mercoledì 17 agosto 2011

Lo strano fenomeno degli Schivone Jews

La storia la hanno gia’ raccontata Angelo Pezzana e Werner Cohn decisamente meglio di come possa fare io. Riassumo. Gabriel M.Schivone e’ un attivista americano di una organizzazione che si definisce ebraica. Per mesi ha imperversato in Internet dicendo che era proprio il suo ebraismo a ispirare la sua attivita’ politica.  Della quale, ma questo e’ un problema minore, non si capisce quale sia l’obiettivo. La fine del blocco marittimo di Gaza - ma solo dalla parte israeliana? La fine dell’occupazione della West Bank cioe’ il trasferimento in luogo da definirsi di tutti gli ebrei che vi vivono ? La distruzione di Israele e la sua sostituzione con uno Stato in cui gli ebrei siano ridotti a minoranza, preferibilmente disarmata?

E chi lo sa. Schivone, da buon attivista pro-Palestina, poco si interessa del destino degli ebrei di quelli che risiedono nella sua amata Palestina, come di quelli che vivono altrove . Pero’ racconta al mondo intero che ci sarebbero decine, centinaia, ma che dico decine di migliaia, milioni, di ebrei come lui, che non ne possono piu’ di essere associati alla politica criminale di Israele, che va avanti da quaranta anni, o dall’occupazione, che va avanti dalla Dichiarazione Balfour. Ci sono, sono belli, sono tanti e sono idealisti, ma una elite radical-chic, anzi neocon, anzi abberlusconiana, impedisce di esprimere le loro moderate e ragionevoli parole d’ordine.

C’e’ un solo problema. Quando lo show andava in onda gia’ da tempo, un paio di giornalisti hanno scoperto che Schivone non e’ ebreo. Non ha genitori ebrei, ne’ padre ne’ madre, non ha alcuna origine ebraica (nemmeno i nonni), non ha avuto una educazione ebraica, non ha mai studiato nulla di ebraismo, men che meno per affrontare uno dei tanti percorsi di conversione che sinagoghe di ogni denominazione mettono a disposizione di chi vuole diventare ebreo; ce ne sono, di questi pazzi, e sembra che siano pure in aumento. Ma Schivone non e’ uno di loro. E’ solo uno che, come riconoscono mestamente alcuni degli attivisti del suo stesso campo, sperava di aggiungere valore etico alle sue posizioni legandole all’ebraismo – ad un ebraismo immaginato, di cui si era autonominato portavoce e di cui aveva inventato schiere di sostenitori.

E non e’ nemmeno un caso isolato. Come ricordano Pezzana e Cohn, non molto tempo fa, i media europei hanno propinato la storia di Edith Lutz, una sedicente ebrea tedesca che si stava imbarcando sulla flottilla diretta a Gaza, per soccorrere i palestinesi. I quali a sentire lei sono sottoposti a massacro sterminio e gassazione piu’ forni crematori, esattamente come succedeva tanto tempo fa agli ebrei d’Europa, che stavolta sono colpevoli di colonialismo genocida e sterminatore. Ed anche in quel caso, era una balla. La signora non aveva alcuna parentela ebraica alle spalle e nessuna cultura ebraica al suo attivo. E ovviamente nessuna conversione, e nessuno studio. Figuratevi se una persona dal senso morale cosi’ alto si abbassa a conoscere da vicino quelli a cui vuole tenere lezioni. Dagli ebrei non c’e’ nulla da imparare, vanno solo educati in nome del bene della comune umanita’.

Come ho scritto sopra, qualcuno, nel campo di Schivone, ci e’ rimasto male. Qualcun altro continua a difenderlo. Per esempio qui potete leggere un interessante saggio di arrampicata libera sugli specchi. Ho l’impressione che questi bloggatori facciano fatica a metabolizzare il fatto di aver creduto a delle balle, ed anzi farneticano che “in America” percorsi come quello di Schivone sarebbero anzi molto comuni e riconosciuti ed approvati da molte correnti dell’ebraismo americano. Quali correnti, non si sa. Io ho lavorato nel mondo ebraico americano e non ho mai sentito parlare di correnti che accetterebbero e legittimerebbero imposture di quel tipo.


Un pisello virtuale

Fino a qui, i fatti – fino ad oggi. Da qui in poi le mie riflessioni sull’argomento. Siamo evidentemente in presenza di gente che ritiene che un pisello (falsamente) circonciso possa conferire chissa’ quale autorevolezza alle poche idee elaborate dal cervello del latore di cotale pisello - falsamente circonciso. E non so se avete notato, tra gli attivisti contro la circoncisione c’e’ –ma guarda che strano- una alta percentuale di gente che si batte contro la cosiddetta occupazione. In che modo i palestinesi possano beneficiare dalla proibizione di circoncidere minori negli ospedali americani ed inglesi e’ una faccenda che mi sfugge, ma ci deve essere una qualche mistica assonanza. Ci si batte per la Terra Santa, dopotutto.

Evidentemente una lunga consuetudine con le frottole della propaganda araba rende estremamente vulnerabili a credere a qualsiasi balla, anche quelle spacciate dai Gabriel Schivone. O la convinzione di essere comunque dalla parte giusta (ci si sta battendo per la santificazione della Terra Santa, ricordate) male si adatta alla consapevolezza che anche nel proprio campo politico, come in ogni parte del mondo, ci sia una fisiologica percentuale di truffatori e sicofanti.

Probabilmente l’effetto mediatico dell’ “ebreo che critica Israele” sta tutto nella legge dell’uomo che morde cane – e’ raro, quindi e’ una notizia. In realta’ non e’ affatto raro, e basta leggere la stampa ebraica per trovare critiche di ogni tipo ad Israele. Ma per chi non la segue da vicino (cioe’ per il 99,9% dei lettori dei quotidiani), l’ebreo che critica Israele e’ un fenomeno raro, sicche’ e’ facile avere spazio sui media. La cialtrona tedesca aveva contato esattamente su questo effetto, e difatti la sua pirotecnica fila di fesserie ha avuto spazio sui media, rendendo ancora piu’ rovinosa la sua caduta.

Ci sta anche che la fortuna di personaggi come Schivone derivi dalla cronica coda di paglia dei sostenitori della pulizia etnica di Israele. Loro vorrebbero vedere Israele privo della odiata maggioranza ebraica e pero’ hanno (vai un po’ a sapere come mai) una terribile paura di venire etichettati come antisemiti. Schivone, quindi, si offre in modo da poter essere l’ebreo da vetrina, in modo che chi sostiene certe posizioni possa dire di avere un amico ebreo, e pertanto di non essere antisemita.

Per gli ebrei, Israele e’ ragione di orgoglio. Chi visita Israele, e viene a contatto con quella societa’ complicata ed affascinante, difficilmente rimane indifferente.Tant’e’ che esistono organizzazioni che offrono a giovani ebrei, piu’ o meno assimilati (lontani cioe’ dalla vita comunitaria) la possibilita’ di passare un periodo in Israele. La piu’ famosa si chiama Birthright ed e’attiva da decenni. La stragrande maggioranza degli ebrei americani che adesso sono attivi nella vita comunitaria sono passati attaraverso quella esperienza (essendo Israele una democrazia, organizzazioni arabe e propalestinesi sono libere di fare lo stesso. Ci provano, e non riescono a raccogliere un numero decente di adesioni).

A me, beninteso, e’ successo lo stesso; in Italia Birthright non esiste, sicche’ le prime volte in Israele ci sono andato a mie spese, la prima volta persino in nave, con scalo a Cipro. Visitare Israele mi ha convinto che l’ebraismo non era una parte accidentale della mia identita’, ma anzi un patrimonio spirituale e culturale ricchissimo che valeva la pena esplorare, e l’esplorazione mi ha portato –come sanno i miei tre lettori- ad immigrare. Ma io sono europeo e questa e’ un’altra faccenda. Schivone invece e’ americano. E con la sua frottola pensava di costruire un anti-Birthright.

Ci sono ebrei americani che una visita in Israele ha reso piu’ motivati nel proprio ebraismo? Voila’, ti confeziono la storia del giovane ebreo americano che, grazie alla militanza contro Israele, o pro Palestina, diventa piu’ ebreo, ed anzi piu’ buono [i sionisti sono invece cattivi] ed educato ed universalista [i sionisti invece sono tribali] e comunista [i sionisti invece sono fascisti] e sbroc sbroc. In questo modo centinaia, ma che dico, migliaia, anzi milioni di ebrei americani seguiranno l’esempio ed Israele perdera’ la caratteristica di Stato ebraico, con benefiche conseguenze per la pace nel mondo. Che verra’ certamente quando gli ebrei cesseranno di occupare i luoghi dove e’ nato Gesu’ - amvedi, siamo proprio devotamente ebrei, non vedi come siamo ecumenici?

E ne era tanto sicuro, lo Schivone, che questi milioni di ebrei se li e’ pure inventati. Rumoreggiava: “Signori leader dell’ebraismo americano, che ci costringete a appoggiare un governo omicida e genocida sbroc sbroc, guardate che la mia mailing list conta piu’ di centomila destinatari” (tra i quali ci sono anche io, e decine di altra gente interessata come me al genere demenziale o semplicemente a quel che di ebraico succede in rete). Al fondo di tutto ci stava una balla, quella di essere ebreo e quindi non-rappresentato da leader ebraici. E la caduta e’ stata rovinosa e gustosa. Molto piu’ divertente, se volete la mia opinione, della Fiamma Nirenstein che ha scoperto che nel suo partito c’erano degli antisemiti impenitenti.


Due consigli agli Opliti del Bene

In realta’ agli Opliti del Bene [cit. Yossarian] in versione “partiamo per la liberazione della Terra Santa” sfuggono due punti elementari che mi pregero’ di riassumere qui di seguito. Sono consapevole che non terranno conto per un piffero di queste osservazioni metodologiche perche’ non accettano consigli da, ne’ dialogo con, i sionisti, che poi sarebbero tutti quelli che non condividono al cento per cento le loro opinioni confuse ed autoreferenziali, insomma in breve: il resto del mondo. Pertanto -tranquilli- storie come quelle dello Schivone sono destinate a ripetersi, con grande divertimento di tutti.

Punto uno. Gabriel Schivone, Edith Lutz e altri impostori di quel tipo compaiono in scena raccontando: “Proprio noi, parte di un popolo perseguitato, siamo al fianco di un altro popolo perseguitato”. A loro non interessa affatto discutere della natura di questa persecuzione. I campi profughi palestinesi sono destinatari di una mole imponente di aiuti, ben maggiore di quella riservata a profughi di altre parti del mondo. Il che non aiuta certo lo sviluppo della loro economia Sono in questo momento cannoneggiati dall’esercito siriano. In passato hanno subito le scorribande di miliziani libanesi (Tel Al Zaatar, Karantina).

La popolazione vi e’ tenuta dentro non dal feroce esercito con la stella di David, ma dai leader palestinesi stessi, che si rifiutano di svuotarli, anche quando si trovano nella West Bank, in territorio amministrato dall’ANP medesima. Una situazione dannatamente complicata, che gli autoproclamati ebrei semplificano indicando il colpevole nel cattivo Israele. Fin qui, nulla di particolare, lo fanno in tanti.

La peculiarita’ di Schivone sta nel tentativo di attribuirsi chissa’ quanti extra punti di moralita’ dicendo “non in mio nome”. E perche’? Ma perche’ lui, come i gonzi che credono a lui, identifica ebraismo con sofferenza. Lui dice ai suoi lettori che essere ebrei e’ soprattutto una questione di quanto si soffre, o quanto si e’ sofferto in famiglia, o di quanto si e’ disposti a soffrire per stare al fianco di chi soffre. Tanto e’ pieno di questa retorica della sofferenza che si dimentica di porre la seguente, banale, domanda: chi pensiamo di convincere?

Questa idea della sofferenza che redime e’ infatti una roba estranea all’ebraismo: mica adoriamo persone crocefisse, noi. Quindi, signori sedicenti ebrei, state mandando il messaggio sbagliato, con questo insistere sulla sofferenza dei palestinesi e sulla (immaginata) vostra. Il messaggio e’ sbagliato non solo perche’ all’origine di tutto c’e’ una bugia. Il messaggio e’ sbagliato perche’, se uno oggi vuole costruirsi una propria identita’ basata sulla sofferenza, non ha affatto bisogno di rivolgersi al Medio Oriente. Per esempio, puo' andare su Internet e trovare delizie di questo tipo:


Schivone et similia, se volete un consiglio da parte di qualcuno che ci capisce di politica (vi parlo da sionista, ovvero da membro di uno dei pochi –ismi che e’ sopravvissuto al Novecento), lasciate perdere questa identificazione tra ebraismo e sofferenza, che non riesce a convincere nessuno, a parte quelli che ritengono che per essere ebrei si debba pagare un prezzo di lacrime e sangue. Che ve li raccomando.

Punto due. Lasciate perdere Jovannotti. Jovannotti, dico, quello che credeva che evifte una fola grande Chieva che parte da Madre Tereva ed arriva ad un prete di periferia che va avanti nonoftante il Vaticano. Vi potra’ piacere l’idea che all’interno di una religione ci sono i poveri ma belli che stanno dalla parte del popolo e che sono impegnati nella lotta contro le gerarchie ricche e cattive. Ma siete fuori strada.

Perche' anche questa idea non ha niente a che fare con l’ebraismo e per quel che ne capisco io si adatta semmai al cattolicesimo che e’ numericamente piu’ consistente ed ha una gerarchia definita, con la gestione dei soldi e del potere che sta dove sta. Nell’ebraismo le cose funzionano in maniera diversa. Facciamo un esempio basato sul genere. Se a me non piace la sinagoga X dove comandano solo gli uomini, mi sposto tranquillamente (dopo qualche scazzo feroce) nella sinagoga Y dove le donne hanno piu’ spazio nel culto e se ci riesco metto assieme un gruppo di persone per fondare una sinagoga Z dove anche i gay possono avere spazio. Servono soldi, lo so, infatti devo cercare dei benefattori. Non mi serve la approvazione ecclesiastica.

Mi serve eventualmente un rabbino e cerco infatti di assumerne uno che sperabilmente faccia parte di una delle associazioni professionali sufficientemente seria (se il rabbino poi ne trova altri due, potra’ anche fare delle conversioni – cosi’ dicono le regole delle famose associazioni professionali). Mi serve certamente una determinata interpretazione dei testi sacri dell’ebraismo (Bibbia, Mishna ecc.) che regolano il culto e la vita comunitaria. Se trovo abbastanza soldi, pago il rabbino per mettere in piedi anche un centro di studi dove questi libri possano venire studiati e da cui si possano derivare le norme della vita comunitaria. Spesso questi centri stanno in Israele: e vedi sopra, alla voce Birthright e dintorni. Nel senso che e’ possibile passarci del tempo, e tornare a casa piu’ istruiti e motivati.

E’ senz’altro possibile fondare una sinagoga di ebrei antisionisti, e mettere in piedi un centro di studi dei libri sacri dell’ebraismo fortemente caratterizzato contro Israele. Occorre pero’ trovare un numero minimo di ebrei disposti a imparcarsi in quella avventura e magari a metterci anche dei soldi. Il problema e’ che sembra non ce ne siano poi molti [anche se sono in molti a sognare un ebraismo tipo Jovannotti] sicche’ ci si riduce ad inventarli. Come e’ successo con Schivone e come probabilmente succedera’ ancora. Con gran divertimento di chi legge, devo dire.

4 commenti:

restodelmondo ha detto...

Interessante che nei giri anti-circoncisione ci siano dei filo-islamici. Dopotutto anche per i musulmani la circoncisione è un obbligo, no? (Magari mi sbaglio, eh.)

נחום ha detto...

Ho letto (poco) del materiale anti-circoncisione, ma sembra che nemmeno prendano in considerazione il precetto islamico.. Probabimente tengono molto all'integrita' del pisello degli ebrei e solo a quello degli ebrei, vai a sapere. Sai, e' sempre gente che si batte per nobili ragioni e per la tutela delle minoranze oppresse.

restodelmondo ha detto...

Vedi, si preoccupano proprio degli ebrei! Che gente altruista! :P

(Io nella vicenda ho seguito solo marginalmente la storiella del "simpatico" fumetto con il Cattivo Rabbino e il Supereroe Biondo - e pure un po' ariano. Mi ha messo abbastanza tristezza, diciamo così.)

andrea ha detto...

I Gentili hanno spesso avuto la tendenza a discernere pubblicamente Ebrei buoni e cattivi. Persino le leggi razziali garantivano un trattamento di favore ( mi scappa quasi da ridere )agli Ebrei che avevano accumulato meriti dopo la Marcia su Roma.
Anche nell'estate 67 un gruppo di Ebrei comunisti - se ricordo bene - firmarono in Italia una presa di distanza verso "l'aggressore israeliano" e furono elogiati in varie prime pagine.Sembrava al grande pubblico un caso eccezionale, ignorando forse che sempre sono esistiti Ebrei anti-sionisti - anche in Israele come lei rileva giustamente - e hanno sempre potuto esprimere le loro opinioni ( al massimo qualche insulto e qualche cazzotto reciprocamente scambiato ). E ora ritorna la storia dell'Ebreo buono vs quello cattivo con l'aggiunta che tra i primi se ne trovano anche di falsi ( ma come è possibile ! non potevano far parlare ancora Chomsky che è in perfetta regola con la Legge ).