliana. Sembra proprio di sentire Bossi, o meglio uno dei suoi elettori, che se la prende con il napoletano che e’ arrivato trenta anni prima, ed ancora lo chiama terun.

4 - Crimini e disfatte

Stando a quel che scrive Benedetta, all’origine dello Stato di Israele ci sarebbe un crimine, che lei paragona con molta fantasia alla Shoah. Un crimine che viene tuttora perpetrato, per via della barriera di separazione che viene costruita (e che ha fatto cadere il numero degli attentati – ma lei non lo scrive). Questa supposta pulizia etnica dei palestinesi e' probabilmente la pulizia etnica piu' sgangherata della storia, visto il modo in cui la popolazione palestinese e' cresciuta dal 1948 ad oggi.

Ma ovviamente, inutile aspettarsi una sola parola sulla collaborazione della leadership palestinese con i nazisti, nessuna sui pogrom in Libia o Algeria. Probabilmente la sua compagna di scuola francese ha questo nella sua storia familiare. Ma lei non ne parla. La sua opinione, la  storia di una ebrea francese, nemmeno le interessa. Le basta il solito pregiudizio di marca comunista secondo cui la vita degli ebrei nei Paesi arabi era tutta rose e fiori, mentre quella degli  arabi nel Paese degli ebrei e’ una valle di lacrime. In Israele, quando suona la sirena per Yom haShoah i lavoratori arabi si fanno un punto di continuare a lavorare. Ma Benedetta non se ne e' accorta. Il pregiudizio sugli ebrei che sono i nuovi nazisti ed i palestinesi che ne sarebbero le vittime le impedisce di vedere questo aspetto della realta’. 

Per Benedetta  i poeti palestinesi e Primo Levi pari sono. Perche' Shoah e Nakba pari sono, con la differenza che, come abbiamo visto sopra, l'antisemitismo non e' piu' un problema, mentre i palestinesi sono tuttora perseguitati. E lo Stato di Israele, insomma e' nato in seguito ad una atroce ingiustizia, e che l’unico modo per raddrizzare questo terribile torto sia trasformare l’unico Paese ebraico al mondo in uno Stato ebraico-arabo, anzi arabo e basta, lo dice Gilad Atzmon e lo ribadisce Burg, due tra i (pochi) israeliani che lei cita con simpatia. 

Le piacciono, quei due e, guarda caso, nel loro essere ebrei c’e’ un sacco di colpa. Come da pregiudizio di marca cattolica (e Benedetta e' cattolica): essere ebrei e’, appunto, una colpa. La colpa di avere un rapporto diretto con il Padreterno e di piantare un casino perche’ la mia osservanza dello Shabbat e’ meglio della tua. Ma Benedetta vede soltanto  un poliziotto che arresta dei goim – ma quanto sono razzisti questi ebrei, e quella etiope isterica, certo che se gli italiani fossero restati in Etiopia questo non sarebbe successo. 
 
Della religione ebraica ha una idea quantomeno da caricatura. Prosciutto e formaggio, dice lei, e’ la cosa meno kasher del mondo. Ah, che liberazione quando c’e’ un uomo [un frate cappuccino!] a liberare lei, donna, da questa costrizione esteriore.  Beh, no, viene da dire: esiste roba ancora meno kasher: la carne umana per esempio. E qui ci starebbe la battuta sull’Eucarestia, ma lasciamo perdere. Certo Benedetta non parla dell’Islam con lo stesso scherno che riserva agli ebrei.

Le donne ebree ultraortodosse sono in posizione subordinata? Certo. Tant’e’ che esistono programmi per migliorare la loro posizione economica, e lo Stato di Israele ci investe anche parecchio, per insegnare a queste signore come cavarsi il pane. Ci sono persino ultraortodosse lesbiche che hanno fatto outing. Ma non cercate queste notizie nel blog di Benedetta. Lei ci vuole dire che l’unica via per uscire dallo stato di subordinazione sia smettere di essere ebrei. Che e' un altro bell’esempio di pregiudizio: l’ebraismo come legge la cui osservanza renderebbe nevrotici ed innaturali, e soprattutto patriarcali e maschilisti. 

Pregiudizi che si trovano anche nel post su tefillin Barbie  un bel concentrato di stupidaggini sul ruolo della donna nella religione ebraica. Che tra l'altro contiene un falso, visto che la prima soferet della storia non e' quella citata, ma si chiama Avielah Barcalay. sorpresa, di donne forti ce ne e’ piu’ di una nel mondo ebraico, forse non c’e’ bisogno di un Gesu’ che venga a liberarle, ma si liberano da sole? 

Oh, e di sinagoghe Massorti, Reform e anche ortodosse dove le donne vestono tallet e tefillin ce ne sono anche in Israele. Ci sono sicuramente in America e se si deve dare retta alle statistiche, i compagni di scuola americani  di Benedetta sono cresciuti in sinagoghe dove una donna con il tallet non e’ uno spettacolo eccezionale, anzi.  Dove magari il rabbino e’ una donna (chissa' quante donne prete ha conosciuto, Benedetta...). Ma di tutto questo lei non parla. Le impedisce di vedere questa parte della realta’ il pregiudizio -di marca cattolica- sulla religione dei Padri e della Legge, che perseguita le povere donne fedeli della Legge dell’Amore. E il pregiudizio comunista sugli americani che sarebbero solo una mandria di bovari.

5 - Orgogli e pregiudizi. E fare la nanna.

Tenetevi forte: Benedetta ha fatto il grande sforzo di far conoscere ai lettori italiani il punto di vista di Abraham Burg, senza raccontare i maneggi economici di cui e’ stato protagonista. Gli unici episodi di corruzioni che lei cita riguardano sefarditi come Katsav. L’eroico Burg, pacifista e gia’ commerciate di armi, le piace invece un sacco. Benedetta ci fa conoscere un articolo di Burg pubblicato da Haaretz, che e’ il quotidiano israeliano piu’ citato dalla petrolifera stampa italiana. Ce ne era un gran bisogno, di far conoscere queste posizioni, nevvero? Se ne parla cosi’ poco in Italia....

Come e’, come non e’, i lettori italiani hanno dovuto aspettare la traduzione italiana di un romanzo di Amos Oz per scoprire che e’ esistito il sionismo revisionista – la corrente da cui discendono i due maggiori partiti israeliani. Inutile chiedersi se Bendetta si sia data pena di visitare un insediamento (almeno uno) per sapere chi sono e come vivono questi mostri che si chiamano coloni. Le basta sapere quel che sa. E ripeterlo.

E' arrivata in Israele forte della lettura del capolavoro di Edward Said, che non bisogna mai mettere in discussione (chettedevo di’, ognuno c’ha i suoi libri sacri) e se ne va in giro per Israele e Territori-Occupati (badando ad evitare gli insediamenti ebraici) alla ricerca della conferma di quel che scriveva Said, quando non era impegnato a tirare pietre contro il confine di Israele, a confezionare frottole sulla sua casa di origine e scrivere prefazioni a libri antisemiti. Said e’ un profeta e si puo’ dialogare solo con chi ne accetta il verbo.

Benedetta cerca il dialogo e sbuffa irritata quando si accorge che questi cattivi ebrei hanno poco tempo da perdere con chi sparge a piene mani pregiudizi di  origine catto-comunista. Tipo la storiella secondo cui gli israeliani sarebbero un popolo artificiale, che e' creato dagli strateghi del Pentagono per il solo scopo di levare la terra agli aborigeni palestinesi, nel nome di fantasie bibliche che non sono state redente dalla miracolosa legge dell’amore portata dai francescani con la barba. Talmente cerca il dialogo, la povera Benedetta, che persino quando ne ha l’occasione evita di "aprire l’argomento Israele" “perche’ tanto non ne usciamo”.  Ci tiene ai suoi pregiudizi e davvero non vuoi metterli in discussione. .

Ma perche' non aprirlo, questo argomento? Perche' non parlare di un Paese che le ha messo a disposizione persino strutture di pronto soccorso psicologico per fronteggiare le conseguenze di un attentato di cui lei si era accorta a malapena? Sono tutte manfrine. Lei ha in testa lo stereotipo degli israeliani rudi e poco ospitali (la terra non e’ loro, dopotutto, no?) e di questo pronto soccorso parla con il solito risolino, quasi quella roba fosse inutile. Se davvero gli israeliani volessero far finire gli attentati dovrebbero smantellare l'esercito, tirare giu' la barriera di separazione e andarsene affanculo

Perche’ gli israeliani sono per definizione inospitali. Ospitali sono, naturalmente, i siriani.  Ospitali verso gli italiani, e casualmente e’ cospicuo lo scambio commerciale tra Italia e Siria, nevvero? Ma non e' che gli studenti italiani sono una risorsa per i siriani e che quella e' una dittatura: chissa' se la generosa Benedetta ha provato in questi giorni a contattare la famiglia siriana che la ha ospitata con tanta generosita'.

Per lei sono gli israeliani ad essere barbari, ed e' (tenetevi forte), colpa della loro lingua. Ma perche' non si adattano al clima e imparano l'arabo? Come stupirsi, ci spiega seria Benedetta, se un popolo cosi’ patriarcale, maschilista, aggressivo ed arrogante, non ha nemmeno un termine per tradurre l’espressione “fare la nanna”

Il che, naturalmente, e' una balla:

6 - Lo spettacolo vi e' stato gentilmente offerto da..

Nel caso vi interessi, Benedetta ha concluso il suo anno a Gerusalemme con un mese di "tirocinio" presso questa organizzazione qui.

La direttrice e' una convinta che apartheid sia una parola adatta a descrivere quel che succede in Israele, ed anzi quel che succedeva in Sudafrica era molto meno grave di quel che succede nella West Bank. Un attivista di quella organizzazione ritiene che Israele abbia interiorizzato la lezione dei nazisti, e che lo Stato di Israele sfrutti la memoria della Shoah. Un alto dirigente della stessa organizzazione si e' espresso in pubblico a favore del diritto al ritorno in Israele di tutti i discendenti dei rifugiati palestinesi (che significa la fine dello Stato ebraico).

Non so se Benedetta sia stata pagata per il lavoro che ha svolto. Pero' magari vi interessa sapere quanto ha ricevuto dalla Unione Europea la predetta organizzazione. Sono soldi anche vostri, eh.