OK, non saro' polemico.
Pero' andate qua. E' un articolo pubblicato da Il manifesto a proposito dell'anniversario del processo Eichman, e di quel che ne segui': - il noto libro della Arendt, recentemente sottoposto a dura critica da Deborah Lipstadt (si parla anche di questo). L'autore dell'articolo e' Alberto Burgio, che nella accademia italiana e' uno dei pochi che si sono occupati di totalitarismo e razzismo, senza essere ossessionato dal prendere le distanze da Israele. E l'articolo, anche se pubblicato da Il manifesto, ha il pregio di non prendersela con Israele, che succede poche volte. Burgio e' un professore e prende molto sul serio il suo ruolo, cercando di spiegare con pazienza eventi lontani a un pubblico di lettori che di quella vicenda conosce poco.
Ecco, e qui per me c'e' un problema. La parola antisemitismo si legge una volta sola. Ripeto: in tre cartelle tre di testo dedicato al processo Eichman ed alla Shoah, l'antisemitismo e' nominato solo incidentalmente, alla fine.
Provate ad immaginare qualcosa di simile. Un articolo su Falcone e Borsellino in cui non compaia la parola mafia. Un articolo sulla Resistenza in cui non sia mai menzionato l'esercito tedesco e nemmeno il fascismo. Un reportage dal Parlamento italiano in cui non si capisca chi ha vinto le elezioni e perche' Berlusconi sta seduto dove sta.
Io ci trovo qualcosa di delirante. Ricordo quandi c'era in Italia una specie di ossessione per ricordare che non solo gli ebrei erano state vittime della Shoah, anche [pronti? via] zingari, comunisti, omosessuali - tutti a dimenticarsi i Testimoni di Geova, vai a sapere perche'.
Adesso sembra si sia fatto un passo in piu', non capisco bene verso dove, ma certo non aiuta a capire, men che meno a tramandare la famosa Memoria.
[oh, ce la ho fatta a non essere polemico. Verso Il manifesto, poi...]
1 commento:
E pensa che io sono uscita dalle medie nel '65 senza aver mai sentito pronunciare le parole "Shoah" o "Olocausto". Mai sentito nominare Auschwitz, campi di concentramento o di sterminio, camere a gas: zero. Erano gli anni della grande rimozione, a scuola non si studiava assolutamente niente di tutto questo. La prima volta che ho sentito nominare Auschwitz è stato al ginnasio quando l'Equipe 84 ha fatto il disco Bang bang che sul retro aveva la canzone intitolata appunto Auschwitz di Guccini. Sentivo questa cosa stranissima, son morto ch'ero bambino, son morto con altri cento, passato per il camino e ora sono nel vento, e non riuscivo a capire di cosa diavolo stesse parlando. Avevo 15 anni.
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