lunedì 24 gennaio 2011

Gerusalemme ed i sogni dei farlocchi

Yaacov Lozowick e' uno storico israeliano, ex direttore degli archivi dello Yad Vashem. Da lungo tempo sostenitore del progetto "due popoli per due Stati", e' anche un attivo oppositore della divisione di Gerusalemme. In questo interessante post elenca i possibili scenari che ne potrebbero risultare. Si va dall'ipotesi piu' ottimista [un trattato di Schengen tra israeliani e palestinesi e la trasformazione dell'intero Medio Oriente in una specie di Unione Europea] a quelli piu' tragici, ed ahime' probabili, che ricordano - quando va bene- Gorizia nel dopoguerra; e quando va male Sarajevo negli anni Novanta.

Con una differenza: quelle due citta', prima di venire divise secondo linee di appartenenza etnica, politica, religiosa..., erano ignote alla popolazione del Pianeta Terra, con la sola esclusione degli abitanti. Mentre Gerusalemme e' nota al mondo intero. Lozowick mostra come la situazione attuale sia di gran lunga la preferibile, e infatti non a caso gli abitanti arabi di Gerusalemme appaiono ben contenti di essere residenti nella capitale di Israele ed hanno da tempo mandato in soffitta i sogni di rivalsa

Lozowick e' abituato a lavorare negli archivi, e siccome e' un tipo preciso, ha pubblicato anche una serie di post che illustrano le difficolta' -per essere generosi- della  progettata divisione di Gerusalemme. Se siete interessati, potete leggere qui una introduzione su come si e' arrivati alle proposte attuali, a partire dalla crescita della citta' nella sua parte ovest (sotto sovranita' israeliana) che data fin dal 1949,  ed e' parallela alla rovina della parte est, che fino al 1967 era sotto sovranita' giordana. Sono anche illustrate le proposte di divisione, e le loro conseguenze, in una serie di quartieri: la Citta' Vecchia, MamillaAbu Tor, fino all'area intorno allo Shepherd Hotel, di cui tanto si e' parlato nei giorni scorsi. Per dirla in tre parole, citando Samuel Goldwyn: e' im-possibile.

Quindi sorge spontanea una domanda: se la divisione della capitale di Israele e' una cavolata, oppure -peggio- un affare pericoloso, come mai cosi' tante persone ritengono sia una condizione imprescindibile per avviare un qualsiasi processo di pace? La domanda e' straordinariamente complessa, e non sperate di trovare da me una risposta.

Uno potrebbe cominciare ad osservare che, ammesso che Gerusalemme abbia uno statuto importante nell'Islam, non e' affatto vero che l'Islam si opponga alla sovranita' ebraica sulla terra di Israele. Ed in effetti i maggiori commentatori del Corano hanno sempre sostenuto il buon diritto degli ebrei di vivere nella loro terra, con una appendice splatter del genere "la hanno persa perche' non sono stati abbastanza sanguinari con i cani infedeli che gliela volevano togliere". Il piu' importante commentatore del Corano, al Tabari, ritiene che la terra assegnata da Allah al popolo ebraico comprenda non solo Gerusalemme, ma pure Danasco. Purtroppo i commentari del Corano, solitamente stampati accanto al testo sacro, sono molto grammaticalmente sofisticati, e poso si adattano a chi vuole fare dell'Islam una religione politica e meno ancora a chi ha poca consuetudine con l'arabo del Corano.

Quindi quella che era la posizione maggioritaria nel mondo islamico, oggi e' praticamente scomparsa, sostituita dalla manfrina secondo cui Gerusalemme e' la terza citta' santa dell'Islam e l'esistenza dello Stato di Israele sul sacro suolo arabo e' una offesa che i devoti musulmani devono lavare con il sangue. La quale e' una posizione comune ma molto recente che si e' fatta strada nelle istituzioni religiose islamiche piu' o meno nell'epoca di Nasser e cominciando dall'Egitto. Alla faccia della millenaria tradizione. Sarete mica sorpresi dallo scoprire che i fascisti arabi, proprio come i fascisti italiani, cercano di fare della religione uno strumento di governo, vero? Nasser ha fatto esattamente questo, con la differenza che le accademie islamiche egiziane sono quelle a cui guardano tutti i religiosi islamici sunniti.

Ripeto la domanda: se Gerusalemme non e' cosi' importante per i devoti musulmani, e se i locali residenti arabi, passato qualche anno di incazzatura, si sono fatti una ragione e convivono tranquillamente con i loro concittadini ebrei, dove sta il problema? Perche' persone che a Gerusalemme non vivono, e il piu' delle volte manco la hanno visitata, continuano a parlare della imprescindibile necessita' di dividerla, dell'urgenza di ridimensionare le pretese ebraiche e via di sbroc sbroc fino a raggiungere la pace nel mondo, che sicuramente arrivera' non appena gli ebrei avranno trangugiato qualche altra umiliazione?

E io vi ripeto che una risposta non ce la ho. Pero' tutti sanno che "internazionalizzare Gerusalemme" e' il mantra preferito dal Vaticano, che non riesce a mettere d'accordo la propria componente filo-israeliana, con la propria componente filo-palestinese. Lo sapete che a Gerusalemme ci sono due ospedali francescani, ambedue francesi, e che uno ha un numero di telefono ex giordano, adesso palestinese, e quell'altro ne ha uno israeliano? Per dirvi il casino. Internazionalizzazione e' per il Vaticano un comodo modo di lavarsi le mani del casino interno, che riguarda una citta' in cui, da almeno tre secoli, ogni variante del cristianesimo, dai copti ai mormoni, si sente in dovere di investire in strutture alberghiere per ospitare il clero in formazione, i pellegrini e (da un paio di decenni) pure turisti.

Quindi non vi stupirete nello scoprire che la maggiore proprietaria terriera a Gerusalemme e' la Chiesa greca ortodossa, i cui membri non sono proprio molto felici del radicalismo islamico che cresce dalle loro parti - cercavate una ragione dell'avvicinamento della Grecia ad Israele, che inspiegabilmente sta mandando la Turchia a fare in cuffio? Eccola che la avete.

Il mantra vaticano della internazionalizzazione puo' essere probabilmente dovuto a posizioni teologiche; dopotutto la rovina di Gerusalemme, la distruzione del Tempio e la cacciata degli ebrei da quella citta', sono state lette per secoli come la prova provata della verita' del cristianesimo e dell'errore degli ebrei, che non avevano riconosciuto il vero messia. O forse c'entra un certo passato clerico-fascista, quando la Civilta' Cattolica raccomandava a Mussolini la "segregazione" degli ebrei e una generazione di giovani intellettuali fascisti come Amintore Fanfani o Gabriele De Rosa vagheggiava "la rivicita di Ario" contro protestanti ed ebrei che avevano divorato lo spirito delle nazioni europee. Quella generazione di intellettuali sarebbe poi passata, qualche decennio dopo,  a ostenere posizioni terzomondiste all'interno della DC, e a manifestare quindi simpatie per i nazionalisti arabi. Il tanfo della loro eredita' e' ancora in giro, come si rende conto chiunque apra uno qualsiasi dei blog sbroccotronici, che sono tutti laici e atei ed anticlericali, ma hanno sempre, da qualche parte, il loro bravo "prete in periferia che va avanti nonoffftante il Vaticano" come cantava Jovannotti.

Ci saranno quindi pregiudizi religiosi, alla radice della diffusione della bufala internazionalizzante. Non ne sono cosi' sicuro, perche' ho perso il contatto con il mondo cattolico italiano. Nei Paesi in cui ho vissuto ultimamente, se il Pontefice dichiara che la pace e' meglio della guerra, non ha tutto lo spazio che ha nelle TV italiane. Fa notizia anzi poche volte e quando dice scempiaggini sul preservativo o la pedofilia ,gli editorialisti dei principali quotidiani concordano nel dire che si tratta, appunto, di scempiaggini. Quando incrocio su YouTube la Litizzetto con i suoi Emineenz non la trovo (piu') dissacrante e sbadiglio. Davvero, sto lontano; non ho i titoli per pronunciarmi su quel che succede nel mondo cattolico in Italia. 

Pero' posso parlare del mondo ebraico. E la leggenda secondo cui dalla divisione di Gerusalemme scendera' necessariamente la pace, e' diffusa anche all'interno del mondo ebraico, nella sezione farlocchi -  che e' ahime' molto presente nel web e veste i panni della ragionevolezza. Lasciamo perdere in che modo veste quei panni - solitamente prendendo di mira qualcuno ed accusandolo di essere un pericoloso estremista. E' il classico stratagemma retorico dei pacifisti, che si autodefiniscono tali, accusando implicitamente il resto del mondo di essere guerrafondai.

Abuso ancora della pazienza dei lettori, ma questa bega interna al mondo ebraico ha delle radici storiche - per quanto stravolte dalle chiacchere del web. Risaliamo agli anni Venti, gli anni in cui il nazionalismo palestinese prendeva forma e gli ebrei che vivevano in Terra di Israele venivano massacrati. I britannici stavano a guardare, indecisi se prendere le parti degli ebrei (a cui avevano promesso uno Stato in una area comprendente Israele e la attuale Giordania) o degli sceicchi arabi, con cui il Foreign Office stava intrecciando relazioni. Se vi state chiedendo come mai gli ebrei non rispondevano ai massacri la risposta e' havlagah, contenimento. Cercando di mantenere in vigore le buone relazioni con gli inglesi, tutte le organizzazioni di autodifesa ebraiche si attenevano alla linea di non-intervento, tant'e' vero che i primi attentati ebraici di difesa, quando iniziarono, erano scandalosamente naive. 

Vedi per esempio, Shlomo ben Yossef; un  ragazzo che non riusciva nemmeno a maneggiare un fucile e che improvviso' una imboscata contro una pattuglia araba armata, che da mesi faceva il tiro al bersaglio sui passanti che si dirigevano all'ospedale ebraico. Sbaglio' la mira, gli inglesi lo catturarono e lo mandarono sulla forca, dopo averlo riempito di botte con la espressa intenzione di renderloirriconoscibile "persino per quella cagna di sua madre".  Un  trattamento che non riservavano ai prigionieri arabi. Tutto questo, nel 1938. 

Ma facciamo un passo indietro: agosto 1929. Il nazionalismo arabo consiste essenzialmente in gruppi che si rifanno a due clan, i Nashashibi e gli Husseini, in feroce lotta tra di loro. Il piu' cinico, e fanatico, degli Husseini, e' riuscito a farsi nominare massima autorita' religiosa islamica (Mufti) ed e' inferocito con le idee socialiste che entrano nel suo feudo, portate da questi europei le cui donne sono un attentato alla moralita'. Pensate che questi ebrei stanno introducendo il pericoloso principio secondo cui tutti devono avere accesso all'acqua. Se facciamo cosi' avremo presto un Parlamento, e saranno cazzi per tutti. Nel 1921 c'e' gia' stata una ondata di violenze contro la popolazione ebraica, in coincidenza con una importante festivita' musulmana locale, e in presenza di decine di migliaia di pellegrini (armati, viaggiare da quelle parti era una roba pericolosa). 

Nel 1929 un gruppo di intellettuali ebrei nazionalisti decide che ne ha le tasche piene, e organizza una manifestazione al Kotel, il Muro del Pianto, il luogo piu' sacro dell'ebraismo. Perche' una manifestazione? Perche' i britannici erano in preda a paturnie filoarabe e cercavano di placare quell'esaltato di Husseyni. Il quale era in fregola filo-fascista, e gli inglesi non riuscivano a capacitarsi di quali fossero i piani di Mussolini per quanto riguarda il Mediterraneo o l'Africa, che reputavano roba loro.  Quindi, e giusto per non sbagliare, gli inglesi decidono di vietare agli ebrei l'accesso al Muro; proprio nella giornata piu' sacra del calendario ebraico.
Il gruppo di intellettuali nazionalisti di cui sopra, a cui della religione probabilmente importava poco, ma moltissimo della autodifesa e della dignita', organizza una manifestazione al Muro, con dispiego di bandiere e (per la prima volta nella storia) inno sionista, che adesso e' l'inno nazionale di Israele. Un gruppo di scapestrati ed incoscienti? Forse - ma il fatto e' che a seguirli, in quella sfida al potere coloniale britannico, furono davvero in tanti, delle piu' disparate appartenenze politiche, dai sionisti socialisti o comunisti, fino ai liberali, con la generosa partecipazione di religiosi, atei, mistici ed umanisti.

Ora dovete capire che siamo di fronte a un peccato mortale. Abbiamo cioe' il famoso popolo che segue dei leader, i quali non hanno la approvazione del Partito. Anzi, a livello personale, quel terzetto di intellettuali (che si autodefinivano i Brit ha Biryonim) erano anche piuttosto incazzati con le organizzazioni socialiste, e vagheggiavano una Camera delle Corporazioni, quando lo Stato ancora non c'era.

Fast forward all'epoca contemporanea, dopo il fallimento degli accordi di Oslo - quando gli israeliani si aspettavano pace in cambio di terra e da parte palestinese sono solo cresciuti gli attentati. Salta fuori Clinton, con una proposta di divisione di Gerusalemme. Mettetevi nei panni del farlocco ebreo italiano, con i suoi problemi di appartenenza, che se sono troppo ebreo e troppo sionista poi nel Partito non mi vogliono. E che io faccio molto per il popolo di Israele, combatto l'antisemitismo in rete, guarda che lista di amici facebook che ho, sono tutti nazi e qualche compagno, cosa credi tu, ci parlo e ci dialogo tutti i giorni. Ecc. ecc. 

Gerusalemme, per questo farlocco che non ci ha mai abitato, e' un conto in sospeso che va regolato. Richiama alla mente quel lontano peccato mortale, una insurrezione non solo contro gli inglesi, ma anche contro la dirigenza sionista che continuava a predicare il contenimento. Cercando di proporsi al pubblico non ebraico come voce della moderazione e della ragionevolezza, il farlocco ha bisogno di identificare dei fanatici da cui differenziarsi e da condannare. E quella citta', in cui gli ebrei sono maggioranza, e' troppo ebraica, e' la prova di quanto puo' essere ricca e vitale, persino sfacciata,  una identita' ebraica non diluita e non tormentata, come quella che il farlocco considera affascinante. 

Bisogna liberarsi di quel troppo ebraismo. Bene che vada si puo' tenere  un (chiamiamolo come va chiamato) ghetto di pittoreschi ultra-osservanti, che vestono come nella Polonia del Settecento e fanno tanto libro Adelphi, o nonno-di-Woody-Allen. Cosi' poetici, come un quadro di Chagall, con la loro erudizione (da cui il farlocco si tiene lontano) ed il loro stile di vita fuori dal tempo. Ma essere ebrei in questo tempo, ma che, scherziamo? Roba troppo complicata, e difficile, e poi perderei le mie importanti amicizie dentro il Partito, si solleverebbe il sospetto di sionismo - che e' una ideologia cosi' sorpassata... Il mio ebraismo e' soprattutto la Memoria dello Sterminio (maiuscolo! maiuscolo!) e l'impegno affinche' non si ripeta la Shoa contro i musulmani (mai un pensiero per gli immigratici cinesi o polacchi, vai un po' a sapere come mai). Ben venga quindi l'idea di dividere quella citta'. Che tanto io sto a Roma/Milano/Torino ecc.

Ma solo l'idea pero'. Seguite i link che vi ho segnalato all'inizio di questo mio kilometrico post. Ricordatevi che l'autore del blog non e' certo un guerrafondaio ed e' uno storico, che conosce la Shoah per aver diretto l'archivio dello Yad Vashem. Insomma qualcuno molto piu' vicino alla Memoria, di quanto lo siano i farlocchi che scorazzano nella italica bloggosfera alla ricerca di propalestinesi con cui intavolare dialoghi. Ecco, provate a far leggere i post a qualche farlocco. E poi sappiatemi dire se conserva ancora il suo sogno, piu' vaticano che ebraico, di internazionalizzare.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Yaacov Lozowick è un vero storico. Per questo sospetto sia così faticoso farlo tradurre in italiano. Per quanto riguarda il Vaticano ti informo che hanno fatto dei passi avanti. Alla caduta dell'impero ottomanno erano per l'internazionalizzare l'intera palestina - poi passata sotto mandato britannico. Poi hanno mollato la posizione per concentrarsi solo su Gerusalemme. Un altro paio di decenni e si pacificheranno con l'idea che Gerusalemme è la capitale di Israele. -)))
Grazie per aver ricordato la manifestazione.
barbara

Finrod ha detto...

molto interessante. Però Nasser ha (anche) mandato a morte Sayyid Qutb, e suo fratello Mohammad è andato ad insegnare nelle accademie saudite, non in quelle egiziane. Mi sono letto da poco "Terror & Liberalism" di Berman, e la sua tesi è che Nasser perseguitando gli islamisti in Egitto, abbia in realtà favorito la diffusione delle loro idee nel mondo islamico. Ora, non dico che abbia necessariamente ragione Berman, solo che gradirei un post specifico su "Nasser & Islam" ;-)

נחום ha detto...

Quello e' veramente al di sopra delle mie possibilita'. Azzardo che la questione si possa riassumere nel tentativo (riuscito) di trasformare la religione in instrumentum regni. Ma mi riservo di studiare la questione appena ho tempo. Tra l'altro vorrei capire se e quando il commentario di Al-Tabari e' scomparso dalle edizioni del Corano piu' diffuse.

Finrod ha detto...

non c'è problema, posso aspettare :-)